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Le BCC hanno un importante ruolo sul territorio

di Oreste Parise (Mezzoeuro Anno IX num. 3 del 23/01/2010)

Rende, 22 gennaio 2010

Il forum sotto riportato è la reductio ad unum di due distinti incontri: l'uno con Giuliano Gullo responsabile regionale della FIBA-CISL, e l'altro con Aldo Federico, componente del direttivo regionale e coordinatore per le BCC della FISAC-CGIL e Gennaro Patera, componente della segretaria regionale dello stesso sindacato. La ricostruzione presenta qualche salto logico in qualche punto, per la difficoltà di unificare due distinte conversazioni per costruirne un dibattito, ma esprimono con chiarezza il punto di vista sindacale sulla crisi che ha colpito due storiche BCC cosentine.

Oreste Parise - Perché due BCC entrano in crisi? Quale peso ha il fattore culturale nel passaggio da CRA a BCC per la difficoltà di adeguare la struttura manageriale e organizzativa ai nuovi compiti assegnati?

Giuliano Gullo - Ad ottobre del 2008 abbiamo fatto un convegno “Attenzione verso il credito cooperativo calabrese” dove lanciammo messaggi molto chiari, e circa un anno dopo anche la Cgil ha ripetuto quell'esperienza con argomenti molto simili. Alla fine degli anni novanta il movimento cooperativo calabrese ha passato un momento poco felice della sua storia. Diverse banche cooperative furono sottoposte a procedimenti di amministrazione coatta amministrativa, con conseguente incorporazione in altri istituti, la maggior parte dei quali confluirono nel Credito Emiliano, ed una di queste fu la BCC di Cosenza. Molti altri furono costretti a cambiare le proprie insegne e sparirono dal mercato come ad esempio la BCC di Curinga, con grave danno per tutto il sistema cooperativo. Certamente il sistema non è più quello di qualche anno fa, poiché si è premunito di varie tutele, anche di carattere normativo. Ad esempio si è disposto che non sarebbero state più consentite fusioni eteregonee. Qualche piccolo fattore negativo permane tuttora. Ci sono alcuni casi in cui vi sono problemi di patrimonializzazione, in altri casi in altri si è assistito ad un repentino avvicendamento dei vertici aziendali, come l'esempio della BCC dei Due Mari, dove in un anno e mezzo, si è prima dimesso il direttore generale, poi il presidente del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale. Sono segnali che provocano un certo fattore di instabilità.

Aldo Federico - Una prima trasformazione nasce nel momento in cui ci si rende conto che non era più sufficiente accontentarsi del campanile, ma occorreva aprirsi al territorio. Nell'89 la Calabria aveva 29 banche di credito cooperativo, adesso ne abbiamo 18.

Noi non siamo nelle condizioni di poter dare un giudizio sugli eventuali addebiti di natura patrimoniale, o di cattiva gestione, né sui criteri di valutazione del merito creditizio. Rileviamo che Banca d'Italia ha preso i provvedimenti nei confronti delle due BCC per il modello organizzativo che non risponde più a quelle che sono i dettati per la forma di gestione e controllo, poiché si richiede una stratificazione delle responsabilità, individuare all'interno dell'organizzazione aziendale diverse figure professionali che non possono essere concentrate su una singola persona. Una stratificazione della gestione e dei controlli consente una maggiore trasparenza, una migliore gestione del merito creditizio.

OP - Nel caso delle due BCC commissariate, il problema sembra proprio quello di una dirigenza incollata alla poltrona … Uno degli elementi fondamentali che ha portato al commissariamento è il rilievo che esistevano due padri padroni, il direttore generale nel caso della BCC di San Vincenzo la Costa e il Presidente nella Sibaritide, che dettavano legge all'interno di quegli istituti.

Gullo - Questo è un dato che connota tutto il movimento, che costituisce un punto di forza, ma anche un fattore di debolezza. Nel febbraio 2009, in una convention del settore cooperativo abbiamo rilevato che del blocco della dirigenza possono avvantaggiarsi presidenti e direttori delle BCC alcune volte troppo scelti per interessi campanilistici, familistici, personali.

