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Brilla un po' di Calabria
nella notte degli Oscar
di
Oreste Parise (Mezzoeuro Anno
VII num. 3 del 19/1/2008)
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Rende, 16 gennaio 2008
Il calzaturificio De Tommaso potrebbe definirsi una "piccola grande
azienda". Nata da pochi anni come gemmazione del Calzaturificio di
Luzzi, da cui ha mutuato l'expertise dei dirigenti maturati in quel
contesto, associata alla caparbietà di non voler vedere morire quella
esperienza, tanto fallimentare sotto il profilo aziendale per i tanti
errori di gestione, quanto un caso unico di successo per aver saputo
imporre un marchio a livello internazionale. Nel vuoto produttivo,
accanto alle sagome di tanti fallimenti della politica di
industrializzazione forzata, proprio nella Valle del Crati si è
consolidata una tradizione di calzature "alto di gamma", destinate ad
un mercato di nicchia di grande prestigio e fascino.
Ha iniziato dal nulla, inventandosi un marchio ed una strategia di
marketing che in pochi anni lo ha portato nel gotha delle maison calzaturiere. Fin da subito
ha inanellato sorprendenti successi. Nel recente
passato aveva già fornito le calzature ai pittoreschi protagonisti del
Jazz Festival di
New Orleans, organizzato dalla Fondazione
Louis
Armstrong. In quella occasione occorreva estrarre dal cilindro una
buona dose di fantasia ed
affidarsi alla creatività poiché bisognava saper offrire un prodotto
brioso, vivace,
originale. Eccentrico come i protagonisti di quell'evento. Per quella
occasione la "de Tommaso" aveva creato delle scarpe di colore rosso le
cui tonalità
richiamavano fortemente i
colori tipici
della Calabria. Un importante successo di immagine, che ha portato
l'azienda ed i suoi prodotti sui più prestigiosi magazine
internazionali.
Oggi si ritrova a vivere un'altra esperienza esaltante essendo stata
scelta per avvolgere con i suoi "gioielli" i preziosi piedi delle star
del cinema nella magica notte degli Oscar a Los Angeles, il più
prestigioso
festival del cinema. Tutte le celebrità hollywoodiane calpesteranno il
parquet del
palcoscenico con le scarpe "de Tommaso". La rilevanza mondiale
dell'evento si trasformerà in una formidabile ancora una volta in una
operazione di marketing
per l'azienda, che verrà associata alla migliore tradizione del "made
in Italy" vincente. Non sarà solo l'apparizione finale ad
offrire
visibilità e prestigio al prodotto, che sarà presenta in tutti gli
appuntamenti più importanti del tour del force
di avvicinamento alla grande cerimonia di consegna dei premi il 27
febbraio. Le calzature saranno indossato nel "Sundance
Film Festival"
ed in occasione di tutti altri
eventi mediatici di avvicinamento alla manifestazione principale, quali
proiezioni in anteprima,
apparizioni televisive, riprese fotografiche che avranno luogo durante
tutto il mese di febbraio.
La scelta non è stata casuale, ma è intervenuta dopo una
severa
selezione tra le migliori aziende del settore
effettuata da un'agenzia di di Los
Angeles operante nel settore moda. L'Istituto
nazionale per il Commercio Estero ha segnalato le aziende più
qualificate del settore che hanno partecipato alla selezione inviando
proposte e modelli. La "de Tommaso" è stata scelta per
le calzature maschili, mentre i preziosi piedi delle attrici saranno
affidate alle amorevoli cure di un'azienda di Ascoli Piceno.
