Convocare gli stati generali del credito

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno IX num. 30 del 31/07/2010)

Rende, 30 luglio 2010

Intervista a Giampaolo Chiappetta, consigliere regionale

La crisi ha colpito le nostre banche, ma occorre aiutarle a superare questo momento di difficoltà e garantirne l'autonomia

Qual'è il rapporto tra la crisi congiunturale e la condizione del credito nella regione? Vi è un allarme usura in Calabria?
L’argomento, o meglio l’intreccio di argomenti indicati nella domanda, si riferisce a situazioni e temi che sono purtroppo noti da molto tempo in Calabria, situazioni strettamente collegate che ciclicamente ampliano o diminuiscono la loro incidenza.
C’è tuttavia in questi mesi un elemento di cui è impossibile non tenere conto. Se infatti è vero che il sistema economico regionale nel suo complesso sconta i perduranti effetti della crisi congiunturale emersa tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010. È vero però che una crisi come quella che stiamo vivendo assume un carattere decisamente più grave in quei contesti territoriali nei quali le criticità di sistema sono strutturali. Passerà anche questa, ma sicuramente lascerà tracce profonde nella nostra societàomica internazionale ma nel quale gli effetti si amplificano per le note, durature e storiche difficoltà.
In che modo e in quale misura incide il credito?
Uno dei principali effetti di una situazione siffatta è rappresentato dal combinarsi degli elementi relativi al credito ed all’usura, una miscela che prevede la diminuzione del primo e, inevitabilmente in un sistema a corto di liquidità, l’aumento del secondo; l’analisi è corroborata dai dati e dalle indagini.
Basta, ad esempio, rileggere una recente analisi condotta da Eurispes secondo la quale proprio le province calabresi sono quelle maggiormente in difficoltà ed ai primi posti della classifica nazionale. L'indice di rischio a livello regionale si attesta al al 97,1%, il che significa che vi è una elevata probalità che un imprenditore che opera su questo territorio prima o poi deve fare i conti con l'usura..
Le cause sono tristemente note. Dal tasso di disoccupazione al Pil pro-capite straordinariamente basso rispetto alla media italiana ed europea, dalla presenza della criminalità organizzata alla non adeguata ed efficiente presenza di banche sul territorio che, peraltro, sono sbilanciate sulla raccolta, eccessive nei tassi di interesse e comunque poco impegnate sul credito alle imprese.
Le rilevazioni della Banca d'Italia indicano un momento di riflessione, non una brusca frenata.
Proviamo a dare qualche numero emblematico partendo dalla visione fornitaci dalle rilevazioni dalla Banca d’Italia riferite al 2009: il credito erogato alle imprese è risultato in calo del 2,3 per cento; i tassi di interesse sui prestiti a breve termine verso la clientela residente, pari al 7,2 per cento, sono risultati in aumento rispetto al dato di fine settembre 2009 e più elevati di quelli registrati a livello nazionale; il tasso di crescita dei depositi bancari delle famiglie consumatrici e delle imprese è sceso al 2,0 per cento, un dato inferiore rispetto a quello dei tre trimestri precedenti e a quello medio nazionale; la componente relativa alle famiglie consumatrici ha continuato il rallentamento rilevato per tutto il 2009, il numero complessivo di sportelli era pari a 530 e di questi 253 erano di pertinenza di Intermediari bancari con sede in regione.
Insomma, una realtà che non da certo adito all’ottimismo soprattutto in considerazione del fatto che essendo i dati riferiti al 2009 non rilevano – ovviamente – l’esplosione più ampia della crisi nel 2010 e la conseguente stretta finanziaria per le rigorose e necessarie politiche di bilancio nazionali ed europee.
A presidiare il territorio sono rimaste solo le BCC
Dai dati emersi da rilevazioni ed analisi, il ruolo delle banche locali assume una centralità strategica, necessaria, irrinunciabile; d’altro canto e più in generale basta leggere tutte le osservazioni che si sono fatte e si fanno in relazione al Mezzogiorno ed alla necessità, per il suo sviluppo, di una banca esclusivamente dedicata alle peculiarità di quest’area del Paese.
Ma al di là di questa osservazione non c’è dubbio che la logica del credito cooperativo, nei suoi presupposti e nella concreta operatività, sia essenziale per rafforzare l’impegno sul credito, facilitare l’accesso al credito, consolidare un rapporto banca-cliente che possiamo definire con termini non proprio tecnici o asettici di vicinanza e prossimità.
Le banche locali sono oggi in affanno. Se consideriamo le BCC cosentine tira un'aria pesante, tre di esse sono commissariate e per altre la situazione appare gravemente compromessa.
E quando anche questo sistema entra in crisi allora è inevitabile un’assunzione di responsabilità che superi le logiche del momento, prescinda da valutazioni troppo generali e si focalizzi su risposte concrete ed efficaci.

