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Chiare, fresche, dolci acque

di
Oreste Parise (Mezzoeuro Anno VI num 6 del 10/2/2007)

Rende, 8 febbraio 2007

Mamma nu mi mannari a l'acqua sula, canta la nota canzone simbolo della Calabria. La fontana, che nei mille villaggi della regione coincideva spesso con una sorgente, era uno dei luoghi più frequentati dalle donne del paese. Vi si intrecciavano le storie d'amore e si alimentavano gli odi e gli screzi familiari, si produceva il gossip quotidiano, si scambiavano le notizie.  Padula riporta dettagliatamente i nomi delle fontane di ciascun centro abitato. Ogni fonte un mondo.

"La qualità dei monti, alti e spessi quali per di sù vagamente intralcino la Calabria, per necessario conseguimento le bagnano il seno con maravigliosa abbondanza d'acque, l'une megliori dell'altre, e tutte ottime. Altre ne stillano in fontane, altre ne scorrono in fiumi, tutte però limpidissime, cristalline, leggieri, e salutevoli; tanto fresche nell'està sulle montagne d'Aspromonte, della Sila, e di qualch'altro luogo, che adeguano non solo; ma superano il ghiaccio delle nevi  medesime". Scriveva Giovanni Fiore da Cropani nel 1691, nella sua elegiaca "Della Calabria illustrata". Non vi erano particolari problemi di gestione del ciclo delle acque, che veniva attinta direttamente alle sorgenti che sgorgavano rigogliose in tutta la regione.

L'immagine della Calabria che abbiamo dimenticato era quella descritta da Fiore. La rappresentazione di una regione che, per la sua particolare orografia, è ricca di acqua pura, limpida, terapeutica. Acqua di ogni genere e qualità, acqua variamente minerale, acqua sulfurea, acqua naturalmente fredda nelle montagne, acqua calda nelle numerosi fonti termali. La sua abbondante presenza ha consentito la realizzazione di invasi naturali in Sila, laghi artificiali noti per la loro bellezza e per la produzione di energia idroelettrica.

A dispetto di questo ricco patrimonio naturale, la regione soffre oggi di una cronica carenza di acqua. Le città calabresi lamentano numerose e fastidiose interruzioni del servizio di erogazione del prezioso liquido. Si ripete lo stereotipo che ha dominato per molti secoli il giudizio sulla Calabria: regione naturalmente ricca mortificata dall'azione dei suoi "abitatori", dall'incapacità di governo delle risorse.

Il deficit di governance vanifica lo sforzo del creatore che ha regalato alla Calabria una condizione di privilegio, costituita dalle ricchezze naturali molto maggiori di quanto sarebbe necessario al benessere dei suoi abitanti. L'azione degli uomini distrugge questo privilegio con una gestione inefficiente e dispendiosa in termini economici ed ambientali.

I sistemi di captazione precari, acquedotti vetusti e con qualche acciacco dovuto all'età, le reti di distribuzione dentro i centri abitati obsoleti, le acque bianche inquinate, gli impianti di depurazione inefficienti ed incompleti. Sono i mali ormai cornici del nostro sistema delle acque. Al colabrodo delle reti bisogna aggiungere la scarsa manutenzione, gli allacci illegali, l'abusivismo dei pozzi, l'utilizzo dell'acqua potabile per scopi irrigui, la scarsa attenzione dei cittadini nei confronti di un problema che rischia di diventare drammatico. Accade così che nelle zone balneari i rubinetti sono a secco nel pieno della stagione estiva, mentre nelle città gli inconvenienti maggiori si riscontrano proprio nel corso dell'inverno a causa dei frequenti guasti che intervengono nella rete.

