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Mezzoeuro

I terremoti non sono prevedibili

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XI num. 38 del 22/09/2012


Rende, 7/08/2012


Congresso della Società geologica italiana

Ad Arcavacata di Rende sono confluiti i migliori geologi d'Italia all’86°

Tra relazioni tecniche e sofisticati studi scientifici si è anche parlato dei fenomeni attuali il terremoto dell'Emilia quello dell'Aquila ed anche dello sciame sismico del Pollino

Non è facile seguire i lavori di un congresso scientifico se non si è esperti della materia di cui si discute, poiché l'incontro tra i migliori studiosi di quel particolare ramo costituisce un insostituibile momento di confronto e di scontro per verificare lo stato dei lavori, i campi d'indagine, gli strumenti di ricerca utilizzati.

Il Congresso nazionale dei geologi che si è tenuto all'Università della Calabria ha offerto una vasta gamma di spunti agli addetti ai lavori. Tuttavia gli episodi sismici che si manifestano con una certa regolarità negli ultimi anni hanno sensibilizzato l'opinione pubblica. Molti vorrebbero maggiori informazioni sul fenomeno dei terremoti, la capacità previsiva della scienza, la possibilità di approntare una qualche forma di difesa di fronte allo scatenarsi di queste oscure e potenti forze della natura di fronte alle quali ci troviamo inermi e impreparati.

Da questo punto di vista il recente sisma romagnolo presenta degli importanti spunti di riflessione.

Intanto perché ha colto tutti di sorpresa, compreso gli addetti ai lavori poiché si è verificato dopo un lungo periodo di tranquillità, che ha indotto studiosi, autorità pubbliche, e professionisti ad ignorare quasi completamente questo tipo di rischio, tanto che nella mappatura del territorio, la zona interessata non aveva una classificazione eccessivamente "penalizzata": nessuno aveva la consapevolezza che anche quella era da considerarsi una zona a rischio. A riprova di ciò vi è la triste vicenda dei capannoni industriali che, in molti casi, ha provocato la morte dei proprietari e degli operai che vi lavorano. Né gli uni, né gli altri si erano mai posti il problema; in questo assecondati dai professionisti che non si sono attivati per avvertire del possibile pericolo.

In una regione ben organizzata e che costituisce un esempio di buon'amministrazione, il rischio terremoto non era proprio considerato. Racconta, ad esempio, un ricercatore di Ferrara che al momento della grande scossa la prima reazione dei professori, docenti e maestri nelle scuole è stata quella di scappare senza preoccuparsi degli alunni e delle cautele più elementari da osservare in simili casi, come ad esempio invitarli a proteggersi sotto i banchi. Non si è trattato di vigliaccheria, ma del risultato di una totale impreparazione ad un evento di quel tipo, poiché non era mai stata data alcuna istruzione, né simulata alcun'azione di comportamento di fronte all'occorrenza di un tal evento.

Subito dopo il terremoto, è bastata un po' di buona volontà per trovare una copiosa documentazione sui fenomeni sismici di rilevante entità verificatisi nell'area: a Verona nel 1117, a Brescia nel 1222, a Ferrara nel 1570, Mirandola nel 1796 e più recentemente nel 1987. Anche nei precedenti episodi storici sono descritti i fenomeni cosmici come la liquefazione della sabbia, un effetto che si deve considerare normale come conseguenza della subsidenza che si verifica nelle pianure alluvionali.

Raramente la storia insegna qualcosa poiché dopo qualche tempo si dimentica tutto, in particolar modo quando il periodo di ricorsività è molto lungo, come in questo caso o quello del vulcano islandese Eyjafjallajokull risvegliatosi dopo circa tre secoli e mezzo. I fenomeni geologici sono molto erratici e, come confermato unanimemente da tutti gli studiosi intervenuti, non esistono attendibili metodi predittivi.

Un altro fenomeno che ha interessato gli studiosi è lo sciame sismico che si sta verificando nell'area del Pollino tra la Calabria e la Basilicata tra ormai due anni. Il fenomeno è stato portato all'attenzione della platea degli studiosi dal prof. Ignazio Guerra dell'Università della Calabria. A proposito vi è un'importante osservazione desumibile dall'osservazione delle grotte del massiccio calabro-lucano.

L'analisi delle formazioni rocciose che si sono prodotte nelle spelonche del Pollino mostra con chiara evidenza che negli ultimi 20.000 (ventimila) anni non si sono verificati sismi di entità superiore al 5-6 grado. Essa si può quindi classificare come un'area a bassa sismicità. Lo stillicidio delle scosse provoca tensione ed attenzione da parte delle autorità politiche, ma di sé non costituisce un indicatore di maggiore pericolosità.

"Questo non significa che l'addensamento delle scosse possa significare che necessariamente debba seguire un main-shock", dichiara il prof. Guerra.

"Molte volte i fenomeni di questo tipo si esauriscono spontaneamente senza alcuna conseguenza. Non vi è un particolare motivo per temere un disastro. Resta il carattere sismico dell'intero territorio calabrese, interessato ad una lunga teoria di terremoti nel corso della sua lunga storia".

"Noi oggi non abbiamo strumenti per prevedere i terremoti, e neanche per gestirli adeguatamente perché non sappiamo come imbrigliare le forze della natura. Questo non significa che non possiamo fare nulla, ma direi esattamente il contrario. Noi sappiamo che il terremoto può verificarsi, anche se non riusciamo ad individuare dove, quando, e con quale intensità si presenterà la prossima volta poiché spesso si assiste a una migrazione erratica degli epicentri. Questo ci obbliga a mantenere un comportamento responsabile e intensificare l'opera di prevenzione adottando opportune tecniche costruttive, insegnando ai cittadini i comportamenti da tenere nell'emergenza.

Oggi abbiamo comunque una serie di tecniche e di strumenti che ci consentono di affrontare il fenomeno con una maggiore capacità d'intervento tanto precedente che susseguente il terremoto".

Il prof. Guerra non si sbilancia oltre poiché è consapevole che qualsiasi allarme sismico provoca conseguenze incalcolabili poiché si può generare panico nella popolazione. La maggior parte dei danni non è causata dalla scossa in sè, ma dai comportamenti. Il metodo della ricorsività statistica avverte soltanto che il sisma è un evento naturale che prima o poi si verificherà e noi dobbiamo imparare a convivere con esso e superare la paura con un atteggiamento responsabile.

Si può dire con certezza che i tempi statistici sono maturi perché un big one si possa presentare in Calabria e non è detto che si verificherà dove è più atteso per i suoi segni premonitori, come lo sciame del Pollino e della Valle del Crati.

Tutta la regione è a rischio, ma se si scorresse la sua storia sismica non sarebbe difficile immaginare che l'area maggiormente a rischio è centrata tra lo Stretto di Messina e la Piana di Gioia. Ma questo nessuno può dirlo con certezza.


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