La foresta incantata: il miracolo dell'Afor

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XI num. 05 del 4/02/2012


Rende, 2/02/2012


Soppressa da cinque anni l’Afor è ancora in vita

Continua il miracolo “Adamo-Chieffallo”. Enti inutili cancellati in una notte continuano a produrre uova d’ora per uno stuolo di commissari, il cui merito principale è la loro qualità di fedeli peones al servizio del Governatore di turno.


Il 30 aprile 2007 era una notte buia e tempestosa. Tra gli ululati dei lupi e il sibilo di un vento freddo Nicola Adamo e Leopoldo Chieffallo vagavano furtivi tra le stanze vuote di palazzo Alemanni, alla ricerca dell’ultima virgola di una riforma epocale. Il giorno successivo il Consiglio Regionale approvava il maxi emendamento alla legge di bilancio subito battezzato “Adamo-Chieffallo”, che in un batter di penna riduceva da undici a cinque le ASL, istituiva la stazione unica appaltante, e sopprimeva l’Afor, l’Arrsa e la Fincalabra. “Dopo una discussione che si è protratta per l'intera giornata di ieri”, aggiunge puntigliosamente il resoconto della seduta fiume.

Per quanto riguarda l'Afor viene stabilito il trasferimento delle funzioni in materia di demanio forestale e forestazione alle Province. La Giunta regionale si riserva di individuare analiticamente le funzioni ed i criteri di esercizio delle funzioni trasferite, riservando a sé quelle concernenti la programmazione, indirizzo, coordinamento e controllo dell’ente.

Gli organi statutari cesseranno di diritto dalle loro funzioni alla data di nomina di un commissario liquidatore il quale, entro sei mesi dalla nomina, è legittimato a compiere tutti gli atti degli organi ordinari e quelli necessari e connessi alla liquidazione dell'Ente, come si legge nei documenti ufficiali della Regione. Il commissario dovrà procedere, secondo le norme approvate, alla redazione di un piano di dismissione e di modifica delle sua “mission”.

Di sei mesi in sei mesi sono passati quasi cinque anni, l’Afor è ancora lì, la nomina del commissario è un ottimo strumento clientelare utilizzato indifferentemente dalla destra e dalla sinistra per i loro nobili scopi di accontentare un petulante con una buona dote elettorale (spesso presunta).

Oggi commissario è l’ing. Pierluigi Mancuso, assunto con contratto a tempo determinato nella Regione Calabria, nel 2001 e assurto con un ascesa costante a tecnico politicamente qualificato. La prima e meglio conosciuta attività del suo incarico è quella della stabilizzazione dei precari e la messa in cassa integrazione degli altri meno fortunati.

L’Afor è un serbatoio elettorale troppo importante per dimenticarsene, e l’iperattivo assessore all’Agricoltura Michele Trematerra l’ha tenuto ben presente nella sua frenetica attività.

Da tempo sono giacenti in consiglio due proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale, per l’istituzione dell’Azienda regionale della Forestazione e un altro che detta disposizioni in materia di forestazione e di politiche della montagna. Un attivismo obbligato, a seguito dell’intervento della Corte dei Conti che ha censurato il prolungamento del commissariamento e la persistenza di una lacuna legislativa che stabilisca quali sono le funzioni e le attività che questo mega ente dovrebbe svolgere. Detto in altri termini, fin adesso gli ottomila forestali non sanno che cosa fare, mentre le montagne calabresi sono sempre più abbandonate e i maestosi pini larici sono attaccati dalle larve della processionaria, che si sono diffusi nelle foreste più vecchie e maestose dell'altipiano silano.

A dispetto di tutte le dichiarazioni rassicuranti sullo straordinario lavoro svolto dagli operai forestali, essi sono una opportunità non colta per la Calabria proprio per la completa assenza di un qualsiasi straccio di piano di razionale utilizzo. “I forestali calabresi sono circa ottomila, di cui, poco meno della metà è dislocato nei Consorzi di Bonifica, con una spesa complessiva di gestione di 250 milioni di euro”, sostiene l’assessore Trematerra, dimenticando di aggiungere che nessuno sa ormai quali funzioni svolgono questi benedetti Consorzi, i più inutili tra gli enti inutili, che detengono il record mondiale di commissariamento in regime di prorogatio. Se sono stati dirottati nei Consorzi di Bonifica è proprio perché di loro nessuno aveva qualche idea su come utilizzarli. Ma quanto costano questa marea di gente ai contribuenti calabresi?

Il documento contabile ha un carattere riservatissimo. Benché pubblico per legge, non è possibile trovarlo senza l’aiuto di un qualche Sherlock Holmes per averne una copia monca. Per l’Afor forestazione, nel periodo 1999-2010 la Regione Calabria ha impegnato fondi per un importo complessivo di un miliardo e 757milioni di euro (dei quali restano ancora da erogare 142milioni) mentre le maggiori spese effettuate hanno generato un disavanzo di 114milioni. A questi bisogna aggiungere ulteriori 56milioni per l’ex Fondo Sollievo, che ha prodotto anch’esso un disavanzo di 26 milioni di euro.

In conclusione, per l’Afor la Regione Calabria ha accumulato un debito di 142 milioni, senza considerare il TFR degli ottomila forestali ancora in servizio, per il quale non è stato previsto alcun accantonamento in bilancio regionale. Come affermato dallo stesso assessore buona parte di essi sono ultracinquantenni con molti anni di servizio alle spalle e prossimi alla pensione. Di questo piccolo problema la proposta di riforma non ne fa menzione. Una valutazione prudenziale porta a una cifra di non meno di 150milioni di euro. A fronte di questa foresta incantata che inghiotte quantità impressionanti di denaro, l’assessore mena un gran vanto di essere riuscito a risparmiare una decina di milioni di euro in un anno.

Non si capisce in che modo e con quali risorse intende rilanciare il settore e con quali argomenti può interessare le categorie del settore che avrebbero tutto l’interesse a una gestione razionale sbarazzandosi di un guazzabuglio inestricabile che finora nessuno è riuscito a dipanare.

La convention lametina nella quale l’assessore Trematerra ha chiamato ha raccolta istituzioni e imprese del settore assomiglia all’ennesima parata dove ripetere la giaculatoria dei buoni propositi, ma si è ben lontani da un piano razionale per l’utilizzo produttivo della risorsa boschiva.

Il primo impegno deve essere quello del risanamento finanziario del comparto che richiede un impiego di risorse che esaurirà le disponibilità di molti anni a venire.


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