Il caso di Cosenza è emblematico. Una associazione di volontari sostiene che l'Amministrazione Comunale acquista dagli acquedotti che forniscono la città circa 17 milioni di metri cubi l'anno, 12 dei quali forniti dal Bufalo e dall'Abatemarco, mentre i restanti 5 dal Merone, dallo Zumpo e dal Timpafusa. Ai cittadini ne vengono fatturati poco più di un quarto (5 milioni di metri cubi). La differenza tra i due valori costituisce la quota che viene sprecata o utilizzata in maniera irrituale dai cittadini.. Risulta evidente, se si prendono in considerazione questi valori, come una corretta gestione ed un efficientamento della rete migliorerebbe tanto la qualità del servizio erogato quanto la disastrata finanzia comunale.

La condizione non è molto dissimile nella rimanente parte della regione. Già nel lontano 1993, uno studio della Comunità Europea indicava il ciclo dell'acqua e l'energia come i punti di maggiore debolezza in tutto il Meridione, con una accentuazione per il caso Calabria che si presentava particolarmente carente. Da allora sono aumentate le "grida", ma concretamente poco è stato fatto per rimediare a questo stato di debolezza strutturale.

La Legge Galli, approvata nel 1994, ha rivoluzionato normativamente il settore, sottraendolo alle amministrazioni locali per affidarla ad una serie di soggetti appositamente creati. Lo scopo è quello di un riordino delle competenze, in attuazione della riforma del Titolo V della Costituzione, introducendo i criteri di efficienza, efficacia ed economicità. Tutto il ciclo delle acque è stato trasferito alle regioni che hanno provveduto ad riordino dell'intero sistema.

Seguendo le indicazioni della legge Galli, viene in primo luogo operata una scissione tra la gestione delle risorse idriche, che riguarda la mappatura delle sorgenti e delle falde acquifere sotterranee da un lato, ed il loro utilizzo.

Nel 1997, con una apposita legge regionale viene creata la So.R.I.Cal. (Società Risorse Idriche Calabresi) cui è affidato il compito del censimento delle fonti, la mappatura delle falde acquifere, nonché le opere di captazione acque in tutta la regione per un periodo di 30 anni a partire dal 2004.

La società costituita nella veste di società per azioni ha un capitale prevalentemente pubblico, detenuto per il 51% dalla Regione, per il 3% dalle cinque province e dell'ANCE regionale (una quota dello 0,5% ciascuna). Il rimanente è nelle mani di Acqua Calabria, una società costituita dall'Enel Idro e dall'Acquedotto Pugliese. Vi sono insistenti "rumours" sull'interessamento della "Compagnie Generale d'Eaux de Source S.A.S." all'acquisto della quota dell'Enel Idro. Si tratta di una importante società francese con sede a Vichy, che ha una lunga esperienza nel settore delle acque.

Ci sono voluti quasi sette anni per completare l'iter costituivo, mentre il piano industriale approvato non ha trovato ancora concreta attuazione.  In una interrogazione dello scorso anno, Mario Pirillo, interrogava la giunta sull'esito del piano industriale della Società. Era previsto l'utilizzo di 250 unità lavorative, con assorbimento di 80 unità del personale ex Casmez.  A questi si devono aggiungere 60 lavoratori nell'indotto, che si trovano in una condizione instabile e precaria.

La So.R.I.Cal. versa ancora in condizioni precarie e non  ha ancora raggiunto lo stato di maturazione gestionale, poiché poco o nulla è stato realizzato dei progetti contenuti nel Piano Industriale. Non risulta infatti che si sia redatta alcuna carta delle risorse idriche, non si è ancora data alcuna regolamentazione per l'utilizzo delle falde acquifere sotterranee, non si ha alcuna notizie di importante lavori per il miglioramento delle opere di captazione degli acquedotti esistenti, né si è provveduto a di nuove significative fonti.

Tutta la rimanente parte del ciclo, gli acquedotti, le opere di adduzione, le reti di distribuzione urbane, le fognature e gli scoli di acque bianche, la depurazione vengono affidati a due organismi locali, gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) che si occupano dell'aspetto normativo e della programmazione e le società di gestione.

