Sotto traccia, idee per ridare un senso alla politica

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno X num. 48 del 3/12/2011


Rende, 29/11/2011


La tecnocrazia al potere

Una raccolta di saggi curata da Oscar Greco ed edita da Rubbettino Editore costituisce una base di discussione per un governo nato dal cilindro di Napolitano, ma che risponde a una logica che viene da molto lontano.


Non si può certo pensare che un libro pubblicato un anno fa possa contenere dei pregiudizi sul governo presieduto da Mario Monti. Nessuno in quel momento riusciva a intravedere una luce in fondo al tunnel, sembrava ancora di essere agli albori del Medioevo politico instaurato dal populismo televisivo. Solo sul finire dell'anno si restò sospesi alla fiammella accesa da Fini che si spense amaramente il 14 dicembre per quanti avevano sperato che una infausta esperienza avesse consumato l'olio della lampada. Quel voto inquinato da oscure manovre del mercato del consenso segnò l'inizio di una lunga agonia costata cara all'intero Paese giunto sull'orlo del baratro economico e di credibilità internazionale. Alla fine “tout se tient”. Una crisi in quel momento sarebbe stato un salto nel vuoto, poiché si era preparata la trappola, ma non si era costruita una ipotesi per un ricambio di governo.

CopertinaTutto è cambiato nei dieci giorni “che sconvolsero il mondo” politico sturando la palude in cui si era impantanata la politica, per usare l'espressione di John Reed a commento della rivoluzione russa. Una palude diventata mefitica che cominciava a emanare miasmi malarici. Una accelerazione improvvisa che ha reso difficile una analisi puntuale di quanto si stava verificando da parte dei commentatori politici. Più che la cronaca immediata serve una analisi meditata su quanto sta maturando nel panorama politico italiano.

Un libro scritto con tanto anticipo è diventato così utile oggi per tentare di dipanare una matassa che si presenta ancora molto ingarbugliata. Vale la pena di leggere tutti i contributi di autori diversi ma tutti di chiara matrice di sinistra per una comprensione di quanto sta maturando nel variegato mondo dell'antiberlusconismo. Molti cliché sono destinati a cadere con la sua caduta. Ha più senso, ad esempio, un movimento come quello di Antonio Di Pietro populista per combattere il populismo?

Il libro non conteneva predizioni confezionate in terzine alla Nostradamus, ma una lettura d'insieme fornisce una lucidità premonitrice, un tentativo di analisi della situazione politica italiana con il contributo di studiosi e ricercatori che cercano di trovare qualche spiegazione ai molti suoi paradossi.

Giuseppe Cantarano si interroga sulla politicità dell'antipolitica rappresentata da Berlusconi, che contiene una contraddizione nella sua stessa definizione: “Giacché è con il linguaggio della politica che la politica definisce ciò che la politica ritiene non politico”, come si esprime con uno scioglilingua. La politica costituisce la centralità tolemaica del potere che trova la sua legittimazione nella partecipazione democratica alla vita politica attraverso le elezioni. Se la politica si riduce a pura lotta per il potere con la conquista del consenso, chiunque può parteciparvi con i suoi metodi e suoi sistemi: à la guerre comme à la guerre!” Come contestare allora la legittimità del potere berlusconiano con il suo vasto consenso nazionalpopolare costruito attraverso l'imbonimento televisivo. Il capitalismo popolare è legittimato dal consenso elettorale e nulla si può eccepire se questo è il risultato di una falsa rappresentazione della realtà

Vi è un ulteriore paradosso nel fatto che mentre, per effetto dell'astensionismo crescente, diminuisce drasticamente il consenso dei governanti, aumenta il loro potere con l'attribuzione di premi di maggioranza e le riforme striscianti in direzione presidenziale, accentuata da uno stravolgimento della prassi istituzionale e costituzionale per la concentrazione del potere nell'oligarchia governante.