Federico - L'accentramento dei poteri è uno degli elementi che noi andiamo stigmatizzando da tempo. Abbiamo favorito una razionalizzazione del sistema territoriale del sistema di credito cooperativo. Quando si è trattato di far nascere la BCC Mediocrati, abbiamo cercato una diversa visione del campanile. Oggi la Mediocrati ha 90 dipendenti, mentre le tre banche che l'hanno costituita ne avevano 33 nel complesso. Abbiamo verificato il successo di questo metodo, che consente anche una maggiore qualificazione professionale, percorsi di carriere più soddisfacenti e nello stesso tempo risponde alle domanda del territorio, che oggi chiede anche a queste banche di offrire servizi sofisticati. Quando si aggregano e si espandono devono comunque mantenere certe caratteristiche, poiché devono aumentare la loro base sociale. Se la BCC di Cosenza vuol espandersi a Corigliano non può limitarsi ad aprire uno sportello, ma deve avere un numero di soci sul territorio di quel comprensorio che garantisca un legame forte con la base sociale e produttiva. Noi abbiamo sempre sostenuto che il credito cooperativo è uno di quei soggetti che potrebbe favorire lo sviluppo della regione.

OP - Un aspetto importante si è manifestato nel passaggio da CRA (Cassa Rurale e Artigiana), un istituto di credito ad operatività limitata a BCC, che può svolgere le attività di una banca di credito ordinario. Non vi è stato quel salto di qualità del personale e dell'organizzazione, ma si è manifestato un deficit culturale.

Gullo - Non credo che sia stato questo il problema cardine. Nella maggioranza di esse il passaggio è stato interiorizzato e sono riusciti ad adeguarsi alle nuove condizioni del mercato del credito. Il problema fondamentale è quello della dimensione. Non dobbiamo dimenticare che qui in Calabria abbiamo banche con meno di 15 dipendenti. Con le esigenze di controllo normativo attuale, è certamente difficile rincorrere tutte le complesse procedure richieste dalla Banca d'Italia che negli anni sono aumentate per numero e complessità. Alla fine hanno potuto godere del privilegio di operare in una nicchia protetta per cui sono riuscite a trovare un apprezzabile equilibrio. In alcune c'è sicuramente stato questo adeguamento culturale, come nell'esempio della Mediocrati che nasce dalla fusione fra tre realtà ed interessi diversi. Due di esse erano zoppicanti e rischiavano il commissariamento. Oggi si è creata una banca solida e ben organizzata sotto l'aspetto manageriale dimensionale, che continua ad aprire filiali, organizza corsi per il proprio personale.

OP - Tutte le BCC hanno mantenuto un radicamento sul territorio che gioca senso anche negativo per il legame familistico-clientelare che finisce per prevalere nella valutazione del merito creditizio. Al vantaggio di un dialogo più diretto con il territorio, vi è il rischio di una contaminazione con la criminalità, un aspetto particolarmente delicato, tanto è vero che la Banca d'Italia ha sempre messo in rilievo la mancata segnalazione delle operazioni sospette per il riciclaggio.

Gullo - Non possiamo certo pensare che i grandi istituti del Nord che operano in Calabria siano immuni da questi rischi. Alla fine hanno avuto gli stessi problemi, che sono stati mascherati dalla loro dimensione che riequilibria i parametri compensando le differenze territoriali.

Federico - Per la conoscenza che noi abbiamo non ci risulta che ci siano intrecci con la criminalità, perché c'è una autodifesa, poiché le comunità locali sono in grado di individuare il fenomeno e difendersi. D'altro canto la loro stessa dimensione, impedisce che possano mettere in piedi operazioni di rilevante ammontare che sono rapportate al patrimonio, per cui non rispondono alle esigenze della grande criminalità. Non vi sono elementi tali da indurre a pensare che vi siano connessioni con la criminalità, il fenomeno è statisticamente molto contenuto. Vi possono essere casi limitati, ma nel complesso non minano la solidità del sistema. Più importante è un altro aspetto, quella della difficoltà di avere una patrimonializzazione adeguata che risponde ai criteri imposti dalla Vigilanza.

OP - Il dato storico indica che il sistema creditizio meridionale è stato spazzato via proprio per la prevalenza di quei sistemi. Quella esperienza avrebbe dovuto insegnare qualcosa, invece, sembra che questi difetti si ripresentano. Un altro aspetto di questa compenetrazione della banca nel territorio è la permeabilità alla criminalità organizzata che vi opera. L'insistenza della Banca d'Italia sull'antiriciclaggio nasce dal sospetto che attraverso le piccole banche passano i grandi riciclaggi.