Sono stati istituiti cinque Autorità di Ambito, uno per ciascuna delle province calabresi, sullo schema della "authority" nazionali. L'obiettivo è accorpare tutta la gestione del ciclo delle acque in un unico soggetto per una gestione in senso industriale ed imprenditoriale.  Il nuovo assetto produce una netta suddivisione tra l'Ambito che assume una carattere politico, definisce gli obiettivi e ne controlla la realizzazione e il gestore che eroga il servizio e realizza il piano. Il suo compito è particolarmente delicato poiché il ciclo dell'acqua diventa un mercato monopolistico, dove opera una unica azienda. Solo un forte controllo politico può assicurare una sufficiente tutela del consumatore.

L'ATO è in pratica un consorzio costituito da tutti i comuni della provincia che ha i seguenti compiti:

Vi è un terzo soggetto che interviene in questo sistema organizzativo: l'A.R.P.A.Cal. (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Calabria), cui è affidato il controllo sulla qualità delle acque potabili e sulle caratteristiche degli scarichi idrici.

La gestione delle acque non è stata affidata ad un soggetto privato, con una apposita banda di gara. In ogni provincia si è costituita una società ad hoc cui verrà affidato il servizio idrico.

Seguiamo il "caso Cosenza". È stata costituita la "Cosenza Acque spa", il cui capitale deve essere sottoscritto da tutti i comuni della provincia, dalla stessa amministrazione provinciale. Un storia infinita. I primi passi risalgono a oltre sei anni fa ed ancora non è operativa. Molti comuni non hanno ancora sottoscritto la propria quota, tra cui Cosenza e Paola per fare solo qualche esempio. Manca una condivisione, nell'ambito della stessa maggioranza che governa l'amministrazione provinciale, sulla natura pubblica o privata della società. Non vi è un preciso piano industriale e molte occasioni sono state perse.

Il problema non è solo nominalistico. La scissione tra l'attività di programmazione e di gestione del ciclo delle acque nasceva dalla diversa natura dei soggetti. Perde gran parte del suo significato se sostanzialmente coincidano. In questo momento entrambi gli organismi hanno lo stesso Amministratore: il Presidente della Provincia e questa situazione di stallo è destinata a perdurare, poiché molte e trasversali sono le voci per mantenere nell'ambito pubblico la gestione delle acque.

Nel Consiglio provinciale prevale a larga maggioranza l'opzione a favore della gestione pubblica dell'acqua. Qualche voce di dissenso si leva da parte dei manciniani, ma nella delibera istitutiva di Cosenza Acque, il 26 giugno del 2003 il voto è stato unanime. I dissensi sono sotterranei e rallentano il processo, tanto che ancora non si è riusciti a completare l'iter istitutivo.

Questa indecisione produce degli effetti deleteri perché si perdono occasioni e finanziamenti. I fondi comunitari risultano bloccati per una disputa giuridico-amministrativa sull'individuazione del soggetto gestore. L'Unione lo individua nelle società private, come la Cosenza Acque, mentre la Regione nelle ATO. La legge finanziaria 2006 (l'ultima del governo Berlusconi) prevedeva dei finanziamenti nel settore idrico, la cui utilizzazione era subordinata alla operatività del soggetto gestore del ciclo. Per la Calabria sono 15 milioni di euro sospesi, che rischiano di essere cancellati poiché non si è nelle condizione di produrre progetti esecutivi da parte dei destinatari.

Il "ciclo delle acque" in provincia di Cosenza,
a cura di Giuseppe Nicoletti e Oreste Parise

Cronogramma

1997 L.R. di istituzione degli ATO Ambiti Territoriali Ottimali, corrispondenti alla 5 province calabresi. L'ATO della Provincia di Cosenza è costituito dai 155 comuni ed è presieduto dal Presidente della Provincia.

