Oggi più che mai io resto in Calabria

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 45 del 12/11/2011


Rende, 10/11/2011


Il mondo politico si è rimesso in movimento

Parla Pippo Callipo per rinnovare il suo impegno politico che cerca di coniugare il suo movimento con quello di Montezemolo alla ricerca di nuovi equilibri, mentre vengono meno tutti i punti di riferimento.


Qualche settimana fa lei ha organizzato a Lametia Terme la convention di “Italia Futura”, l'associazione politico-culturale di Luca Cordero di Montezemolo. È l'annuncio di un rinnovato impegno politico di Pippo Callipo in Calabria?
L’impegno politico, inteso nel senso più etico e sociale del termine, non è mai venuto meno da parte mia verso il territorio, come dimostra ciò che quotidianamente anche le aziende del gruppo fanno supportando le realtà associative locali e non solo. L’incontro che si è svolto il 15 settembre a Lamezia Terme, di cui il suo giornale ha dato notizia, non è stata la convention di Italia Futura, bensì un momento di confronto tra “Io resto in Calabria” e “Italia Futura”, due realtà associative con alcune affinità, che con quell’incontro hanno aperto una fase di dialogo e di conoscenza reciproca.
Cosa significa questa nuova creatura è l'annuncio di una nuova formazione politica o di un movimento trasversale che intende rinnovare la politica?
Italia Futura è certamente un movimento trasversale, che può rappresentare una grande novità nel panorama della società civile italiana, così come “Io resto in Calabria” rappresenta una piacevole anomalia in quello calabrese. Poi se nel tempo diventerà un partito o meno, credo dipenderà da quanto riuscirà ad “incidere” nei territori e da quanto lo stesso fondatore Montezemolo abbia voglia di impegnarsi nel panorama politico nazionale in prima persona.
L'evidente declino di Silvio Berlusconi e del suo partito-azienda impone una riflessione sul ruolo degli imprenditori. Non si vuole negare loro di impegnarsi, ma non può considerare la politica come una occasione per moltiplicare i propri affari. La politica è anche sogno, utopia, progettazione del futuro. L'esempio che abbiamo conosciuto non è certo esaltante.
Sono d’accordo con Lei. Non si può considerare la politica al servizio dei propri individuali interessi. Berlusconi, prima ancora che un imprenditore è un uomo, quindi non si può generalizzare.
Inoltre, anche fare impresa è spesso utopia, soprattutto in questa Calabria.
Mi creda creare un’azienda sana in questa terra richiede un grande coraggio e anche una grande forza nel credere di poter realizzare i propri sogni: rendendo di successo la propria impresa e creando benessere per il territorio, perché le imprese fanno anche questo.
La Calabria non ha mai conosciuto un vero e proprio sviluppo industriale. Tutte le politiche di incentivazione all'imprenditoria sono fallite. Qual è il blocco sociale di riferimento: i lavoratori, il popolo delle partite IVA, i commercianti, i dipendenti pubblici?
La Calabria è così complessa che è difficile individuare un solo blocco sociale. Ci sono fattori ambientali, di burocrazia, di distanza dai principali mercati di riferimento, di carenza delle infrastrutture, di inesistenza della cultura d’impresa etc.. Soprattutto, però, ritengo che sia sempre mancata la volontà politica di far decollare economicamente la Calabria.
Nella sua esperienza di Presidente della Confindustria regionale e poi come commissario di quella reggina, come giudica la classe imprenditoriale calabrese? È possibile considerarla come base per una nuova classe politica?
Gli imprenditori rispecchiano in buona parte la realtà. Ci sono quelli capaci e quelli meno capaci, quelli più coraggiosi e quelli più tranquilli. Poi ci sono i “prenditori” che hanno fatto scempio della Calabria sottraendole ricchezza e speranza. Non siamo tutti uguali. Di sicuro, i giovani imprenditori calabresi stanno dimostrando di avere una marcia in più, per questo già nel 2005 a Roma, chiesi di abolire la divisione tra Confindustria “senior” e Confindustria giovani. Essere un buon imprenditore non è garanzia di essere un buon politico, la capacità di fare politica e di lavorare per la società in cui si opera, dipende molto dalla sensibilità di ciascuno e dalla propria formazione. Quello che è certo è che alcuni imprenditori dovrebbero allontanarsi dalla politica che oggi governa la nostra Regione, mentre altri dovrebbero avere più coraggio e vivere l’impegno civico con maggiore passione e in maniera più pubblica e visibile, così da dare coraggio a chi si sente più solo e debole.
Qual è il progetto politico, quali alleanze e quali sono gli alleati con i quali volete costruire l'alternativa?
“Io resto in Calabria”, come dimostrano questi due anni di lavoro continuo sul territorio, anche dopo il risultato delle ultime elezioni regionali, crede che l’alternativa si costruisca non con le alleanze, ma con persone che condividano il progetto e siano capaci di abbandonare, come primo segno di cambiamento reale, le proprie insegne e le logiche che oggi guidano la politica regionale e nazionale. Anche perché attualmente con chi ci si potrebbe alleare in Calabria certi di non ricadere nei soliti e nefasti giochi di potere e di poltrone?
Qual è il rapporto con il terzo Polo (API, UDC)? E quello con gli ex compagni di viaggio, come l'IDV e la nebulosa della sinistra?
