La politica del fare e il fare della politica

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XI num. 21 del 26/05/2012


Rende, 24/05/2012


Accesa polemica sulla perizia geologica

Piazza Bilotti a Cosenza sta per cambiare volto per dare una immagine nuova alla città. Ma forse no. Per una polemica la minoranza consiliare tenta di bloccare tutto. Una polemica che spazia dall'accusa di plagio, all'utilizzo degli atti a disposizione dell'amministrazione per risparmiare sul costo delle opere.

È ancora per tutti Piazza Fera, il cuore nevralgico della città, sorta in pieno caos edilizio. Il dedalo di vie che la circondano in maniera disordinata, denuncia l'assenza di una programmazione, di una mente urbanistica in grado di dare un ordine e un'armonia a un processo spontanea di esplosione edilizia. Il cambio della denominazione in Piazza Bilotti è un momento puramente nominalistico, un tributo reso a un mecenate che ha dato un contributo alla crescita culturale della sua città, offrendo il materiale per creare un museo all'aperto, una idea certamente originale e innovativa.

L'idea di trasformare la piazza in uno spazio urbano attrezzato, con un parcheggio sotterraneo per dare respiro alla città sommersa sotto una marea di auto che l'assediano giornalmente, risale a qualche decennio fa, ma finora non nessuno era riuscito a dare concretezza a quel progetto.

Ora sembra che finalmente è arrivato il momento di tradurre quell'utopia in realtà per opera di un sindaco che può valersi della sua competenza tecnica e professionale per superare gli ostacoli che fin qui ne hanno impedito la realizzazione.

Il progetto è stato quasi totalmente modificato. Il centro della piazza verrà occupato da un “museo vetrato” richiamando la piramide di vetro ideata dall'architetto sino-americano Ieoh Ming Pei per il museo del Louvre di Parigi, mentre nel sottosuolo sono previsti due piani di parcheggio che consentono di pedonalizzare l'area senza creare difficoltà alla città.

Il progetto non si limita alla piazza, ma verrà interessata l'intera area da Piazza Loreto fino a Piazza Scura, dando un cuore nuovo alla città, con una spesa complessiva di circa ventuno milioni di euro.

Il dinamismo della nuova amministrazione è riuscita in pochi mesi a riattivare meccanismi che si erano inceppati, e si è rapidamente arrivati alla emanazione del bando, che lascia sperare un rapido inizio dei lavori.

Sull'opera sembra che sia caduta una tegola per un vizio di forma riguardante la perizia geologica. Secondo la denuncia presentata dalla minoranza clientelare per il tramite del capogruppo Enzo Paolini, la relazione a firma del geologo Giuseppe Le Fosse sarebbe stata quasi integralmente copiata da una precedente redatta da Beniamino Tenuta, allegata al progetto a suo tempo presentato dall'architetto Caruso nel 2001 e questo configurerebbe un reato di plagio.

Il Procuratore della Repubblica Dario Granieri investito della questione, ha aperto un fascicolo sul caso, affidandola al sostituto Domenico Assumma.

Palesemente si tratta di una questione di lana caprina, che non ha alcuna rilevanza politica.

Il plagio è un reato perseguibile su denuncia di parte, e proprio per la sua natura di reato penale è strettamente personale. Non risulta che vi sia stata una denuncia, e non si vede quale potrebbe interesse può avere politicamente l'intralcio alla realizzazione di una opera mirata alla riqualificazione di una parte importante della città. Se il problema esiste, va risolto fra i due professionisti, poiché l'amministrazione comunale non è in alcun modo coinvolta, e tanto meno il sindaco e la sua giunta. La separazione tra il momento politico e l'aspetto tecnico è evidente, a rispondere di questo comportamento sarebbero comunque gli uffici comunali.

