Tiberio, un libertino moderno

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 19 del 13/05/2011


Rende, 10/5/2011

Evento culturale calabrese a Capri
Miryam Peluso con la sua associazione culturale ha organizzato un meeting a Capri incentrata sulla controversa figura dell'imperatore romano che negli ultimi anni della sua vita si appartato nel suo lussuoso eremo isolano dal quale si occupava degli affari di stato

Per il terzo anno consecutivo una folta rappresentanza calabrese si è recata a Capri per esportare cultura. Un indubbio successo per Miryam Peluso, presidente e animatrice culturale dell'Associazione Le muse d'Arte, che ha ampliato il campo delle sue attività dei suoi interessi all'organizzazione di mostre personale di pittori provenienti da tutto il mondo, a spettacoli musicali, rappresentazioni teatrali, convegni tematici con un ampio spettro di argomenti storici e letterari.

Nei precedenti incontri sempre organizzati, come quello di quest'anno, con il Centro Ignazio Cerio, un prestigioso istituto culturale che ha sede nell'isola partenopea, si erano presentati personaggi ed eventi storici calabresi al fine di far conoscere la regione e le sue testimonianze storiche e culturali.

Quest'anno si scelto di occuparsi dell'imperatore Tiberio, un tema molto impegnativo che ha il sapore di una sfida considerato il particolare rapporto che ha egli ha avuto con l'isola, dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita eleggendola di fatto a capitale reale dell'Impero. La manifestazione si svolta nei primi giorni della settimana santa in un dolce clima primaverile che ha provocato l'afflusso di un grande numero di visitatori, accorsi numerosi e interessati a tutti gli eventi culturali e ricreativi organizzati sull'isola.

La figura dell'imperatore, sotto il cui regno avvenne la crocifissione di Cristo, molto discussa e ancora oggi dopo due millenni i giudizi sulla persona e sul suo operato non sono unanimi. Durante il suo soggiorno, Capri era diventata il luogo dei piaceri più lussuriosi, ma anche un importante centro culturale, poiché l'imperatore era ossessionato dal sesso, dalla cultura, dall'arte, della letteratura. Attorno a lui chiama le personalità più rilevanti, letterati, artisti, astrologi, e uno stuolo di architetti che si occuparono della costruzione delle numerose ville imperiali. La più sontuosa delle quali fu Villa Jovis. Un immenso edificio di 5.500 metri quadri costruito su di uno strapiombo a più piani, soluzione edilizia insolita per l'epoca.

Per illustrare questa personalità complessa si sono organizzati un convegno e una pièce teatrale. Entrambi hanno riscosso un successo di pubblico, alquanto insolito nel clima vacanziero e godereccio dell'isola, e di critica. I giornali locali hanno dato molto rilievo all'avvenimento.

A corollario di queste, la Galleria d'Arte Le Muse ha allestito una mostra personale del pittore sudamericano Clovis Aquino e l'esposizione di presepi dell'artista calabrese Luigi Marrello, anch'essi oggetto di attenzione e curiosità da parte degli isolani e dei numerosi turisti accorsi per le festività pasquali.

Al dotto convegno, dopo un saluto di Filippo Barattolo, presidente del Centro Ignazio Cerio, il sen. Umile Peluso, insigne professore di storia ha svolto la relazione introduttiva, fornendo una sintetica rappresentazione della figura dell'imperatore. Senza dubbio Tiberio fu un personaggio tragico ha iniziato il prof. Peluso. La sua vita si chiuse, come si sa, a Capo Miseno nel 37 d.C. dopo undici anni di permanenza in quell'isola durante i quali non era mai tornato a Roma.

A voler credere ai suoi storici maggiori, Tacito e Svetonio, ebbe immondi vizi e commise nefandezze di vario genere, soprattutto a Capri, dove si era rifugiato proprio per coltivare in una solitudine impenetrabile tali vizi, come scrissero i due storici.

