|
C'è musica e musica
di Oreste Parise (Mezzoeuro Anno VIII num. 1 del 03/01/2009) |
Rende, 2 gennaio 2009
Una nota di Giuseppe Maiorca sulla polemica tra il violinista Uto Ughi e Francesco Allevi
Qualche giorno fa ho ricevuto una email di Giuseppe Maiorca. Una sorta di piccola lettera circolare inviata ai suoi amici per sensibilizzarli a leggere l'articolo di Uto Ughi nel quale esprime una severa reprimenda nei confronti del giovane e brioso pianista Giovanni Allevi, invitato al Quirinale dal Presidente Napolintano per il consueto concerto di fine anno. Una occasione importante, considerata una profanazione del tempio da parte del maestro. Chiuso nella mia crassa ignoranza musicale e confinato nel più ignobile provincialismo la polemica mi era completamente sfuggita. Fosse solo questo sarei quasi giustificato. A mio scorno devo aggiungere che questo Allevi non lo conoscevo neanche, né ad oggi sono riuscito a sentire qualche sua esecuzione blasfema. Devo confessare inoltre che dalla replica al maestro, il giovanotto mi è diventato simpatico ed insieme a lui anche Giorgio Napolitano che magari avrà anche contribuito ad alimentare una campagna di marketing pubblicitario di un prodotto consumistico come Allevi, ma ha dimostrato una sensibilità nei confronti dei fenomeni emergenti. Le novità sono spesso sconcertanti, in specie in fatto di concerti. Sicuramente è preferibile ad Apicella ed al suo munifico Mecenate. Mi è diventato istintivamente simpatico proprio per la sua sua freschezza profanatoria, per una naturale partigianeria nei confronti dei Nemo che si battono per difendere la loro diversità nei confronti di un potere accademico che spesso si chiude nella sua turris eburnea a difendere la plastica bellezza della classicità rifiutando qualsiasi contaminazione.
Ma ogni tanto bisogna pur ricordare che è nel "Salons des Refusés" che nasce la pittura moderna, che la musica di Beethoven appariva alquanto strampalata ai suoi accademici maestri contemporanei, che qualsiasi sperimentazione genera perplessità, ma è il sale dell'innovazione. Allevi sarà un abile press-agent di sé stesso, un dissacratore dei canoni del tempio di Euterpe, ma mi sembra comunque un prodotto del nostro tempo, di molto preferibile a Fabrizio Corona, tanto per fare un improbabile paragone. Attraverso le sue mistificazioni tanti giovani forse impareranno ad apprezzare il maestro Ughi, dopo aver percorso il lungo viale di un adattamento dell'orecchio ascoltando il pianoforte di Clayderman o di Michel Petrucciani. Confesso che io li ascolto volentieri, insieme a Burt Bacharach o Ludovico Einaudi. Mi sono riempito di "Classical gold", raccolte dei pezzi più orecchiabili della musica classica, prima di giungere ad apprezzare un intero concerto di Mahler. Oggi sento mio figlio che ascolta e canta "Libiamo ne' lieti calici, che la bellezza infiora" seguendo Pavarotti, per passare disinvoltamente qualche brano di musica house o magari a John Scatman. Più che inorridire la cosa mi fa sorridere e credo che anche quello possa essere un percorso che compensa - per se in minima parte - il totale stato di ignoranza in cui ci obbliga il nostro sistema scolastico. Nelle scuole vi regan il pi totale disinteresse verso qualsiasi nozione della teoria o della storia della musica. La sua scoperta, al di fuori dei conservatori, è un percorso individuale casuale ed accidentato.
Per mettermi completamente nella gogna devo confessare che di Peppino conosco solo il suo animo gentile, il uso impegno civile e la passione autentica nella difesa delle proprie opinioni. Non ho però seguito alcun suo concerto, ignoro le sue doti di maestro. Eppure qualche giorno fa a Castrovillari, un giovane pianista - Romeo Lombardi - ha tenuto un apprezzato concerto. Sul dépliant vantava di essere un allievo del maestro Maiorca, di essere un prodotto del Conservatorio Giacomantonio di Cosenza. Il maestro Maiorca gira l'Europa e noi qui quasi ne ignoriamo l'esistenza. Beh! forse allora un po' di marketing potrebbe essere di qualche aiuto alla causa della buona musica: l'importante è il fine che non è certo quello di proibire la musica house, ma fornire l'occasione di poter apprezzare anche altro, educare i giovani (per il pudore di non dover dire noi stessi) alla fruizione di un mondo musicale che riserva molte piacevole sorprese a chi ha la pazienza di ascoltare ed affinare il suo gusto, superando l'handicap di una mancata educazione musicale nel percorso formativo.
Da parte mia prendo il solenne impegno di andare a seguire
religiosamente il prossimo concerto del Maestro Giuseppe Maiorca, che
terrà al Teatro Rendano lunedì 5 gennaio. Sulla polemica non mi
pronuncio, ma credo sia opportuno che ciascuno segua il suo istinto e
mostri un po' di umiltà nei confronti verso l'ignorante "malgré soi".
In fondo Giovanni Allevi svolge una funzione positiva per la diffusione
della musica. Magari non sarà il massimo per un orecchio fino. Ma c'è
molto di peggio. Oreste Parise
Qualche giorno fa ho inviato ad una lunga lista di amici, professionisti della musica e non, un indirizzo telematico al quale era possibile leggere una intervista del violinista Uto Ughi, nella quale lo stesso dichiarava di essere indignato a causa del Concerto di Natale al Senato, che, come tutti sanno, ha tenuto Giovanni Allevi.
