Porto di Gioia: patto federativo con Genova?

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 7 del 19/2/2011


Rende, 18/2/2011

Ping pong dialettico tra Gioia Tauro e Genova. Luigi Merlo, presidente dell'Autorità Portuale di Genova propone, sulla Repubblica di Genova, una collaborazione tra i due scali commerciali. Giovanni Grimaldi risponde sulle pagine dello stesso quotidiano rivendicando la piena autonomia e rifiutando la proposta: "Ciascuno per se". In ballo vi sono i soldi promessi dal governo. Promesse da marinaio, che provocano malumori a terra ... Nereo Marcucci, presidente di Assologisticae manager ai vertici del gruppo Contship Italia (titolare fra gli altri del porto di Gioia Tauro), ex presidente del porto di Livorno, apprezza la proposta e rilancia.

Il presidente dell'authority Giovanni Grimaldi: "Condivido l'idea dell'autonomia finanziaria, non la sua proposta"

(da La Repubblica del 14/2/2011)

Giovanni Grimaldi, presidente dell'authority dello scalo calabrese, replica alla proposta che il suo collega di Genova, Luigi Merlo, ha lanciato attraverso le colonne di Repubblica.

Cosa pensa della proposta di Luigi Merlo?
«Si occupi delle sue cose - dice - non delle nostre».
Addirittura, presidente Grimaldi?
«Non è la prima volta che il presidente Merlo propone soluzioni non richieste alla situazione di Gioia Tauro. Mi spiace per lui, ma a Gioia Tauro ci pensano l`authority e la Regione Calabria».
Ma la proposta di Merlo è quella di dar vita a un patto virtuoso fra scali: dividersi quella parte di autonomia finanziaria che Genova reclama da tempo e che Gioia Tauro non potrebbe comunque percepire proprio per la sua specifica attività di transhipment.
«Ecco, proprio questo è il punto. Non sono d'accordo con l'ipotesi di dar vita a un fondo perequativo, perché di questo si tratta: un fondo che ridistribuisca una quota delle entrate raccolte dai porti sotto forma di Iva e accise».
Non condivide l'autonomia finanziaria? «Tutt'altro, sono un sostenitore dell'autonomia finanziaria per i porti. Va raggiunta il più in fretta possibile. Ma bisogna tenere conto delle specificità degli scali. Oggi si parla di autonomia finanziaria, prima si parlava di extragettito, parola poi passata di moda. Comunque sia, Merlo punta a riavere dallo Stato il 5-6% di quanto incassato per la merce in importazione. Anche per Gioia Tauro si potrebbe immaginare una quota simile, ma agganciandola a una soluzione virtuale, che tenga conto del numero dei movimenti. Ma non legherei assolutamente l'autonomia a un fondo perequativo».
Presidente Grimaldi, l'autonomia, in qualunque modo vi arrivi, servirebbe a tamponare l'emorragia dei traffici, rendendovi più competitivi nell'offerta alla clientela.
«Non c'è dubbio che un porto come Gioia Tauro soffra il confronto con i porti del Nord Africa, che costano un terzo. Ma a noi è bastato togliere la tassa di ancoraggio per avere una vera e propria impennata dei traffici. Guardate all'andamento del secondo semestre del 2010 rispetto al primo per rendervene conto. Abbiamo recuperato il 15 per cento dei traffici».
E come avete chiuso l'anno?
«Con una flessione dello 0,2 per cento, anche se altri hanno parlato di un calo del 5».
E ora come va?
«Ora abbiamo le banchine piene di navi, ma è soprattutto la conseguenza della crisi di paesi come Tunisia ed Egitto. Non vogliamo crescere sulle disgrazie altrui. Vogliamo crescere per le nostre capacità». (mas. m.)

