None OggiFamiglia Anno XVII Num 1-2 Gen.-Feb. 2005

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Le elezioni regionali in Calabria
di Oreste Parise, pubblicato su Oggi Famiglia Anno XVII n. 4  (Apr. 2005)

Alle 15 del lunedì 4, chiuse le urne, si diffondono gli exit-poll. La notizia corre veloce attraverso l'aria, più veloce del vento. Agazio Loiero è il nuovo Governatore della Calabria. Il risultato era largamente atteso e non desta eccessiva meraviglia, ma l'entità della vittoria lascia lungamente increduli. Fino alle ore ultime venivano diffusi sondaggi più o meno ufficiali che il confronto si sarebbe risolto in un tête-à-tête al cardiopalma. La preoccupazione maggiore era il cosiddetto "voto disgiunto", la remota possibilità di una vittoria di un candidato e la maggioranza di segno opposto: il massimo della iella per la Regione.

A tarda sera, a risultato acquisito e superiore ad ogni pronostico ed attesa, non vi sono manifestazioni di giubilo per le strade, in segno di rispetto per Papa Wojtyla. Anche lui ha dato una mano al Cavaliere tirandolo verso il basso: gli ha oscurato i botti finali della sua campagna mediatica. Giovedì sera, tutte le trasmissioni radio-televisive erano state sospese, per l'improvviso aggravamento delle condizioni del Pontefice. Solo nel vespasiano si consumava il soliloquio magniloquente del bis-unto, sfidando l'enorme stima e rispetto che circondava uno degli uomini più amati del pianeta. Si è trattato di un atto temerario, che solo la sua arroganza manageriale potevano concepire. Quanto questo gesto di "Communicator" sia costato in termini di consenso, non è dato sapere. Certo non deve avergli giovato molto.

Grande è la soddisfazione che si legge nei volti della gente, che si nota nelle conversazioni per le strade. Per la prima volta, si tratta di un voto netto, di una scelta senza ripensamenti, che la stragrande maggioranza voleva e sperava, ma che tutti temevano potesse essere ostacolato da un potere che non aveva esitato a mettere in campo tutte le forze della sua capacità di persuasione. Centinaia di milioni (di euro) promessi a destra e a manca per mirabolanti progetti, concorsi regionali di centinaia di posti dirigenziali, assunzioni di forestali, girandola di ministri, sottoministri e faccendieri a promettere tutto e di tutto.

E poi la grande confusione di una campagna elettorale assurda, surreale. Il Centro-Destra, la fantomatica "Casa della Libertà" (chissà da che cosa ci ha liberato poi ... ) che si era trasformata in una coalizione di lotta e di governo. Mentre assestava critiche pesanti e allusioni indicibili al governo regionale, si presentava come la vera ed unica alternativa, il nuovo che avanza, un programma rivoluzionario che prometteva esattamente quello che si era tenacemente rifiutato di fare gli ultimi dieci disperati anni di questa Regione. Il tutto con la garanzia degli assessori uscenti, che magnificavano il proprio operato, i brillanti risultati personali, le mirabilia realizzate, con tutti i consiglieri uscenti che chiedevano una riconferma del mandato portato a termine con grande onore, sporcato solo da un Presidente incompetente ed incapace, a cui addebitare tutto il fallimento dell'immagine della Giunta. Insomma, il fallimento era frutto di un difetto di comunicazione, sul copione di "Communicator", che si affanna a spiegare che il Governo ha realizzato tutto il suo programma, il Paese sta meglio, i giovani sono soddisfatti, i pensionati possono andare in balera a divertirsi e via dicendo. Sono solo quei fetenti dei comunisti che, mentre digeriscono i bambini, oscurano l'etere, occupano le televisioni, si appropriano dei giornali per confondere i bravi elettori, per diffondere falsità ed infamità. La calunnia, si sa, è un venticello ... che non si sa come arginare.

Questo ribaltamento dei ruoli, con il candidato del Centro-Sinistra piuttosto preoccupato di elevare il tono del dibattito, di occuparsi degli effetti sulla regine della politica nazionale, della sciagurata riforma della devolution, delle scelte anti-meridionali del governo, che richiamava l'attenzione sulla preponderanza del peso della Lega sull'azione del Governo poteva sembrare un modo per allontanarsi dai problemi concreti della gente, dalle difficoltà crescenti, della ripresa del mesto movimento migratorio verso il Nord.  Vi era un diffuso scetticismo sulla capacità della gente di capire il messaggio, di seguire il candidato su un terreno difficile, di grandissima rilevanza, ma di difficile digestione.

