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Mezzoeuro

Un politico inquieto ed eretico

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XI num. 23 del 16/06/2012


Rende, 13/06/2012


Il ricordo di Fausto Gullo

La galleria le Muse d'Arte continua il ciclo di incontri dedicati a gli uomini illustri della Calabria contemporanea. In un recente incontro il Prof. Enrico Caterini, dell'Università della Calabria e l'on. Giuseppe Pierino hanno discusso della vita e della figura politica del grande politico e letterato cosentino

In un piacevole e istruttivo incontro, che si è tenuto Galleria d'Arte Le Muse di Myriam Peluso, il Prof. Enrico Caterini, dell'Università della Calabria e l'on. Giuseppe Pierino hanno discusso della vita e della figura politica di Fausto Gullo, un personaggio da annoverare come uno dei politici più qualificati e rappresentativi della Calabria del dopoguerra, oggi ingiustamente quasi dimenticato.

Incontro Gullo“Un riesame del pensiero e dell’azione di Fausto Gullo quale uomo delle istituzioni dell’allora nascente Repubblica Italiana vale non soltanto se ha i caratteri retrospettivi dell’indagine storica, ma se ricerca gli elementi di modernità utili al dibattito delle questioni ancora critiche ed irrisolte”, ha affermato il prof. Caterini nel suo lungo e articolato intervento.

La sua lunga azione politica può essere analizzata sotto tre profili. Il militante, che ha aderito con passione e coerenza al Partito Comunista e ne ha seguito l'evoluzione, con qualche esitazione nei passaggi cruciali, come l'invasione russa dell'Ungheria a difesa dell'ortodossia e del primato sovietico sul mondo comunista.

Lo statista riformatore che ha partecipato all'Assemblea costituente e ha costituito uno dei “ma羡re ・ penser・ che hanno costruito l'edificio istituzionale della nuova Italia nata dalla Resistenza, un sicuro riferimento morale o intellettuale che ne ha orientato i lavori.

“La capacità di lettura della realtà sociale in un certo contesto storico, unita al tracciato di un percorso possibile di trasformazione sociale, fanno di una carta fondamentale lo strumento giuridico e ordinamentale d’orientamento dell’azione della persona, della società e delle istituzioni”, afferma Caterini. Gullo “contribuì a disegnare una società in evoluzione non sottraendosi al giudizio di adeguatezza che la realtà italiana presentava a metà del Novecento. Vi riuscì, non sempre, ma nell’insieme contribuì a infliggere un colpo decisivo allo Stato liberale ottocentesco e alla cultura di cui esso era espressione”.

“La questione della sovranità, del regionalismo e del sistema elettorale della seconda camera. Fausto Gullo esprime la sua contrarietà alla parcellizzazione della unitarietà della sovranità tanto faticosamente raggiunta nell’epopea risorgimentale. Manifesta consenso ad un ampio decentramento amministrativo confidando sul ruolo esteso e crescente delle municipalità e avversione alla frantumazione del potere legislativo”.

Il terzo aspetto della figura del grande politico calabrese è il suo impegno riformatore, che ne hanno fatto il simbolo del riscatto del Sud con la riforma agraria, intervenuta però troppo tardi, quando si era messo in moto quel grande momento di sviluppo conosciuto come il “miracolo economico” che ha trasformato l'Italia da paese agricolo in una delle grandi potenze industriali. I contadini hanno avuto la terra, quando la storia li aveva costretti ad abbandonarla e non hanno avuto modo di sperimentare l'innovativo sistema di produzione basato sulla cooperazione e l'associazionismo che erano i principi riformatori imposti da Gullo.

“La premessa culturale dell’opera di Gullo è da rinvenirsi nell’adesione alla concezione sociale dello Stato, non più entità sovrapposta ma espressione del popolo”, continua Caterini. “Gullo è stato un autentico esempio di democratico perché ha operato nelle istituzioni per escludere dall’emarginazione -quindi per includere nel sistema democratico- parti consistenti della società italiana. La partecipazione popolare alla vita istituzionale, economica e sociale dell’Italia è stata un obiettivo che ha scardinato lo Stato liberale e improntato il nuovo Stato sociale di diritto sulla persona quale essere consapevole piuttosto che essere possidente. Facile a dirsi, non altrettanto a farsi, perché l’affermazione della democraticità richiede un intervento pedagogico profondo che, nell’assegnare all’uomo come nucleo sociale, e un ruolo fondativo, interviene sull’esistente assetto di interessi sommovendone le basi. Gullo ha dimostrato di essere pienamente consapevole di ciò e ha caratterizzato la sua azione da autentico democratico”.

Ma anche il Gullo ministro dei contadini manifesta la sua dose di eresia intravedendo nella realtà dei rapporti proprietari una sorta di mutamento genetico, che già appartenuto alla storia dei movimenti sociali e culturali sin dal tempo dei Gracchi, era stato represso dalla cultura liberal-rivoluzionaria. L’idea di una proprietà senza meriti e senza coesione sociale era sempre più discosta dalla realtà e perciò destinata a perire sotto il macigno della storia. Gullo ha l’intuizione politica e la competenza tecnica di avanzare soluzioni normative capaciti di far emergere il modello dell’impresa quale varco al quale affidare la tutela delle categorie di contadini esclusi dalla titolarità dei patrimoni. Senza negare la proprietà in quanto tale -e in ciò ponendosi nel solco della cultura borghese occidentale- egli la rilegittima attraverso quei poteri proprietari che valorizzano il merito di un impiego sociale, combattendo le rendite parassitarie. Un enunciato culturale e giuridico che segnerà il futuro della concezione proprietaria.

Giuseppe Pierino si è soffermato sulla militanza nel Partito Comunista, all'ombra della grande figura di Togliatti, ma con tratti di autonomia e indipendenza che mostravano la sofferta natura della sua ortodossia. Solo raramente si lasciava sopraffare dalla ferrea logica della real politik. Da laico convinto e militante, si piegò alla costituzionalizzazione del concordato con la Santa Sede sostenuta da Togliatti per evitare la rottura traumatica dei rapporti con i cattolici, che avrebbe potuto degenerare in uno scontro dagli esiti imprevedibili.

La stessa sofferenza lo portò a reprimere lo sdegno e l'indignazione per l'invasione dell'Ungheria del 1956, sofferenza a stento celata dietro la cortina di imbarazzato silenzio e qualche mugugno sussurrato tra i denti.

Pur rispettando fino alla fine l'amicizia con il gruppo togliattiano, favorì con la sua azione politica e nei suoi scritti il processo di progressiva evoluzione del partito verso una concezione democratica e pluralista. Le sue posizioni sconfinavano spesso in posizioni eretiche, meritandosi la riprovazione degli intellettuali embedded, strenui difensori del verbo sovietico.

“Gullo è un democratico eretico come lo è l’ateo Ivan verso il fratello credente Alioscia allorquando narra del Grande Inquisitore per metterlo in guardia dal miracolo, dal mistero e dall’autorità della Chiesa cattolica; Gullo ha perseguito la strada impervia del pensiero autentico e libero con il rischio del fallimento e dell’insuccesso intellettuale, non ha riverito alla forza autoritaria del pensiero e del potere e ha scelto l’insicura libertà del pensiero giusto” ha concluso Caterini.

Incontro Gullo

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