Al clima voyeuristico di New Orleans si contrappone la solennità ed
ufficialità delle cerimonie di Los Angeles. Questa volta i modelli
selezionati sono
quelli da cerimonia, eleganti calzature destinate ad eventi
speciali, occasioni uniche ed irripetibili. La linea è stata
curata con certosina pignoleria, non trascurando alcun particolare e
con l'utilizzo di pellami pregiati come
coccodrillo, struzzo, vitello
scamosciato, pitone per abbinare l'eleganza al comfort. Sono dei
pezzi unici che segnano l'evento e ne diventano simbolo, un tratto
distintivo come è tradizione del prodotto artigianale. Le calzature che
verranno utilizzate per l'occasione trovano nella loro unicità, nella
ossessiva ricerca di coniugare le più nobili tradizioni con le più
moderne e sofisticate tecniche di produzione. Si tratta di calzature
rigorosamente
cucite a mano, con cucitura "a
guardolo", da giovani addestrati
avvalendosi dell'arte degli antichi "scarpari"
calabresi, che hanno tramandato nei secoli il loro mestiere. Diventano
un testimonial della
capacità dell'azienda di essere presente, per
fattura e
qualità, nella fascia più alta del mercato.
È una piccola realtà la de Tommaso, ma presenta delle peculiarità
che è necessario mettere in evidenza. Nasce - in Calabria - senza alcun
aiuto pubblico,
con capitali rigorosamente privati, un investimento iniziale
commisurato alle disponibilità finanziarie dei soci ed alle capacità di
assorbimento del mercato. Costituisce un insegnamento per le tante
aziende sovradimensionate, progettate per invadere il modo con i propri
prodotti e fallite per assenza di mercato. La seconda caratteristica è
la preoccupazione di collocarsi in una nicchia dove poter giocare un
ruolo di primattore, con una sua forte personalità in grado di imporre
un nome ed una qualità. In pochi è diventata leader, tanto da potersi
confrontare con
i più grandi e prestigiosi marchi.
Né è da sottovalutare il contributo occupazionale in una realtà dove
tutti i tentativi di creare occupazione sono solo un drenaggio di
risorse pubbliche per progetti improbabili ed improduttivi. Sembra
incredibile che una azienda calabrese abbia la difficoltà di soddisfare
la
domanda, difficoltà a trovare figure professionali da occupare. Al
momento le unità occupate sono circa 50, tutte maestranze locali
rigorosamente formate in azienda.
"Abbiamo già avviato una
selezione del
personale per formare altre 20 figure professionali, cucitori
artigiani, da assorbire nell'organico
aziendale."
dichiara l'Amministratore Unico della società, Cosimo De
Tommaso. Le 12.000 paia di scarpe all'anno prodotte sono
immediatamente assorbite e non è
possibile soddisfare con l'attuale organizzazione produttiva una
domanda sempre crescente.
Per una migliore conoscenza di questa sorprendente realtà abbiamo
raccolto le opinioni di Cosimo de Tommaso, che presenta la sua azienda
e con l'occasione offre qualche spunto di riflessione sulla politica
industriale della Calabria.
Intervista a Cosimo de Tommaso
- È emozionato per questo riconoscimento? No capita tutti i giorni
che una azienda calabrese riesca ad inserirsi in uno dei più
prestigiosi eventi internazionali.
- Questa azienda ha avuto un riconoscimento che va al di là di ogni
nostra aspettativa. Non avremmo mai pensato qualche anno fa di poter
arrivare nell'Olimpo dello spettacolo.
- Cosa significa praticamente che il mondo veda i divi indossare le
scarpe "de Tommaso"?
- È stata fatta una selezione da parte dell'ICE e degli
organizzatori della "Notte degli Oscar" e di altre manifestazioni
collegate sulla base delle richieste pervenuto ad un avviso di gara.
Sulla base della documentazione presentata da ciascuna sono state
selezionate 45 aziende d'eccellenza ammesse a partecipare alla gara per
la selezione dell'azienda. Alla fine siamo stati scelti per calzare i
piedi degli attori, noi ed un'altra azienda della provincia di Ascoli
Piceno.
- Ma è stata fatta menzione della "de Tommaso" nella presentazione
ufficiale?