Fino al 2001 - Adempimenti procedurali ed organizzativi per l'ATO e l'ente gestore "Cosenza Acque spa". Il Consiglio di Amministrazione è rimasto nella situaizone di provvisorietà: le principali cariche rappresentative permangono nella mani del Presidente e del Vice-presidente della Provincia: è a tutt'oggi un organo politico e non tecnico.
Inoltre mancano all'appello più di un terzo dei comuni, ben 56. Tra essi si annoverano Cosenza, Castrolibero, Cassano allo Jonio, Paola, Diamante, Praia a Mare, Scalea, Montalto, come denunciato dallo stesso Oliverio.

Il ritardo sta provocando conseguenze :

2002 - Avvio della fase operativa dell'ATO e di Cosenza Acque, con ricognizione delle singole situazioni comunali relative agli acquedotti, alle fognature ed ai depuratori. Elaborazione del Piano d'Ambito di 800 milioni di euro di investimento complessivo, da realizzare in 30 anni.

2003 - Inoltro da parte delle ATO della richiesta di contributo alla Regione a valere suo fondi POR 2000-2006, di 3000 milioni di euro per gli investimenti nel solo settore degli acquedotti su progettazione presentata dai comuni, a seguito del bando emanato dallo stesso ATO. Concessione della Regione di 18 milioni di euro per interventi di razionalizzazione  delle reti idriche comunali, quale prima tranche di finanziamento sui fondi POR del 1° quadriennio 2000-2003. Al comune di Cosenza sono stati erogati circa 1,2 milioni di euro.

2006 Con la definizione dell'Accordo di Programma Quadro Acque, nella seconda metà del 2006, la regione ha accordato all'ATO un secondo finanziamento di 30 milioni di euro, sui fondi POR del secondo triennio 2004-06. Da novembre sono in corso le assegnazioni ai singoli comuni. Al comune di Cosenza saranno erogati circa 3 milioni di euro (un po' meno del 10% del totale necessario per gli investimenti programmati).

Con disposizione della Legge Finanziaria per il 2006, lo Stato ha reso disponibili per gli ATO con ente gestore operativo, 80  milioni di euro. La quota assegnata a Cosenza Acque si aggira sui 15 milioni di euro, ma sia la società sia il finanziamento permangono in situazione di stallo.

I ritardi in cifre:

 

L'acqua alla fine del 1600

I. La qualità dei monti, alti e spessi quali per di sù vagamente intralcino la Calabria, per necessario conseguimento le bagnano il seno con maravigliosa abbondanza d'acque, l'une megliori dell'altre, e tutte ottime. Altre ne stillano in fontane, altre ne scorrono in fiumi, tutte però limpidissime, cristalline, leggieri, e salutevoli; tanto fresche nell'està sulle montagne d'Aspromonte, della Sila, e di qualch'altro luogo, che adeguano non solo; ma superano il ghiaccio delle nevi  medesime.

II. Ed è vero, ch'ove alle nevi si reggono tutti vetri; alcuni mal si reggono a quelle fontane, oltre che i altre parti per beersi, egli è d'uopo contemperarne il ghiaccio al riscontro del sole più ardente. Nè sol le montagne godono di questi tesori; li Mediterranei ancora sono a parte; quantunque con minor freddezza; ma pur bastante: e quello è di più maraviglia, ed altresì vero, l'arene medesime del Mare sanno produrre acque dolci, e freschissime, singolarmente da Reggio a Crosia, che sono le parti Australi, ed Orientali, con non picciol piacere de' naviganti, Haec cymbis littoralem oram radentibus, placidum praebent iter, disse Giulio Cesare Recupito.

III. E chi'l crederebbe? Gl'animali medesimi ne' più accesi bollori del caldo, consapevoli di questa immensa liberalità della natura, vi corrono da per loro, e da per loro scavando co' piè l'arene, suavemente beono, e la sete estinguono. Così per l'abbondanza, e bellezza delle nostre acque nel loro commune, ci è piacciuto di discorrere, appogiati a quello ne vede, e ne osserva l'occhio.

IV. Che quanto a varietà; il discorso ne seguirà in filo di tutte, e di ciaschedune, cominciando da quelle, quali scorrono in fiumi. 

("Giovanni Fiore, La Calabria illustrata)

 


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