La questione è molto più semplice di quanto possa apparire. L'Ufficio Tecnico comunale era in possesso di una relazione tecnica regolarmente pagata, e poteva utilizzarla nei modi opportuni. Giuseppe Le Fosse l'ha utilizzata poiché il nuovo progetto non prevedeva uno stravolgimento del terreno tale da giustificare nuove misurazioni tecniche e questo per una serie di ragioni.

L'identità delle due perizie nasce proprio dalla loro sovrapposizione, poiché negli atti è chiaramente indicata la volontà di volersi servire delle indagine tecniche già a disposizione del comune per accelerare i tempi e contrarre i costi. Tanto il progetto che i suoi allegati sono da considerarsi come degli atti preliminari finalizzati alla quantificazione dei costi e all'illustrazione dell'idea progettuale.

Le opere sotterranee restano sostanzialmente immutate, mentre in superficie il carico strutturale previsto viene addirittura alleggerito, e non si sono verificati eventi particolari che avrebbero potuto indurre a pensare in uno stravolgimento geomorfologico dell'area interessata. Inoltre, la tipologia di appalto-concorso prevede che la ditta aggiudicataria deve provvedere alla redazione del progetto esecutivo e a un esame geologico approfondito prima di dare inizio ai lavori. Si è trattato di un eccesso di zelo in questa ipotesi, poiché in questa fase non era prevista alcuna relazione di questo tipo. A questo bisogna aggiungere che i dati tecnici di una relazione possono essere utilizzati per delle decisioni che comunque provocano la responsabilità del professionista che nell'utilizzarle gli attribuisce il crisma della sua autorità tecnica. Se questo possa configurarsi come plagio, sarà il magistrato a stabilirlo, ma politicamente il procedimento appare alquanto opportuno, poiché favorisce e accelera la realizzazione dell'opera.

La dialettica politica prevede che il ruolo dell'opposizione sia quello di controllare e stimolare l'operato dell'amministrazione per contribuire a migliorare la qualità della gestione della città. Del tutto al di fuori di questo schema è l'intralcio al suo operato per impedire che una buona amministrazione possa oscurarla e impedire il ricambio. Non mancano certo le occasioni di esercitare il potere di controllo, ma quanto sta succedendo nel caso di Piazza Bilotti non trova alcuna giustificazione e mette in chiara difficoltà l'operato di una opposizione, che alla proposta preferisce la demonizzazione dei progetti.

Questo è il refrain ripetuto dal sindaco. “L'opposizione ha una vera e propria ossessione per le capacità realizzative di questa giunta, e tenta una opera di sistematica demolizione dei progetti che si intendono realizzare. Il nostro intento è quello di rivoluzionare l'assetto urbano e progettare la città del futuro. La giunta deve preoccuparsi degli aspetti politici e programmatici, mentre lasciano alla strutture tecnica e amministrativa le questioni più squisitamente operative, come previsto dalla legge. Noi abbiamo operato nell'interesse della collettività utilizzando le risorse a nostra disposizione. Andiamo avanti decisi. Saranno i cittadini a valutare il nostro operato. Per gli aspetti denunciati abbiamo grande fiducia e rispetto per la magistratura che deve svolgere il suo lavoro di indagine e di controllo dell'operato. Noi abbiamo la coscienza tranquilla e andiamo avanti”, sostiene Mario Occhiuto.

“Nell'assumere questo incarico ho inteso mettere la mia professionalità e la mia esperienza al servizio di tutti i cittadini. La mia ambizione è quella di lasciare un segno, di trasformare Cosenza in una città moderna ed efficiente. Abbiamo ereditato enormi problemi che ci intralciano nel nostro lavoro, ma abbiamo anche grande risorse umane che sono pronte a collaborare per il miglioramento della città. Insieme alla mia giunta non vogliamo fare politica, nel senso deteriore che questo termine ha assunto, poiché è diventato sinonimo di clientelismo. Vogliamo inaugura una stagione di politica del fare per farci giudicare dalle opere che avremo lasciato alla città”.

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