- Certo, nelle conferenze stampa ed in tutte le occasioni di
presentazione della manifestazione del 24 febbraio. La nostra struttura
è impegnata a realizzare le calzature che sono state scelte. Ci
hanno indicato modelli, tra i nostri dieci che sono stati scelti,
numeri e caratteristiche.
- Qual'è stato il modello prescelto?

- Ovviamente parliamo del modello elegante, da cerimonia. Non
immaginavamo di vincere. Questo è per noi un gra
nde motivo di orgoglio,
tanto più che il modello classico non lascia molta libertà
all'inventiva, alla fantasia. Tutto si gio
ca su pi
c
coli particolari,
sullo stile e l'armonia delle forme. Siamo orgogliosi d
i essere una
azienda calabrese che fa della calabresità il motivo di presentarsi sul
mercato. Le nostre materie prime sono tutte italiane, le maestranze
sono tutte calabresi. Abbiamo formato noi i nostri giovani, andando a
cercare nelle campagne e nelle montagne gli ultimi cucitori, gli ultimi
calzolai rimasti per trasmettere queste conoscenze e questo mestiere ai
giovani. Abbiamo impegnato molte risorse in questa ricerca e soltanto
la nostra caparbietà calabrese ci ha consentito di trovarne una decina.
Siamo l'unica azienda al mondo che ha questo patrimonio professionale
alle proprie dipendenze.
- Possiamo dire che la "de Tommaso" è una azienda completamente
artigianale, benché è una organizzazione strutturata?
- Abbiamo delle prerogative esclusive. In ogni fase della
lavorazione applichiamo metodi artigianali, le macchine che si
utilizzano servono solo a dare un aiuto materiale, ma è sempre
necessario l'intervento manuale. È una azienda che investe molto in
ricerca in collaborazione con l'Università della Calabria ...
- Ma cos'è la ricerca in questo settore dove tutto sembra ormai
definito?
- Il settore calzaturiero è un settore molto maturo e questo fa si
che la ricerca sia sempre più difficile e si deve concentrare su
aspetti particolari. Abbiamo realizzato un progetto molto particolare
per la fabbricazione delle scarpe su misura a distanza. Abbiamo preso
come base una tecnologia inglese e giapponese, l'abbiamo perfezionata
con un modello matematico ed abbiamo realizzato un "footscanner" che ci consente di
prendere le misure del piede a Mosca ed ottenerle qui sul nostro server
in tempo reale e siamo in grado di realizzare una scarpa che calza
perfettamente quel piede. Il cliente di Mosca sceglie il modello, il
colore, il materiale che desidera e noi tramutiamo i suoi desideri in
oggetto reale. Al momento abbiamo ne abbiamo in funzione due, uno
a Mosca ed un altro a Londra, e prossimamente ne installeremo altri due
a New York e Tokio. È una innovazione che abbiamo realizzato prima di
tutti, un minuto prima di qualsiasi altro. Non sappiamo quanto sarà
lungo questo minuto di vantaggio, ma al momento ci dà l'opportunità di
essere unici. E non si tratta di un vantaggio di poco.
- La collaborazione con l'Università ha dato buoni frutti, avete
qualche altro progetto interessante?
- Insieme al Dipartimento di Meccanica stiamo studiando la "scarpa
intelligente", che avrà una serie di microchip sotto la pianta che
manderanno centinaia di impulsi che adatta la forma ai movimenti
dell'articolazione. Facciamo un esempio semplice per dare una idea. Se
c'è un avvallamento del terreno e si rischia di prendere una storta,
automaticamente la suola riposiziona il piede. È un modello altamente
tecnologico e noi speriamo di poter realizzare a breve un prototipo per
passare alla produzione per il mercato. Un altra caratteristica di
questa azienda è che investe in cultura. Pur essendo una azienda
piccola.
- Cosa significa nel concreto "piccola", vogliamo dare qualche
cifra sul numero di paia all'anno, ad esempio?
- Abbiamo piccoli numeri- Una cinquantina di dipendenti tra
maestranze ed impiegati, una produzione di circa 12.000 paia di scarpe
all'anno.