Gullo - Il radicamento territoriale è un grande punto di forza delle BCC, anche se le espone al rischio di una contaminazione pericolosa. La BCC non è un ricettacolo di riciclaggio, il problema fondamentale resta la cattiva gestione. La costante presenta in tutte le banche che finiscono male è il criterio di concessione del credito. Qualsiasi carenza può essere gestita se è buona la qualità del credito.

OP - Se si immerge una mano in un lago sporco è difficile mantenerla pulito.

Gullo - Si tratta di un fenomeno fisiologico, ma non vi è nulla di patologico nel sistema del credito cooperativo.

OP - Possiamo quindi affermare che non vi sono le mani delle grandi famiglie criminali sulle BCC?

Federico - Per quanto sappiamo e conosciamo possiamo senz'altro escluderlo. Non vi sono sentori da parte di chi ci lavoro e vi opera quotidianamente. Nelle BCC vi è un maggiore controllo poiché le comunità locali sono vigili e presenti e riescono ad individuare il problema e difendersi. Certo l'economia è debole e le BCC non godono più di quei privilegi che nel recente passato gli hanno consentito di crescere ed accumulare una adeguata patrimonializzazione, che oggi viene messa a rischio poiché oggi si è affievolita la loro capacità di accumulo ed è necessario pensare a qualche intervento di sostegno.

OP - Uno degli elementi costantemente rilevati è che la cattiva qualità del credito è dovuta all'uso spregiudicato degli strumenti di valutazione, e dall'eccessivo peso dell'elemento clientelare, familiare, particolaristico.

Federico - Questo costituisce un problema molto serio e ha frequantemente indotto la Banca d'Italia a chiedere un rinnovamento del management ed un maggior rigore nella concessione, che è il metodo migliore per dare stabilità alle banche. Vediamo con molta preoccupazione le operazioni di autodifesa.

Gennaro Patera - Uno degli aspetti più deleteri è la concentrazione del sistema decisionale in capo a singoli soggetti, che è anche più soggetto ad influenza esterna, sia politico-clientelare che criminale. In una piramide decisionale vi è una forma di una più rigorosa procedura di valutazione e un controllo reciproco.

OP - Ma è possibile che in Calabria non riesca a sorgere nessun istituto finanziario in grado di assistere le aziende nei finanziamenti agevolati. Viviamo l'ultima occasione per accedere ai fondi europei e siamo completamente impreparati, per l'ennesima volta, a cogliere questa opportunità. Se non lo fanno le BCC, chi dovrebbe farlo?

Federico - Le BCC oggi non sono attrezzate ad offrire una consulenza in questo senso, proprio perché la loro dimensione impedisce di organizzare un servizio che richiede grandi professionalità. Recentemente come sindacato avevamo chiesto che la Regione, insieme alle BCC, costituissero una società di tutoraggio, per assistere le imprese nella realizzazione dei loro piani di investimento e seguirlo da un punto di vista finanziario per portale sul mercato.

OP - Se leggiamo la relazione della Commissione parlamentare antimafia, individuano nelle banche tra i principali responsabili del fallimento degli investimenti agevolati.

Federico - Noi avevamo chiesto alla Regione di istituire un sistema di controllo dei flussi finanziari. Spesso le banche hanno concesso finanziamenti alle imprese che richiedevano finanziamenti agevolati senza una rigorosa valutazione del rischio, poiché il rientro era garantito dall'incasso della prima tranche. Il cerino acceso restava nelle mani dell'impresa e dell'ente erogatore.

OP - Si è parlato di cattiva gestione, ma è indubbio che un ruolo fondamentale assume la congiuntura economica negativa. In che misura il commissariamento delle due banche può avere origine esogene? La crisi ha avuto un effetto determinante nei bilanci delle BCC calabresi?