La risposta di Luigi Merlo, Presidente dell'Autorità Portuale di Genova

Intervista di Oreste Parise

Vi possono essere ipotesi di cooperazione tra le due realtà portuali?
Non credo possano esserci sinergie operative anche perché la autorità portuali non sono in grado di orientare le merci e i mercati, quello su cui a mio avviso si dovrebbe lavorare è un sistema integrato nazionale della portualità che individui livelli di importanza dei porti anche in relazione al nuovo quadro di riferimento che la comunità europea sta predisponendo. Ritengo insomma che andrebbe individuato un asse prioritario di sviluppo per i principali porti di destinazione finale come quelli liguri e il principale porto di transhipment italiano. Quando due anni fa feci la previsione della crisi che si è poi determinata per i porti italiani di trasbordo non volevo muovere critiche ma avendo avviato intese sia con i porti tunisini che quelli marocchini conosco molto bene quelle realtà e gli enormi vantaggi competitivi che hanno. Penso quindi ad un nuovo quadro normativo selettivo che riconosca la specificità del transhipment definendo gli assi portanti della portualità italiana.
Giovanni Grimaldi, presidente dell'Autorità Portuale di Gioia Tauro in una intervista su Repubblica ha energicamente rifiutato la sua proposta considerandola una operazione di lobbying sul governo per ottenere maggiori finanziamenti all'attività portuale. Il timore è che prevalga il criterio della spesa storica e Gioia Tauro verrebbe penalizzata ancora una volta ...
Sono rimasto molto sorpreso dalla risposta di Grimaldi che tra l’altro stimo e apprezzo per il suo lavoro, anzi pensavo che la cogliesse al volo come opportunità per Gioia Tauro. La mia è una idea di federalismo solidale e voleva contribuire ad aiutare Gioia Tauro ad avere risorse continue e strutturate e non collegate a provvedimenti spot e sempre imprevedibili come nel caso del mille proroghe. L’esempio è semplice,nei porti di destinazione finale contrariamente a quelli di transhipment vengono incassate iva e accise, solo a Genova parliamo di due miliardi all’anno e neppure un euro rimane sul territorio. La mia proposta è semplice, prevedere ad esempio che il 5 % venga riconosciuto ai principali porti italiani come autonomia finanziaria e di questo 5 destinare l’1 o il 2 % ad un fondo a favore del transhipment. L’avessero fatta a me a parti inverse l’avrei colta al volto. E del resto mi pare che Marcucci abbia dichiarato che per il gruppo Contship si tratta di una proposta positiva su cui lavorare. Sarebbe un beneficio comune e il riconoscimento oggettivo dei principali porti italiani con diverse funzioni e specificità. In caso contrario si applicasse l’autonomia finanziaria in modo puro i porti come Genova ne avrebbero un grande vantaggio e Gioia Tauro nessuno.
Ritiene possibile un piano industriale che consenta di sfruttare l'attività di transhipment convogliando su Genova i container sbarcati nel porto gioiese per immetterli nel sistema viario e ferroviario dell'Europa Meridionale?
Non può esistere un piano industriale che possa programmare a tavolino l’alleanza Genova Gioia Tauro, Gioia Tauro serve Genova ma anche moltissimi altri porti ed è giusto cosi, quello che c’è da fare è contribuire in maniera innovativa al piano nazionale della logistica che il governo sta predisponendo e fare delle scelte di priorità, onestamente, e so di dire una cosa non gradita ai miei colleghi, tre porti di transhipment in Italia sono troppi e destinati a non durare nel tempo. Basta studiare lo sviluppo portuale mediterraneo e i traffici per rendersene conto, non è nascondendo i problemi che si risolvono. Credo onestamente che l’unico porto di transhipment che può guardare al futuro è Gioia Tauro, può contare su un grandissimo armatore come Msc che deve aiutare a consolidarsi . Ma deve esplorare anche nuove funzioni e prospettive, ho letto e condiviso con interesse le dichiarazioni del presidente della Regione quando ha sottolineato la necessità di uno sviluppo logistico industriale da affiancare al porto. Ma certamente Grimaldi meglio di me saprà cosa fare.

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