Ho necessità di chiarire la mia posizione, proprio a causa del momento che stiamo vivendo, che, ahinoi, dal punto di vista culturale non è tra i migliori. Io voglio riuscire a capire, insieme ai molti amici che hanno anche avuto il garbo di rispondere alla mia sollecitazione: mi sono oscure le motivazioni del fenomeno Allevi, ossia della barca di gente che apprezza la sua musica (ma anche quella di altri con cui Allevi si somiglia alquanto), soprattutto il pubblico giovanile. Musica nel cui merito non so entrare perché, appunto, mi pare di una semplicità esasperante, al punto da considerarla anch’io musica ignorante, composta per gli ignoranti, frutto del poderoso crepuscolo della cultura che stiamo vivendo, immaginata solo a scopi commerciali.
Magari fosse così semplice sbarazzarsene.
Il problema è proprio questo: fino all’altro giorno, credevo che ignorarla bastasse. Come avevo già ignorato la musica di Richard Clayderman, o quella dei Lunapop. Ma mi rendo conto, se niente poco di meno che Uto Ughi perde tempo a sgretolarla in un tritacarne di invettive, allora non si può ignorarla. Se uno che si è permesso di chiamare cretino il suo collega violinista Gidon Kremer, nel bel mezzo di un concerto di quest’ultimo qualche anno fa all’auditorium della Conciliazione, oggi chiama cretino Allevi, allora vi è qualche cosa che non va. La logica per me è una scienza su cui non ci si può inerpicare per giustificare secondo le occasioni: per lo stesso cervello che ha partorito il giudizio, sia Kremer che Allevi sono cretini. Per motivi diversi, certo. Ma se io devo convenire con Ughi che Kremer è cretino, perdonatemi, faccio difficoltà; mi è sempre apparso come un musicista straordinario, un professionista ineguagliabile. Allora devo dire che Ughi ha torto per la sua valutazione su Kremer, e ragione per quella su Allevi? Può darsi, me la potrei cavare così: ma mi sembra superficiale, e per l’appunto mi difetta la logica, ossia quell’omogeneità di valutazione che da autorità ai giudizi di qualsiasi genere.
Mi manca la logica al punto che mi vien da sospettare del giudizio di Ughi, e credo certamente (con molti di voi) che il nostro violinista fosse il meno indicato per sparare la sua bordata su Allevi. Perché? Proprio per i suoi giudizi eccessivi, non ponderati; spero che nessuno dei miei colleghi di conservatorio abbia dimenticato, per esempio, certi giudizi del Maestro sulla inettitudine che rigonfia i conservatori italiani, su quanto facciano schifo i docenti di conservatorio in Italia, eccetera. Scusate, ma per me non è poco, e con i miei amici ce lo siamo detto moltissime volte. Non approfondisco questo aspetto per motivi di tempo, ma sarebbe utile ricordare almeno quante volte abbiamo provato il malessere dei giudizi di Ughi (e di Accardo; ma anche di qualche “minore” che ama sputare sui conservatori del nostro lacero Paese), con la frustrazione di non poter rispondere alle bordate sui mezzi di stampa più diffusi, più letti, se non con qualche lettera che talvolta veniva pubblicata nelle pagine più recondite e meno poste all’attenzione. No, amici, solo per questo se dovessi fare una scelta di campo, io non starei dalla parte di Ughi.
Rimane allora il problema: cioè questa musica di Allevi, di cui per me è impossibile il benché minimo commento, che certamente non posso condividere, anzi: che detesto, come molti. L’intervento di Ughi rischia di far prendere piede ad un discorso che è per me pericoloso e fuori contesto: il Maestro si è posto ad un estremo, e all’altro ha posto Allevi. non ha semplicemente ignorato Allevi. Tant’è che Allevi ha avuto ampio spazio per rispondergli sulla stessa Stampa, in un articolo che mi sembra corretto e in un certo senso meno equivoco di quello di Ughi; e lo dico dopo aver fatto lo sforzo di leggerlo come un semplice lettore dell’articolo, ripulendomi dai miei oltre quaranta anni di studi sul pianoforte e sulla musica colta. Leggendo, ovvero, come legge la maggioranza, cioè quelli che non leggono dovendo sostenere una parte a discapito di un’altra. Per la maggioranza Allevi avrà ragione.
Ma ha ragione anche per quella parte di me che rifiuta istintivamente di indicare, scandalizzata, agli amici con cui passeggio insieme, le cattive parole che i porcelloni buontemponi scribacchiano sui muri, o i loro disegni osceni, quando cadono sotto la mia vista; atteggiamento che ha avuto il sopravvento quando ho deciso di inviarti il link con l’intervista di Ughi, mentre generalmente passo avanti, pensando alla mia strada. Forse questa confessione potrà deluderti, come molti di quelli a cui ho scritto: ma se mi si spinge a credere che la musica cosiddetta colta sia un ambito teso tra Ughi ed Allevi, l’uno autorizza e legittima l’altro, ebbene: io semplicemente ho la certezza di non far parte di questo ambito.
Ne sono fuori, e sento la necessità di sostenerlo a chiare lettere, non so nemmeno il perché. Tutto qui.
Giuseppe Maiorca
You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the @opyright rules included at my home page, citing the author's name and that the text is taken from the site http://www.oresteparise.it/. Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli secondo le @ondizioni elencate nella home page, citando il nome dell'autore e mettendo in evidenza che il testo riprodotto è tratto da http://www.oresteparise.it/.
Ultimo aggiornamento del 11/28/2008 17:23:22