In provincia di Cosenza la condizione delle banche di credito Cooperativo non vive un momento facile e concorrono alla crisi molte delle cause che ho precedentemente elencato; c’è un elemento però dal quale non si può prescindere, il credito cooperativo con il suo profilo di autonomia serve alla provincia di Cosenza, ai cittadini, alle imprese ed al sistema economico complessivamente considerato.

Vi è una programmazione del sistema del credito nella regione?
Credito è un concetto particolarmente complicato, poiché assomma in sè molti presupposti e determina una serie di importanti conseguenze. Nel rapporto di credito, quello che si instaura tra banca e cliente genericamente indicato, trovano espressione l’affidamento, la fiducia, l’investimento, la redditività espressa dai tassi di interesse, le procedure previste per l’accesso.

Le conseguenze sono di immediata evidenza, riguardano lo sviluppo territoriale, la solidità del sistema economico, la qualità della vita dei cittadini, la prospettiva di crescita e consolidamento di quelle imprese che garantiscono i livelli occupazionali; sono intimamente convinto che nel credito e nella gestione di questa realtà si giochi larga parte del destino dei territori.
E rispetto a tutto ciò non c’è dubbio che la Regione, mi riferisco all’Istituzione, abbia il preciso dovere di rapportarsi a questo argomento con idee chiare, soluzioni condivise, approcci di sistema. La Giunta regionale ed in particolare il Presidente Scopelliti ha già sviluppato alcune importanti azioni, dal rapporto con l’Associazione Bancaria Italiana sino all’attenta considerazione del sistema dei Confidi.

Vi sono nodi irrisolti come la Fincalabra che sembra brancolare nel buio ...
Nella logica di questa nuova esperienza di governo regionale questi temi hanno la massima considerazione, penso, ad esempio, al ruolo, alla funzione ed alle disponibilità di intervento finanziario di Fincalabra: L’sperienza ci dice che se un soggetto come Fincalabra limita il suo intervento alla partecipazione azionaria, di fatto non sviluppa appieno le sue potenzialità.
Quello della semplice partecipazione a fronte di un impegno esclusivamente finanziario è ruolo che si addice ad un fondo d’investimento ma non mi pare sia proprio questo il caso ed allora, cosi come già si sta facendo, la sfida riguarda la capacità di costruire con ed attorno Fincalabra un sistema di interventi che determino crescita e non semplici salvataggi o mantenimenti dello “status quo.”
Lungo quali linee di intervento si propone di intervenire la Regione?
Vi è la massima attenzione al settore. Tuttavia, un’azione del genere richiede impegno ed anni di lavoro. Mi pare si sia iniziato col piede giusto; senza escludere – anzi proponendola – la possibilità di convocare con l’autorevolezza del Presidente Scopelliti gli stati generali del credito in Calabria. Sarebbe l’occasione per passare dalle analisi agli impegni comuni, dai distinguo alla corresponsabilità tra parte pubblica e privata, dall’immobilismo di sistema al dinamismo istituzionale.

Le difficoltà di accesso al credito favoriscono l'usura

Il Credito cooperativo assolve un'importante funzione sociale

Le istituzioni devono tenere in mente la sciagurata vicenda della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania

di Salvatore Magarò

Il debole tessuto economico della nostra regione è maggiormente esposto alla crisi ed al rischio di usura. La congiuntura da tempo non è favorevole a livello internazionale ed in Calabria non sono mancate le ripercussioni negative che hanno ulteriormente fiaccato il complesso delle imprese.