Giuseppe Pierino sostiene che la crisi della politica nasce dalla sinistra che ha perso la sua autonomia e non ha più avuto la forza di arginare il populismo autoritario all’origine dell’attuale degrado. La sinistra ha abbandonato il nucleo vitale del pensiero di Marx, ma non è riuscita a elaborare una teoria più rispondente ai tempi e ai bisogni emergenti della società. Si è dovuto aspettare Giulio Tremonti, ad esempio, per un attacco al “mercatismo“. L'intellighenzia della sinistra ha seguito balbettante il pensiero dominante senza avere il coraggio dell'elaborazione di una proposta, un programma per gestire la nuova realtà che si è venuta a creare con la globalizzazione. Dopo una prima fase di successi, questa che ha provocata il decollo di alcuni importanti paesi come i Bric, ha creato smisurate concentrazioni finanziarie e a un mercato sofisticato, pervasivo e senza remore che ha generato uno spaventoso disavanzo pubblico e guasti sociali devastanti.

ContributiIl pensiero dominante è stato costruito sulla reagonomics, che ha trovato una espressione dottrinaria nella scuola di Chicago di Milton Friedman, con la sua esaltazione dell'impresa e la sviluppo teorico della “supply side economy”. Il motore dello sviluppo è la produzione, e per questo si sono sostenuti e difesi le ragioni dell'impresa in contrapposizione dell’approccio keynesiano che postulava lo sviluppo attraverso politiche di sostegno degli investimenti e della domanda. In luogo del moltiplicatore della spesa che stimola la produzione per soddisfare il mercato, si è ritornati alla legge di Say che la produzione genera automaticamente la domanda, nonostante le numerose critiche che ne hanno dimostrato i limiti e la fallacità. “I prodotti si pagano con i prodotti e non con il denaro”, questa era l'ipotesi. La sua riscoperta ha per ironia della sorte provocato l'esplosione del capitalismo finanziario e la devastante crisi dei mercati.

Il presupposto della scuola di Chicago era lo “Stato minimo”, che doveva limitare fino al limite di un completo azzeramento la sfera pubblica, e affidare alla gestione privata ogni servizio e produzione di beni pubblici. Lo Stato si deve trasformare in una azienda e il governo in un consiglio di amministrazione cui affidare la governance, con la totale esternalizzazione dei servizi, compresi la custodia dei detenuti, l'esercito e l'istruzione pubblica. Non è più inteso come uno stato che si limiti ai servizi e ai beni essenziali corrispondenti alle funzioni primarie. L'obiettivo era quello di un sostanziale decremento della spesa pubblica per consentire un alleggerimento fiscale, restituendo ai privati la loro capacità di spesa e di investimento. Gli “animal spirit” del capitalismo avrebbe generato un volume di investimento di efficacia enormemente superiore a qualsiasi intervento statale.

La società industriale non possiede uno “statuto antropologico”, una rappresentazione di ciò che sia l’essere umano, poiché l'uomo è uno strumento di produzione e un soggetto di consumo. Alexander Mitscherlich afferma che andiamo verso una società senza padri, senza storia e senza cultura, una società frantumata in atomi senza nascita, individui che non sanno perché vivono e perché lavorano.

La scuola di Chicago ha avuto un enorme impatto sull'economia mondiale, provocando il fenomeno della globalizzazione oggetto di una dura critica nel saggio di Pietro Barcellona secondo il quale essa ha imposto il primato dei mezzi sui fini, l'esaltazione del delirio sistematico della modernità e una tendenziale predominanza del “lavoro morto” sul “lavoro vivo”. Il mercatismo ha bisogno di un flusso continuo di consumi e l'aspetto prioritario è costituito dalla produzione del bisogno, che costituisce un prius rispetto alla produzione della merce. Nessuno richiede un cellulare fino a quando non viene stimolato a pensare che questo costituisce un must sociale e un'esigenza insopprimibile.

La società del godimento immediato distrugge il desiderio e per sostenere il mercato vi è l'esigenza di un continuo incentivo al consumo in una rincorsa senza limiti. Secondo Jean Baudrillard, la simulazione domina la scena dell’esperienza anticipando perentoriamente ciò che il futuro può riservare e sopprimendo il divenire reale.

Il consumismo esasperato provoca un rallentamento degli investimenti, la fruizione delle risorse fino al loro esaurimento fisico rispetto all’accumulo del patrimonio, tanto materiale che immateriale, la fruizione immediata della cultura come spettacolo, la ricerca come mezzo edonistico di soddisfazione delle pulsioni indotte dalla pubblicità, il sesso come sopraffazione dell’individuo, un mezzo per sottomettere l’individuo al proprio potere. Proprio il sesso è stato una delle cause preponderanti della caduta di Berlusconi.