- Questa produzione corrisponde alla saturazione degli impianti o è
suscettibile di incremento?
- L'incremento sarebbe possibile se riuscissimo a formare altri
giovani cucitori, che rappresentano il nostro fattore di criticità.
- Mi sembra un elemento di grande interesse. Nella esperienza delle
aziende calabresi, le difficoltà maggiori sono di carattere
commerciale. Tante aziende sono state travolte pur avendo realizzato
gli impianti con l'intervento massiccio di fondi pubblici. Qui invece
il problema si ribalta. Vi è la domanda, ma la capacità produttiva è
limitata dall'assenza di operai qualificati.
- Questa è la realtà, perché sul mercato del lavoro non esistono
calzolai, o meglio cucitori. Siamo riusciti a formarne una decina e ce
li teniamo cari. Speriamo di formarne molti di più.
- Perché non vi rivolgete alla Regione per un corso di formazione,
fra tante risorse sprecate per specializzazioni improbabili, un corso
finalizzato alla formazione di giovani da assumere dovrebbe avere
favorevole accoglienza.
- Il problema della formazione è legato ai tempi. Quelli della
Regione sono un po' lunghi. Se presento oggi un progetto di formazione
verrà approvato fra tre anni. L'azienda deve tenere il passo del
mercato. Se il footscanner e la partecipazione alla notte degli Oscar
fanno impennare la domanda, devo dare una risposta immediata. Fra tre
anni le condizioni potrebbero essere molto diverse, condizionate anche
dalla perdita delle opportunità che si soffrono. Fra tre anni potrei
non essere sul mercato se non ho la flessibilità necessaria per
adeguarmi rapidamente.
- Possiamo dire che una azienda "reale" trova difficoltà ad
utilizzare le sovvenzioni pubbliche? In Calabria si sono finanziate
centinaia di aziende "virtuali" costruite per vivere in un mondo di
fantasia idee-progetto che non hanno riscontro sul mercato.
- Altrove si parla di azienda, ma qui la precisazione è necessaria.
Una azienda reale ha dei tempi che sono dettati dal mercato non dalla
burocrazia.
- Uscendo un po' fuori del seminato. Come vede la programmazione
dei nuovo programma europeo, che ricalca per grandi linee quello
precedente? Le aziende reali avrebbero bisogno di un aiuto in tempo
reale, si riuscirà a raggiungere questo obiettivo?
- Dobbiamo limitarci alle intuizioni, perché la comunicazione
ufficiale si è interrotta. Inizialmente vi era un costante
aggiornamento da parte della Regione.
- Quando si è verificato il "blackout informativo"?
- A partire dalla definizione del POR, la comunicazione si è
interrotta. Noi imprenditori oggi sappiamo poco del piano regionale.
Bisogna precisare che nel Piano regionale vi sono indicazioni
programmatiche, non un progetto esecutivo e vi sarebbe tempo per
definire una linea di azione efficace. Gli imprenditori non vogliono
aiuti a pioggia all'industria, l'imprenditore non vuole soldi. Chiede
servizi, chiede di essere alla pari dei colleghi delle altri regioni.
Vado in giro per il mondo a portare questo prodotto e devo confrontarmi
con altre aziende che ricevono una serie di servizi che in Calabria non
abbiamo. La "de Tommaso" partecipa alle più importanti fiere del
settore, a Milano due volte l'anno, a Mosca ed in altri Paesi. Le altre
Regioni sono
sempre presenti in queste fiere con propri stand. Le poche aziende
calabresi che partecipano non hanno alcun sostegno da parte delle
istituzioni, non abbiamo nessun sostegno. La regione Marche che è la
patria delle scarpe spesa completamente gli imprenditori dai costi di
partecipazione alle fiere, noi dobbiamo affrontare tutte le spese e
l'onere della rappresentanza.
- Quali sono le carenze più avvertite dagli imprenditori?
- In primo luogo la mancanza di una politica vera di promozione e
di internalizzazione dei prodotti.