In realtà anche accettando su di lui i più duri giudizi, egli fu un uomo che seppe governare l'impero tanto da essere da qualcuno giudicato il migliore tra gli Imperatore che si succedettero sul trono di Roma. Si può dire, dopo un esame di tutta la sua vita, che fu un uomo al di sopra del suo tempo e che seppe dominare gli eventi politici come quelli personali, di famiglia, con vigore e intelligenza, senza incertezze e tentennamenti. Al di là e al di sopra della realtà vissuta, Tiberio ebbe una vita segreta molto ricca, singolare,unica.

Si può dire che visse tre esistenze vissute su piani diversi, inseparabili, distinte come se appartenessero a più persone.

Una prima esistenza quella dell'uomo che vive in un tempo di violenze e di conflitti insanabili in una torbida miscela di bassi istinti e di normale quotidianità. C'è poi un'altra vita, di affetti e nobili sentimenti, aggredita dal mondo esterno con violenza e intromissioni a lui estranee, subite per necessità

E c’è infine un terzo livello: altissimo, sublime, di esistenza, quello di una quotidiana frequenza con un mondo fatto di stelle, di costellazioni, di fantasmi celesti che gli venivano incontro nelle sue notturne contemplazioni degli spazi siderali.

Qui appagava il suo spirito, e conosceva tutte le verità possibili; qui il tempo si faceva eterno e tutto il passato,con il presente e il futuro, gli confluiva nel cuore e nella mente.

L'universo perfettissimo era suo, fisso, immutabile senza ombre, svelato in ogni sua parte; tutto luce in un eterno divenire.

Gli eventi storici al primo e al secondo livello di esistenza potevano svolgersi nella loro successione senza confliggere o mescolarsi con quei fantasmi di luce; egli li considerava connaturati all'uomo, facenti parte della sua esperienza; non li subiva, era come se non fossero suoi, ma appartenessero ad altri.

La sua esistenza vera era lì in quell'iperuranio inaccessibile a chiunque; lì in quelle costellazioni era la sua vera vita. Un'ombra di quella immutabile felicità era nei poeti che leggeva; nella perfezione dei loro versi greci.

Quando qualche viso gli balenava nella mente, del fratello Druso o di Vipsania, sapeva di celestialità e subito svaniva. Così Tiberio visse più vite lasciando agli altri solo la scorza superficiale, che fu quella conosciuta, e in realtà un involucro vuoto e fragile.

Il suo allontanamento da Roma era una fuga dalla meschinità degli uomini, il desiderio di una purezza interiore, di vivere una vita insieme con coloro poteva intrattenersi a discutere di arte e di poesia. Aveva un malcelato disprezzo per gli uomini che lo circondavano a corte, la cui unica preoccupazione era la ricerca di denaro e potere. Parlando dei senatori era solito dire i greco che "agli uomini sta bene la schiavitù" poiché avrebbero accettato qualsiasi umiliazione pur di conservare il loro status. Egli ora vive nelle sue costellazioni.

Daniela Tarditi ha proseguito nella ricostruzione della vita dell'imperatore sottolineando l'importanza delle relazioni familiari e della vita personale. Tiberio, successore di Augusto (morto nel 14 d.C.), che regnerà dal 14 al 37 d.C., apparteneva alla gens Claudia e aveva parentele con la gens Iulia, attraverso Augusto, che lo adotterà nel 4 d.C., all'età di 45 anni.

Tarditi ha quindi illustrato i rapporti familiari di Tiberio con la moglie Giulia, figlia di Augusto, e prima ancora con la precedente moglie Vipsania Agrippina, con la madre Livia, il padre Tiberio Claudio Nerone, morto quando Tiberio era ancora giovanissimo, e infine con il padre adottivo Augusto.