In questo contesto non sfugge il ruolo di primo piano che il sistema creditizio può esercitare a sostegno delle aziende a corto di liquidità e che si rivolgono sempre più spesso alle banche per ottenere anticipazioni finanziarie, come testimoniato dalla crescita esponenziale di questo dato registrata nell’ultimo triennio.

È evidente che, in un’area storicamente penalizzata dai grandi gruppi finanziari, che ieri hanno applicato tassi di interesse decisamente più alti della media nazionale e che oggi hanno irrigidito le procedure di concessione di prestiti e fidi, il Credito Cooperativo può assolvere ad una fondamentale funzione di tipo sociale, oltre che di carattere economico.

Del resto credo che, in quest’ottica, le Banche di Credito Cooperativo debbano privilegiare la salvaguardia degli equilibri finanziari del proprio ambito operativo rispetto al profitto che pure è un elemento da cui non si può prescindere. Le Bcc devono avere la capacità e la lungimiranza di supportare l’imprenditoria sana, guardando alla bontà dei progetti, scommettendo sulle qualità personali e manageriali di chi li propone e ponendo in secondo piano la questione delle garanzie. Le due cose però sono in qualche modo collegate; la permanenza di un presidio produttivo sul territorio alimenta l’economia, “fa girare i soldi” e, di riflesso, tiene in piedi la banca di riferimento di quel territorio che, diversamente, non avrebbe più motivo di esistere.

C’è anche un altro aspetto che non va sottovalutato. Le difficoltà di accesso al credito accrescono il rischio di ricorso all’usura. La Calabria è particolarmente vulnerabile all’usura per la presenza diffusa della criminalità organizzata che, tra le tante attività illecite, pratica anche l’usura, inquinando e sottraendo risorse ai mercati. Per questo è importante poter contare su una banca locale che intervenga per risolvere le temporanee crisi di liquidità delle aziende.

Seguiamo con grande attenzione la natura dei rilievi posti dalla Banca d’Italia nei confronti di alcuni istituti di credito cooperativo della provincia di Cosenza. Non perché la politica debba entrare nel merito dei provvedimenti assunti dall’autorità di Vigilanza, ma perché deve avere a cuore da una parte la tutela dei cittadini risparmiatori e dall’altra il mantenimento di presidi territoriali di riferimento per l’economia locale.

In una regione nella quale moltissime aziende si reggono attraverso le pubbliche commesse e forniture, il ritardo nel pagamento delle Pubbliche Amministrazione incide in maniera rilevante sulla crisi di liquidità del sistema imprenditoriale e sull’accesso al credito.

In Europa il tempo medio di pagamento della Pubblica Amministrazione è di 68 giorni. In Italia è di 138 giorni. In Calabria, in alcuni settori, si può arrivare addirittura ai 600 giorni.

Le imprese appaltatrici, i fornitori di beni e servizi, gli studi professionali che si rapportano con la pubblica amministrazione sono costretti a lunghi pellegrinaggi presso gli uffici competenti prima di ricevere le somme dovute. Un ritardo inaccettabile, spesso causa di gravi sofferenze per le aziende, costrette a ricorrere al credito bancario o a rivolgersi agli usurai.

I tempi di liquidazione delle fatture devono essere certi. Per questo ho presentato un disegno di legge che si pone il duplice obiettivo di snellire le procedure burocratiche attualmente in vigore in materia di pagamenti e di mettere in campo tutti gli strumenti necessari a sostenere le imprese che si trovano in difficoltà finanziarie a causa del mancato incasso, in tempi ragionevoli, di crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione.

La Regione deve fare la sua parte nella salvaguardia dell’autonomia e della territorialità delle banche locali, di concerto con enti ed associazioni che operano prevalentemente nel settore economico. Penso alle Camere di Commercio, alla Confindustria ed agli altri soggetti cui sta a cuore la presenza del credito cooperativo. E’ importante che la ricchezza ed il risparmio prodotti in Calabria restino in Calabria e siano reinvestiti in Calabria, tenendo a mente la sciagurata vicenda della Cassa di Risparmio, frettolosamente chiusa non senza ripercussioni per la nostra regione.


C OP Y R I G H T

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