- In che modo sarebbe possibile attuare una politica di
internalizzazione, qualche punto come pro-memoria ai nostri
politici.
- Non ho la pretesa di insegnare nulla. Dico solo che ove la
politica dovesse immaginare una presenza delle eccellenze calabresi a
New York con un intervento diretto da parte della Regione, come fanno
tutte le altre regioni d'Italia per le loro aziende, noi avremmo
un abbattimento di costi e saremmo concorrenziali con le altre aziende
su tutti i mercati del mondo. Oggi questo non avviene perché non
abbiamo neanche una rappresentanza a New York, Mosca o altrove.
- Si potrebbe immaginare una iniziativa per cogliere l'occasione
della manifestazione dell'Oscar ed utilizzarla come operazione di
marketing per i vostri prodotti e per l'immagine della Calabria.
- Mi piace stare ai fatti. Dal momento in cui abbiamo avuto la
comunicazione ufficiale di essere stati scelti per calzare la scarpe
agli attori ho ricevuto attestati di stima, di simpatia ed affetto da
ogni parte d'Italia. Ho ricevuto richieste di interviste da ogni parte
del mondo, da Bloomberg a Caterpillar ad altri, riviste di ogni genere.
Non ho ricevuto una telefonata da una qualsiasi istituzione di questa
regione. Cosa dovrei suggerire? Prendo atto di questa realtà di
isolamento in cui ci troviamo ad operare come imprenditori in questa
regione. Per onestà intellettuale devo dire di aver ricevuto una
telefonata da parte di un consigliere regionale oggi all'opposizione,
che si è molto complimentato, dopo di che il vuoto.
- Dare visibilità alle aziende. Non era questo non doveva essere il
compito di Santo Versace?
- Santo Versace è una ottima persona ed avrebbe le qualità per
svolgere egregiamente il ruolo di "public relation man". Gli hanno dato
un incarico, ma si è lamentato di non aver avuto né ruolo né
strumenti. Noi imprenditori calabresi operiamo in una situazione data
che è quella dell'inefficienza della pubblica amministrazione, dei
rischi d'impresa più elevati, dei rischi finanziari. Chi decide di fare
impresa in Calabria deve essere cosciente della situazione di contesto
in cui si troverà ad operare. Deve essere pronto a superare questi
ostacoli ambientali ed andare oltre. Noi stiamo tentando di farlo.
- L'azienda "de Tommaso" ha avuto agevolazioni pubbliche?
- Nessuna. Eravamo impegnati nel sistema "Moda Calabria", una
creatura alla quale ero molto legato. Vi abbiamo creduto molto insieme
a tante altre aziende. ma ahimè non è mai decollata.
- Quali sono state le cause di questo fallimento del progetto?
- Sono cause interne alla Regione che a un certo punto ha deciso di
abbandonare quella ipotesi. Direi che è da attribuire alla miopia dei
piccoli grandi uomini che guidano i destini della regione. Ma bisogna
dire che i tempi della politica sono lunghi, mentre come già detto
l'imprenditore deve dare risposte alla immanenza del mercato. Quando un
imprenditore fa affidamento sui progetti ed i tempi della politica, si
ritrova immancabilmente a non essere più sul mercato. Questi sono i
fatti, ma non sono dettati dalla rassegnazione, pensiamo che si
necessario fare affidamento sulle proprie forze e chiedere servizi ed
efficienza della pubblica amministrazione per essere competitivi con la
concorrenza.
- Volendo individuare tre fattori di negatività nell'operare in
Calabria, quale sono le su priorità?
- La sicurezza, il sistema bancario e l'inefficienza della pubblica
amministrazione. Sulla sicurezza si è scritto e detto tutto, ma l
criminalità organizzata rappresenta una costante minaccia. Per quanto
riguarda le banche con l'entrata di Basilea-2 sono diventate molto più
rigide e senza adeguate garanzie personali è impossibile pensare di
poter accedere a finanziamenti per investimento. Le griglie di
valutazione sono strette. e poi la burocrazia e la mancanza di servizi
reali alle imprese.