Inoltre si soffermata sulla figura del prefetto del pretorio Seiano, che godette della fiducia dell'imperatore, ma che non fu alieno da sospetti e macchinazioni. Egli, che aspirava a succedergli verrà successivamente ucciso nel 31 d.C, con l'accusa di tradimento. Per avere una ricostruzione equilibrata della vita e della personalità di Tiberio, necessario mettere a confronto le opere dei principali storici che hanno scritto su di lui, poiché spesso i giudizi e gli episodi narrati risentano dell'acceso dibattito politico che seguiva ogni successione sul trono dell'impero.

Tacito, Svetonio e Dione Cassio non offrirono dell'imperatore Tiberio, e in particolare degli ultimi anni della sua vita, un'immagine positiva sotto il profilo morale, secondo la quale il suo volontario esilio a Capri era dettato dalla voglia di lasciare libero sfogo ai suoi inenarrabili vizi, abbandonandosi alla gola e alla sfrenata libidine.

Altre fonti (Velleio Patercolo, Seneca, Strabone, Valerio Massimo) forse meno influenzate dal dibattito politico che accendeva gli animi dei sostenitori di questo o quel partito, offrono un quadro diverso e certamente più positivo. È, infatti, più verosimile che il suo rifugio caprese avesse lo scopo di garantirgli la sua naturale riservatezza e moderazione che avevano caratterizzato la sua vita e di potersi dedicare alla cura dell'impero senza la nefasta influenza di una corte rapace e preoccupata dei propri affari personali. Tiberio era un uomo abile e colto, ma anche schivo, molto rispettoso della legge, grande generale e amministratore attento, che cerca di mantenere equilibrati rapporti con il Senato, creando le condizioni per il mantenimento della pace.

La controversa figura dell'imperatore, che ha dato vita a un vero e proprio quodlibet tra gli studiosi, è stata approfondita da Leopoldo Conforti, il quale ha analizzato nel dettaglio le notizie fornite dagli storici latini. L'imperatore Tiberio risente dei giudizi prevalentemente negativi relativi solo in parte alla sua attività politica, ma soprattutto alla sua posizione morale proveniente da ambienti ideologici sull'aristocrazia senatoriale ostile all'imperatore che dai tempi di Augusto aveva visto decrescere il suo potere politico. Di questa posizione diventano portavoce sia Tacito sia Svetonio, che però svolsero la loro attività circa un secolo dopo l'impero di Tiberio. I due storici raccontano che l'imperatore Tiberio si concedeva i piaceri più sfrenati nella sua villa a Capri, lontano dagli occhi indiscreti di Roma.

Più attendibili devono ritenersi le notizie fornite degli storici contemporanei Velleio Patercolo, Valerio Massimo, Plinio il Vecchio, Strabone nelle opere dei quali non compaiono giudizi negativi sull’amministrazione e sulla figura morale di Tiberio, il quale viene ritenuto un grande amministratore, intelligente e responsabile della cosa pubblica.

Fu molto rispettoso dell'autorità del Senato e delle alte magistrature, monetizzò l'attività dei tribunali, fece progredire le Province con la vigilanza dei reggitori e la costruzione di strade.

Le critiche alla sua attività morale, di natura sessuale e astronomica, hanno inizio dal suo soggiorno a Capri che comincia dal 26 d.C., quando l'imperatore aveva 67 anni. È poco credibile che le brutture morali di cui accusato l'imperatore siano assenti nel periodo giovanile e della maturità e si siano manifestate soltanto nel periodo senile.

Tiberio va giudicato senza pregiudizi attraverso la valutazione di quello che realmente fu, liberandolo da malignità e dicerie di cui non immune la storiografia e la letteratura biografica.