Federico - In Calabria no. Gli effetti della crisi non si sono manifestati come in altre realtà industriali: è ancora davanti a noi. Le BCC non sono ancora investite dagli effetti della contrazione del mercato e possono attrezzarsi per sostenerne l'urto quando verrà, poiché non sono state investite dall'onda d'urto che ha rischiato di travolgere il sistema bancario internazionale. La Banca d'Italia è molto attenta al rapporto tra l'erogazione del credito ed i soggetti, e nell'evitare la concentrazione. Le BCC hanno migliaia di piccole operazioni con un effetto statisticamente stabilizzante.

Gullo - Ora stanno emergendo una serie di problemi che potenzialmente esistevano già da prima. Bisognava solo aspettare il momento per farli venire fuori, poiché esistevano problemi strutturali. C'è un ritardo evolutivo delle banche, di non riuscire a trovare sinergie tra gli istituti che insistono sullo stesso territorio anziché trovare opportunità di collaborazione si fanno una concorrenza spietata. Questo è legittimo, ma appare assurdo per delle aziende con un forte legame con il territorio, questo finisce per essere un elemento molto deleterio che indebolisce il sistema. I commissariamenti sono un passaggio delicato che possono provocare un effetto a valanga.

OP - La crisi agisce in maniera uniforme sul territorio e non spiega l'evoluzione negative di solo due delle diciotto BCC operanti in Calabria, vi devono essere fattori specifici che attengono ai due istituti. Quali sono le proposte che avanza il sindacato per salvare le banche per salvare l'occupazione? Come evitare un nuovo tsunami bancario?

Gullo - Quando avviene un commissariamento significa che il cancro ha già divorato il corpo in maniera tale da imporre soluzioni drastiche. L'intervento della Banca d'Italia mira a risanare, a riportare in bonis gli istituti. Credo che vi sia state numerose irresponsabilità a livello politico da parte della Federazione calabrese, una mancanza di una strategia forte di riorganizzare, di potenziare, di irrobustire il movimento. Se dieci anni fa abbiamo avuto quelle vicende che hanno fatto sparire gran parte delle banche, non si è saputo approfittare di quella lezione. Oggi viviamo un momento analogo. Molte altre aree hanno saputo approfittare di questo periodo per razionalizzare l'intero comparto, ha saputo conquistare nuovi mercati. Oggi bisogna sperare che non si vada alla deriva come allora. La prospettiva è che possono finire nelle mani di altre realtà, con un ulteriore indebolimento del movimento cooperativo. Se questi commissariamenti serviranno ad un ritorno in bonis delle due realtà o a favorire una aggregazione con altri istituti del movimento, questo sarà positivo poiché servirà a riequilibrare alcuni aspetti interni al movimento.

OP - Come valutare le manifestazioni organizzate a Montalto sotto lo slogan “Giù le mani dalla Bcc di S. Vincenzo la Costa"? Come si difende una banca?

Gullo - Ho assistito con molta meraviglia a quando sta avvenendo nel caso di San Vincenzo la Costa. Si è arrivato a organizzare un corteo per salvare la banca, significa che vi è un rapporto forte con il territorio.

Federico - Sono operazioni controproducenti per l'immagine della banca stessa. Nel momento in cui l'organo di Vigilanza prende questi provvedimenti, qualsiasi giudizio che non parta da dati di fatto, è un giudizio avventato. I supporter della banca avrebbero dovuto dimostrare con gli atti, con gli organigrammi, le organizzazioni del credito, la suddivisione dei poteri, di aver eliminato i rilievi della Banca d'Italia, che rispondevano soprattutto a sani criteri di gestione. In questo modo si è alzato un polverone, e per fortuna i dipendenti si sono dissociati.

OP - C'è però stata una elevata presenza di amministratori locali, di rappresentanti istituzionali.

Federico - Ritengo che in questo caso le prese di posizioni di responsabili politici sono inopportuni, poiché non possono entrare nel merito dei provvedimenti adottati dall'organo di Vigilanza, che è chiamato a controllare l'operato delle banche per verificare che siano rispettate le norme e i principi sanciti dal Testo Unico Bancario. Dovremmo essere tutti molto preoccupati se prevalesse la ragione politica che minerebbe le basi stesse del sistema. Le risposte che ci attendiamo sono la professionalità, la responsabilità, l'efficienza.

OP - Il movimento non è del tutto spontaneo, sembra però che vi sia una strumentalizzazione …da parte di chi si vede leso nella sua continuità di gestione

Gullo - Certamente in una certa misura c'è. Non so se questo servirà a salvare la banca.