Secondo il noto etologo inglese Desmond Morris la sottomissione sessuale nei primati è l’atto di riconoscimento dell’autorità del capo nel gruppo, uno strumento per esercitare il potere. Un'altra attività remotivante consiste nell'adottare un atteggiamento sessuale femminile da parte dell'animale più debole. Il maschio o la femmina più forti montano ed hanno una pseudo copula col maschio o la femmina sottomessi. Daniela Santanchè ha avuto modo di dichiarare che Berlusconi preferiva le donne in posizione orizzontale. Nei festini gli altri maschi erano esclusi, poiché il potere assoluto di un capo non poteva sopportare rivalità.

Sono bastati pochi anni per mettere in luce la contraddizioni della politica miltoniana. Il “deficit spending” aveva creato lo stato sociale, pur generando un elevato debito pubblico. La reagonimics di seconda generazione rapidamente si è trasformata in una politica di espansione finanziaria che ha provocato voragini ancora maggiori e un allargamento delle diseguaglianze sociali. Il governo si è trasformato in un covo di predatori, dove siedono insieme ai loro amici del sistema politico. In un sistema predatorio non esistono beni pubblici, o il bene comune. Esistono il predatore e la preda e il processo di accumulo che ha portato il capitale finanziario a essere otto volte più grande del patrimonio intero della Terra.

Ulrich Bech ha scritto che vi è una comicità nel fatto che sia stato proprio l’illimitato successo del capitalismo finanziario a metterlo in crisi. John Stiglitz ha aggiunto che “La crisi di Wall Street è per il mercato quello che la caduta del muro di Berlino fu per il comunismo”.

La grande crisi che ha colpito la finanza internazionale si è rapidamente trasformata in una crisi sistemica, che richiede una coraggiosa politica di riforme. Se si pensasse di aggiustare la macchina inceppata invece di cambiarla, la politica fallirebbe.

La destra conservatrice che si nasconde anche nei governi riformisti occidentali, propugna una revisione del sistema, un pit stop finanziario per rilanciare il processo di globalizzazione interrotto, mentre a sinistra non si ha una strategia per affrontare la grande idra della crisi. Ci si limita a un balbettante elenco di proposte nella convinzione che la “forza delle cose cambierà la politica scuotendo le masse”, come scrive Pierino. “Per questo è necessaria una sinistra autonoma, aperta, democratica. Un temporaneo ritorno a Keynes al fine di riattivare il meccanismo inceppato e passare dallo stato minimo allo stato cialtrone”.

Il pericolo di una recessione devastante richiede un rilancio selettivo dei consumi che non favorisca e incentivi stili di vita deprecabili con un elevato impatto ambientale, ma la crescita di beni e servizi a misura di una società evoluta e solidale.

Bruno Amoroso denuncia il passaggio dal profitto di una economia reale alla rendita di un’economia finanziaria parassitaria. La produzione viene abbandonata nei settori della produzione di beni di uso comune con lo spostamento verso attività ad alto rendimento (finanza e tecnologia) mentre il settore dei servizi pubblici si va anch’esso restringendo per i tagli alla spesa pubblica che costituiscono il cuore delle politiche neoliberiste.

“Non siamo in presenza di dell’attuazione di principi conservatori di uno stato minimale ma dalla presa di possesso dello stato da parte dei gruppi di potere della finanza che abusano delle istituzioni pubbliche per il profitto privato con l’indebolimento della protezione pubblica per il beneficio di clienti privati” afferma Bruno Amoroso sottolineando la contrapposizione dialettica tra i teodem della crescita e gli atei della decrescita.

La difficoltà della gestione della crisi sono connaturate al moderno sistema di governo, poiché vi sono componenti importanti della realtà che sfuggono al controllo della politica per la presenza di entità che tracimano al di là di qualsiasi barriera di governance da parte dei governi.