Gerardo Gallo si soffermato su Tiberio nella sua qualità di Generale. Mentre vi sono notevoli divergenze nel giudizio sulle sue abitudini sessuali e sulle doti morali, tutte le fonti concordano nel ritenere l'imperatore un ottimo soldato prima e un invitto generale poi. Egli consolidò la pax romana inaugurata da Augusto e rinsaldò l'impero. Nell’8/10 d.C., Roma era in balia di una preoccupante instabilità causa delle continue sollevazioni delle province a essa sottoposte. Noto per le sue virtù militari e le attitudini al comando, nutriva rancore verso Augusto per la fine del suo matrimonio con Vipsania, ed era restio a riappacificarsi con lui e condurre l'esercito romano a sopprimere le rivolte. Accettò infine di muoversi alla riconquista della Germania a tre condizioni, una delle quali era l'estensione della Lex Caducaria anche ai cittadini romani deceduti senza eredi, per impinguare, in tal modo, il tesoro di Roma e poter allestire un esercito capace di domare i Germani. L'esercito allestito era forte di 100.000 uomini e con esso, manovrando per terra e per mare, Tiberio riconquistò la Germania. Tornato a Roma si ebbe il trionfo. Nel 14 d.C. divenne successore di Augusto. In seguito domi Pannoni, i Dalmati e i Marcomanni e dopo poco tempo i Cimbri e i Teutoni. Concluse le operazioni militari con la riconquista delle province, Tiberio trasferì le truppe nei quartieri d'inverno, lasciandone il comando a Marco Emilio Lepido.

Il suo soggiorno a Capri una chiara evidenza che sotto l'impero durante il suo regno godeva di una completa condizione di pace e non vi erano preoccupazioni ai confini.

La manifestazione caprese si conclusa con la pièce teatrale curata da Vincenzo Ziccarelli e dell'Associazione Culturale Magarie Teatro, una lettura drammaturgica di alcuni brani sulla vita di Tiberio e di chi gli è stato vicino durante la sua permanenza a Roma e il suo ritiro a Capri, composto con la consulenza storica di Umile Peluso, Gli interpreti sono stati Laura Marchianò Marco Silani, Stefania De Cola e Francesco Cutrupi .

Il lavoro, che aspira a diventare un'opera drammaturgica compiuta, ha trattato in tre vivaci episodi alcuni incontri di Tiberio con i familiari e con il suo amico Trasillo.

Il primo episodio parla dell'incontro tra Tiberio e la madre Livia, moglie di Augusto, la quale incoraggia, con l'appoggio determinante della volontà dell'imperatore, il proprio figlio Tiberio a ripudiare la moglie Vipsania per sposare la due volte vedova di Marcello e di Agrippa Giulia figlia di Augusto. Il dialogo teso e drammatico tra una madre e un figlio che non si comprendono, finisce poi con l'accettazione da parte di Tiberio dei voleri di Livia e dell'imperatore.

Il secondo episodio lo scontro più duro e senza possibilità di conciliazione tra i due sposi Tiberio e Giulia che non si capiscono e non sanno stare più insieme. L'ultimo episodio una riflessione sul potere tra Tiberio e il suo amico e consigliere Trasillo, astrologo e letterato.

Tiberio, uomo dalla personalità complessa e spesso contraddittoria, vorrebbe trovare una soluzione al conflitto permanente tra l'imperatore e il popolo, conflitto aggravato tante volte dall'inaffidabilità o dal tradimento dei propri collaboratori.

Partendo dalla convinzione che senza un potere giusto e regolatore i rapporti fra gli uomini diventerebbero impossibili o sempre vantaggiosi per i peggiori e più spregiudicati individui, si dovrebbe arrivare all'accettazione da parte di tutti delle regole utili alla convivenza, impresa certamente difficile.

Una manifestazione di grande successo, una testimonianza che possibile organizzare eventi di rilievo nazionale senza gravare sui magri bilanci delle istituzioni locali. Un gemellaggio culturale quello tra Capri e la città bruzia che offre la possibilità di ulteriori esperienze e occasioni culturali.

Manifestazione Capri 2011

Nella foto

Da sinistra Prof. Gerardo Gallo, Dott.ssa Myriam Peluso (Presidente Associazione Culturale Le Muse Arte), Prof. Leopoldo Conforti, Avv. Daniela Tarditi, Prof. Filippo Barattolo (Presidente Centro Caprense Ignazio Cerio)

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