Dott. Parise,
le scrivo dalla California, in qualita' di Italiano residente
all'estero e di uomo pubblico. In questo momento critico, delicato e
col segno negativo su molti aspetti della vita politica, istituzionale
e della società nazionale, ho trovato una perla (non nella mondezza di
Napoli, ma anche li’ a scavare ...), ma nella bistrattata Calabria.
Recentemente ho dovuto difendere pubblicamente, da orgoglioso emigrante
(toscano) ed esponente dell'UDC in nord America, questa meravigliosa
terra, la Magna Grecia, da cui è partita la cultura nell’Occidente,
contro un attacco del Los Angeles Times, che in un reportage infamante
da Gioia Tauro crimanilizzava tutti i suoi abitanti e li classificava
in 155 famiglie mafiose che avevano il controllo del territorio con i
profitti del mercato mondiale della cocaina. Sono perciò molto felice
di aver appreso di Calabria Village, l’iniziativa promossa da
Confindustria Calabria da realizzare in partnership con la Regione
Calabria in favore dell’internazionalizzazione del territorio e dei
suoi prodotti. Ma sono certo del fatto che lei, come tanti altri
giornalisti calabresi, sia all’oscuro del progetto Calabria Village che
rischia di essere un’altra (ennesima) occasione perduta. Si tratta di
un programma di marketing territoriale della regione in Nord America
che nasce dalla valutazione delle opportunità commerciali del “prodotto
Calabria” nel mercato nord-americano (il settore agro alimentare
calabrese negli Stati Uniti, nel 2007, è cresciuto del 40%!) che si
rivolge ai consumatori nord americani con prodotti di altissima qualità
e promuove un loro interesse turistico a visitare le bellezze naturali,
la storia, la cultura, le tradizioni di una terra che non è conosciuta
nel nuovo mondo come altre zone d’Italia. Questa intelligente proposta
di Confindustria Calabria (non dell’Associazione “fatebenefratelli”),
attende da oltre un anno una risposta dalla Regione... avete letto
bene, oltre un anno. Si parla sempre di partnership di sviluppo...e
quando le proposte ci sono...immobilismo.
Le Associazioni di Italiani in nord America, ne hanno avuto copia la
scorsa estate. TUTTE hanno salutato l’iniziativa come qualcosa che
potesse finalmente presentare con orgoglio agli americani, ai
connazionali calabresi (e non solo), in America, un aspetto della loro
terra moderno, efficiente che oggi esporta merci e prodotti della loro
tradizione alimentare, e non più il sudore della sua gente! Eppure da
allora niente..... Questo è un progetto che, secondo la mia
quarantennale esperienza professionale in questo paese, potrà essere un
fiore all’occhiello non solo per la Regione Calabria, ma per tutto il
mondo dell’esportazione italiana, che mai come ora ha bisogno di nuove
idee di marketing!
Amici calabresi mi hanno segnalato inoltre il suo articolo sul
calzaturificio De Tommaso. Dalle parole del suo proprietario (non
lontane da quelle di Pippo Callipo) sembra evidente che la politica
calabrese (di destra e di sinistra) non abbia davvero voglia di
sviluppo...
Le voglio segnalare questa innovativa pagina di vita economica italiana
che nasce nel sud, in questo momento così critico per il Paese, che fa
onore a Confindustria Calabria e al Consiglio Regionale se l’approverà
e sosterrà, dimostrando che nel Mare Nostrum ci sono molte perle basta
cercarle!
Sarebbe utile per i cittadini e le aziende calabresi sapere quale scusa
accamperanno i politici. Che fine ha fatto Calabria Village?
La saluto cordialmente, se dovesse necessitare di ulteriori chiarimenti
non esiti a contattarmi.
Massimo Seracini
San Diego, California (Usa) ( massimoseracini@yahoo.com )
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