I grandi istituti finanziari e le multinazionali non hanno alcuna intrinseca lealtà verso i propri paesi, perché non hanno un paese. Il loro obiettivo è di mettere le mani sul risparmio e ricavare quote di surplus sulla produzione e il consumo degli altri. Gli aiuti allo sviluppo si sono trasformati in crediti per gli investimenti, una forma capovolta di aiuto allo sviluppo. Essi operano su basi transnazionali e considerano gli obiettivi di ciascuna società nella quale operano solo come un altro quadro operativo di riferimento dei propri affari, che fa più o meno da ostacolo al libero raggiungimento del profitto. Il loro obiettivo è la rendita finanziaria e la rendita di posizione mediante il sistema del copyright, che fa del risparmio e della sua espropriazione la nuova forma di estrazione del surplus.

L’abbandono dell’economia reale, diventata una economia dei paesi arretrati, ha prodotto un sensazionale aumento della forbice salari-profitti, spingendo i livelli di potere di acquisto dei lavoratori su valori dei quali è difficile immaginare una ulteriore compressione.

La governance mondiale è costituita dalle istituzioni finanziarie occidentali (come la World Bank e il FMI) che trovano il supporto della supremazia militare degli USA e nell’accettazione della propria moneta (dollaro, euro) come strumento di pagamento internazionale.

In Italia la finanza internazionale ha conquistato il controllo delle istituzioni monetarie e della finanza, ma non è riuscita a impadronirsi del governo del Paese, in questo consiste l’eccezionalità del fenomeno Berlusconi. I governi di centrosinistra sono quelli che hanno meglio aderito al disegno di finanziarizzazione, mentre quelli di centrodestra si sono dimostrati molto più resistenti e contraddittori.

La crisi in corso dimostra che il settore del credito che è rimasto sostanzialmente estraneo a queste speculazioni finanziarie è quello del credito cooperativo, popolare, delle casse di risparmio, delle banche etiche.

Aldo Tortorella denuncia la saldatura tra fondamentalismo cattolico e destra politica non poteva essere più esplicita a partire dagli equivoci linguistici su quel che fosse la richiesta del padre di Eluana, saldatura che si estendeva allo statuto economico della Chiesa con i trasferimenti statali, il contributo alle scuole cattoliche, le esenzioni fiscali dei patrimoni ecclesiastici. La vicenda è stata oggi dimentica ma possiede ancora oggi un forte valore simbolico per una valutazione del grado di laicità dell'azione di governo, pesantemente influenzata dal potere condizionante della gerarchia cattolica. Una tematica che si ripresenta in maniera determinante con il governo Monti e la cattotecnocrazia di cui è espressione.

Aldo Tortorella, novello Calcante, non aveva ancora visto il sorgere del governo Monti che sembra fatto apposto per confermare la tesi da lui formulato nel suo saggio. Berlusconi, salito al potere tra le acclamazioni di un popolo gaudente, si è arreso di fronte all'attacco frenetico della gerarchia ecclesiastica, degli imprenditori, dei sindacati, della finanza e della stampa internazionale.

La tecnocrazia e teocrazia oggi al potere non è espressione popolare, poiché non ha trovato la sua legittimazione nel voto, ma deve preparare il terreno a un ritorno dei moderati, alla destra liberal, o alla ridefinizione della DC-2.

La sinistra ha perso perché non ha un soggetto coeso, un programma serio e riconoscibile. La crisi della politica è qui in Italia soprattutto una crisi della sinistra che ha rinunciato al suo patrimonio storico di conoscenze ed elaborazioni sociali, che si è tradotta nella crisi dei governi prodiani per effetto della spinta centrifuga delle sue componenti. Si sente l'esigenza di un soggetto politico del socialismo illuminato, che tragga spunto dall'esperienza delle socialdemocrazie scandinave.

Dietro gli errori politici ed economici delle sinistre vi è però qualcosa di più profondo. Come si denuncia da più parti essa è affetta da una crisi culturale, una crisi non solo di politica economica ma di finalità e di valori, il che genera una pratica politica spesso deteriore o comunque assai avvilente.

Amartya Sen ha ricordato che Adam Smith era un professore di morale, ma che l'intero impianto del modello capitalistico vincente si regge su premesse etiche evidentissime, per esempio la fiducia senza cui sarebbero impossibili i rapporti di mercato.


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