Non ho al momento rapporti di alcun tipo, con i partiti del panorama politico attuale. Con IDV c’è stata la condivisione della battaglia delle regionali, che poi purtroppo non ha successivi sviluppi.
Nella convention di Lametia vi erano molti volti noti della politica, pronti a salire sul carro delle novità per rinnovare il loro interesse alla conservazione della poltrona. Tutto cambia perché tutto resti tale e quale?
No, tutto deve cambiare, per prima cosa gli interpreti. Come le dicevo quella riunione è stata organizzata per far incontrare Italia Futura e “Io resto in Calabria”. Noi abbiamo invitato oltre 100 persone. Evidentemente la notizia è arrivata anche a chi non era “invitato”, almeno da noi. Francamente vedere presenti alcuni personaggi ha sorpreso anche me. Il progetto che abbiamo cominciato nel 2009 ha una sua linea molto chiara e coerente; i riciclati della politica non li abbiamo imbarcati alle regionali e di sicuro non l’imbarcheremo oggi, per giocarci la credibilità che, lavorando sul territorio, ci siamo creati come movimento trasversale e soprattutto “pulito”.
Ancora una volta la politica si costruisce al Nord per salvaguardare interessi del Nord. Perché un meridionale, un calabrese, dovrebbe entusiasmarsi per un movimento che considera molto tiepidamente le esigenze e i bisogni del Sud?
Credo che la politica oggi si crea dove ci sono persone che hanno voglia e coraggio di generare un rinnovamento concreto. Dobbiamo rompere questi schemi nord-sud, non è detto che tutti a nord di Roma condividano le becere idee che troppo spesso la Lega esprime. Anzi, sempre più frequentemente proprio al nord tra gli imprenditori si sente la necessità di dare maggiore supporto al Sud. E’ infatti il meridione a rappresentare l’unica via di sviluppo e crescita per l’Italia. I nostri talenti fanno la fortuna di aziende multinazionali e noi dovremmo lavorare per riportarli qui, così che possano innovare ad ogni livello la nostra società. Un calabrese che crede nella propria terra dovrebbe entusiasmarsi per “Io resto in Calabria”, perché c’è gente, soprattutto giovani, che lavorano per realizzare una Calabria differente e capace di guardare al futuro.
La giunta regionale ancora una volta appare come una fort Alamo assediata dagli indiani. Si susseguono indagini, rinvii a giudizio, un consigliere regionale agli arresti. La politica è inquinata o si è di fronte a un accanimento giudiziario?
È innegabile, viste le indagini in corso, le intercettazioni, il numero dei consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa e le condanne nei primi gradi di giudizio di alcune indagini, che la politica calabrese ha al suo interno cellule tumorali, che fanno parte di quella zona grigia della nostra società che è attigua alla ‘Ndrangheta e alle attività che la malavita gestisce sul territorio calabrese. Anche perché, altrimenti sarebbe inspiegabile, come alcuni politici che non hanno mai fatto nulla di positivo per la Calabria continuino a prendere molte preferenze. Siccome non credo che i cittadini onesti calabresi siano privi di giudizio quei voti devono, presumibilmente, provenire da clientele e favori.
In che modo si organizzerà questa nuova formazione, un movimento spontaneista, un partito strutturato sul territorio, un'associazione che discende da un capo carismatico, un soggetto politico autonomo o semplicemente uno strumento messo al servizio dei partiti o della coalizione che si candida al governo del Paese?
Su come si stia strutturando Italia Futura, credo sia meglio chiedere a chi si sta occupando del progetto. Io le posso dire come sta lavorando “Io resto in Calabria”, perché credo che sia un modello da emulare, basato sull’esperienza e la conoscenza del territorio e sull’entusiasmo di un gruppo di giovani che ogni giorno mette in tutto quello che fa un grande amore per la Calabria. La nostra è un’associazione orizzontale e snella che lavora quotidianamente per tenere attivi gli aderenti, organizzare le manifestazioni, curare la presenza sui mezzi di comunicazione e interfacciarsi con i gruppi territoriali. Il fatto che abbiamo una pagina Facebook con oltre 15.500 aderenti in continua crescita e la richiesta di confronto da parte di Italia Futura è la dimostrazione che il movimento si muove, si misura con i territori, ma soprattutto lascia spazio a chi ha voglia di impegnarsi e fornisce stimoli per attivarsi e fare. Insomma, cerchiamo di fare la politica “normale” che in Calabria, purtroppo, sembra non esistere se non in piccole oasi, guidate da sindaci e consiglieri sani e virtuosi.
Quale potrebbe essere il riflesso di quanto successo in Parlamento ieri sulla politica regionale?
Più che le dimissioni di Berlusconi, sulla politica regionale penso possa gravare il peso delle inchieste in corso da parte della Procura di Reggio Calabria. Anche se, sicuramente, questa mutazione drastica del panorama politico nazionale e la possibilità di elezioni anticipate, potrebbe creare una spaccatura nell’attuale maggioranza del Governo regionale. Sempre che l’UDC non continui a perpetrare la politica dei due forni. Se a livello nazionale il Terzo Polo, sarà realmente una terza scelta, a livello locale si dovranno trarre le dovute conseguenze; ma i nostri politici calabresi ci hanno insegnato nel tempo che per una poltrona si può tutto e il contrario di tutto. Quindi, mi rattrista dirlo, ma non vedo nei prossimi mesi reali ripercussioni della caduta di Berlusconi sulla nostra politica locale.

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