Federico - In linea di massima gli interventi della Banca d'Italia sono a garanzia dei lavoratori. A volte si fanno delle azioni che sono dettati da opportunità politica, gli amministratori locali si vedono costretti ad assumere certe posizioni per compiacere la piazza.

OP - Un aspetto importante è quello della patrimonializzazione, che nel caso delle BCC è affidata al territorio. Ma perché una operazione di capitale possa avere successo, è necessaria che la BCC goda della fiducia degli operatori. E' ipotizzabile una soluzione di questo tipo nel caso in questione chiamando a raccolta le forze vive del territorio??

Gullo - Potenzialmente è possibile, ma in questo momento il primo problema è la gestione. In vari casi, anche in Calabria vi è stato un intervento del fondo con un prestito subordinato di parecchi milioni, il che è positivo perché si è trovata una via di uscita.

Federico - Questo è possibile solo con un aumento del numero dei soci. Le quote sono vincolate e trasferibili solo in eredità. E' un capitale sociale investito sul territorio che dà diritto alla qualità di socio, ma non può essere considerato un investimento finanziario, poiché non dà neanche una remunerazione. In questo particolare momento di crisi del territorio e della banca è una operazione che ha scarsa possibilità di successo.

OP - Si tratta di trasformare una processione di protesta in una sottoscrizione per salvare la banca.

Federico - Una campagna soci è una operazione complessa con scarsissime probabilità di successo. Come rappresentanti dei lavoratori riteniamo che la Banca d'Italia deve chiarire le deficienze e le insufficienze e chiedere che vengano eliminate per risanare la gestione. Fino adesso c'è stato un appiattimento dei livelli professionali che ha mortificato i lavoratori, ne ha impedito la crescita. Viene richiesto lo svolgimento di attività complesse che richiedono un alto livello di competenza senza alcun riconoscimento di mansione o di gratifica economica.

Gullo - E' una sfida da lanciare alle forze attive del territorio.

OP - Questo è il secondo corno del dilemma. Qualsiasi operazione di capitale richiede l'esistenza di un management, di una organizzazione, di un sistema di gestione che possa assicurare gli investitori sul buon esito dell'operazione. Secondo il polso del sindacato, le due banche sono nelle condizioni di poter proporre soluzioni del genere?

Gullo - Questa non è una domanda alla quale deve rispondere il sindacato.

Federico - Non abbiamo elementi per entrare nello specifico, sarà la Banca d'Italia a fornire le indicazioni che noi accetteremo poiché saranno basate su motivazioni tecniche che non intendiamo discutere.

OP - Il sindacato , che è uno degli stakeholder, dovrebbe avere il termometro per misurare lo stato di salute degli istituti. Quale potrebbe e dovrebbe essere l'esito di questi commissariamento?

Federico - Dipende dalle valutazioni della Banca d'Italia, che di solito chiede un cambio della direzione, degli organi statutari per spezzare eventuali assi che si sono formati nella governante. Se dovessero ravvisare una difficoltà di un rinnovamento profondo della gestione nelle persone e nei metodi, oltre che una pulizia dei bilanci e la ricapitalizzazione. Altrimenti bisogna pensare ad altre soluzioni.

Gullo - Noi non possiamo entrare nel merito delle scelte gestionali, né nella valutazione del management, abbiamo un dovere di vigilare sul rispetto della normativa, soprattutto della legislazione del lavoro. Possiamo denunciare con forza delle politiche che non vanno, come abbiamo sempre fatto. A mio avviso occorre trovare una strategia, una politica creditizia che finora non c'è stata e non ha premiato chi ha tentato di realizzarla. C'è ancora troppa poca attenzione al singolo territorio, alla singola realtà, mentre si difendono accanitamente interesse di campanile. Tutto questo ha rappresentato un ostacolo forte al potenziamento della realtà. Laddove si è aggiunta una cattiva gestione si è determinata una crisi.

OP - Quali sono i provvedimenti ritenuti necessari per il rafforzamento del credito cooperativo? A Cosenza si sta ad esempio costituendo la Banca di Garanzia.