Bisogna riconoscere che Agazio Loiero ha avuto un fiuto da alano politico, riuscendo a interpretare le pulsioni più profonde dell'elettorato, che non solo si è dimostrato molto più attento e capace di distinguere i messaggi, di scindere la propaganda dalle mistificazioni, dove si nascondeva la continuità e dove poteva sperare in una proposta innovativa. Ed ha dato le risposte giuste. Il voto calabrese è stato segnato dal gelido vento di "tremontina" che ha colpito il leader ed i suoi sodali leghisti, ma ha una valenza tutta locale, non tanto e non solo sull'operato della giunta uscente, ma sulla capacità di una classe politica di interpretare i bisogni e disegnare soluzioni per i problemi reali della gente..

Si è trattato di un risultato molto impegnativo, di una richiesta netta di cambiamento, in sintonia con il resto del Paese. Vi è stato un diffuso fenomeno di trasmigrazione di importanti componenti della vecchia maggioranza. Sarebbe però un grave errore attribuire il risultato ad una azione di vertice, dimenticandone l'entità e la chiarezza, il contributo dei giovani, degli scontenti, dei delusi  e tradire le attese di un cambiamento vero, profondo del modo di fare politica. Il clientelismo ha ancora un forte appeal sull'elettorato, come dimostrato dalla hit parade delle preferenze, ma vi è un largo settore dell'elettorato scevro da pregiudizi, pronto a giudicare sui fatti, a ribaltare il suo giudizio, impietosamente.

Si è trattato della fine di una esperienza politica, del risveglio da un sogno che si era a mano a mano trasformato in un incubo, di un consenso raccolto in un involucro vuoto come Forza Italia, che rischia di liquefarsi con la stessa velocità con la quale è sorta. Si è trattato della disillusione del grande popolo delle partite IVA, dei piccoli imprenditori, che si erano sentiti chiamata alla missione di cambiare la società, ritenendo di poter governare il pubblico con le stesse armi intellettuali di un'azienda, dimenticando etica e rigore morale, calpestando regole e buon senso in nome di un efficientismo che potesse far crescere e sviluppare il Paese. 

A questo fallimento bisogna contrapporre un progetto che abbia alla sua base la correttezza istituzionale, il rispetto delle regole, la crescita collettiva, rifiutando l'esasperazione individualistica e familistica della vita pubblica.

Il candidato sconfitto era un tipico rappresentante dell'homo berlusconiensis, un imprenditore pronto a governare l'azienda Calabria, come la propria azienda, dimenticando che lo sviluppo della regione non può essere ottenuto con commesse pubbliche, ma con progetti innovativi, con una forte azione politica.  Particolarmente cocente la delusione per lo scarso consenso della sua città, e del tiepido entusiasmo dei suoi collaboratori ed assessori: si è prontamente dimesso, ripensandoci il giorno dopo, tra la costernazione dei suoi che temono di rimanere improvvisamente orfani. Un anonimo cantastorie ha raccolto le sue dichiarazione trasponendole in versi:

Populu e Catanzaru, populu ingratu
mindi jivi ca nun m'hai votatu

cu m'ha traditu mo' restau fricatu
a seggia e suttu 'u culu ci aiu levatu!

A Riggiu mindi vaiu e Catanzaru
li sordi mi li cuagghiu cu 'u panaru...

L'avia fattu ppe dispettu a vui
ci aiu pensatu, mi tegnu tutti i dui

lu sindacu m'era na vita ducia
li scranni da regiona su na crucia

nun sacciu propriu c'aiu e scegghira
ci pensu domana ca mo' mi n'daiu a ghira.

Quasi nelle stesse ore, un altro imprenditore lascia il Consiglio Comunale di Cosenza. Un mesto riconoscimento del tramonto di una parentesi politica, un progetto abortito che voleva trasformare, l'ente pubblico in azienda,  la politica in management. Troverà  il suo naturale epilogo nel prossimo confronto nazionale.


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