Gullo - Trovare sinergie negli istituti che permettano di fare delle fusioni e aggregazioni significative. Un riassetto strategico deve partire da questo poiché è necessario un maggiore livello dimensionale è indispensabile. Poi un rinnovamento del management, non necessariamente come cambio di teste ma nel senso di un cambiamento della politica gestionale, che premi capacità e competenze. Dopo la moralità questo è l'aspetto più importante. In terzo luogo, creare delle tutele volte a valorizzare le realtà del territorio che generano valore aggiunto per originare un circolo virtuoso. Oggi, tranne che in poche eccezioni, le BCC vivono nella nicchia dell'ordinaria amministrazione. Dovrebbero preoccuparsi di concedere prestiti a condizioni favorevoli alle migliori aziende operanti sul territorio, che non guardi alle garanzie solo da un punto di vista ragioneristico, ma con lo sguardo rivolto alla bontà dei progetti che gli vengono presentati. Questo costituirebbe un volano di sviluppo come avviene in altre regioni d'Italia. Inoltre, individuare una linea comune. Molte BCC sono caratterizzate da queste figure padronali, che condizionano la politica della banca anche per il rispetto delle condizioni contrattuali.

Federico - La Banca di Garanzia non risponde alle esigenze delle BCC. La risposta va ritrovata all'interno del sistema concentrando gli sforzi su aree economicamente omogenee e ricercando sinergie tra gli istituti che devono evitare una lotta fratricida in un contesto già molto concorrenziale. Il Banco di Napoli del gruppo SanPaolo-Intesa, ad esempio, sta intensificando la sua presenza sul territorio, poiché non vi sono più né popolari, né banche di credito ordinario. Noi portiamo avanti da tempo questo processo di razionalizzazione del credito cooperativo, poiché sono rimaste le uniche a presidiare il territorio. Chiediamoci se oggi ha senso avere una BCC con 15 persone.

OP - Siamo oggi di fronte ad una crisi di sistema, o del sistema oppure i due casi sono isolati e specifici? La crisi delle due BCC è la punta di iceberg?

Gullo - Potrebbero esserci altri casi che lascerebbero supporre che potrebbe aprirsi una crisi di sistema, ma attualmente si tratta di casi limitati. Come FIBA siamo preoccupati di questi segnali, che avevamo già denunciato che avrebbero potuto verificarsi e temiamo molto che vi possano essere altre sorprese. Ultimamente abbiamo chiesto un incontro alla BCC di Tarsia, che è impegnata in un progetto di riorganizzazione pilotato dalla Federazione Calabrese e vogliamo capire, nell'interesse della banca, dove approderà, se vi sono gli elementi giusti per far decollare la banca. Vogliamo creare delle iniziative per sensibilizzare tutti gli interessati. Il credito cooperativo ha un elevato valore sociale, e qualsiasi operazione che tende al rafforzamento del sistema ci troverà sempre favorevole. Crediamo sia auspicabile creare dei poli più importanti ed evitare una eccessiva concorrenza per rafforzare gli istituti e valorizzare la specificità del credito cooperativo.

Federico - Nel sistema di debolezza della Calabria, la più grande BCC calabrese è una delle più piccole che esiste in Veneto o Lombardia, la BCC dei Due Mari con 90 dipendenti. In un territorio in crisi queste banche hanno ancora un ruolo da svolgere, hanno la possibilità di dare il loro contributo e di salvarsi perché si basano su piccole economie, su rapporti individuali diretti. Devono tuttavia mettere in piede un sistema organico con sinergie reciproche ed aggregazioni che consente di guardare ad una area più vasta del campanile economicamente omogenea. Questo richiede un mutamento culturale, poiché la direzione della banca non può essere costituita dai notabili di turno, poiché la gestione deve essere una gestione d'impresa. Oggi abbiamo bisogno di presidenti che abbiano capacità manageriali, di direttori generali che rispondano a requisiti di professionalità e competenza e collegi sindacali indipendenti che controllino la corretta applicazione dei principi di sana gestione e l'applicazione rigorosa della normativa bancaria per garantire trasparenza e rigore.

Non abbiamo bisogno di arroccamenti, poiché le Bcc sono soggette ad una concorrenza spietata e non godono più delle condizione di privilegio di presidiare in maniera monopolistica un territorio. Anche un socio storico si rivolgerà altrove se trova condizioni più favorevoli.


C O P Y R I G H T

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