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Mezzoeuro

La rivoluzione istituzionale

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 6 del 9/2/2013


Rende, 5/2/2013


Intervista all'on. Stefania Craxi

Candidata premier dei Riformisti Italiani

Stefania CraxiOn. Craxi, quali ricette per un Paese in declino?

Bisogna innanzitutto dire che il Paese vive da qualche tempo una condizione di precarietà diffusa. Sulla strisciante crisi politica ed istituzionale si è innestata la più grave crisi economica dal dopoguerra in poi. Non è più tempo per facili promesse e per un’irresponsabilità diffusa. Bisogna parlare il linguaggio della verità sapendo guardare oltre le contingenze del momento ed i beceri calcoli elettorali. Le linee guida devono essere incentrate su due cardini fondamentali. Ricostruire il tessuto democratico ed istituzionale del Paese lacerato da vent’anni di bipolarismo maggioritario e creare le condizioni interne ed internazionali per una ritrovata crescita. La prima è condizione imprescindibile per la seconda. Senza riforme strutturali, infatti, non assisteremo a nessun start – up economico, non potremo essere attrattivi e competitivi e saremo destinati al declino.

Ovviamente tutti parlano di riforme. Ma possono farle i protagonisti ed i beneficiari di questa fallimentare seconda repubblica che hanno precise responsabilità sullo stato del Paese? Possono farle agitatori di piazza che abbaiano alla luna senza avere progetti e cultura di governo?

I Riformisti Italiani sono, come Lei ama precisare, un Movimento. Quale differenza c’è con i partiti?

E’ una distinzione di merito e non certo lessicale con i partiti della seconda repubblica, nei fatti dei non-partiti, che tendono esclusivamente ad occupare le istituzioni democratiche per la mera gestione del potere senza progetti e senza una visione né per l’oggi, né per il domani. In sostanza, non hanno un’anima ed una visione della società. Non svolgono nessuna delle funzioni costituzionali loro assegnate. Su tutte, la selezione e la formazione della classe dirigente. Sono ormai delle idrovore di risorse pubbliche al servizio di sua maestà il leader.

A questo bisogna poi aggiungere che la crisi economica ed i processi di globalizzazione nel suo complesso mettono ancor più in luce i ritardi del Paese e la debolezza del nostro sistema istituzionale che richiede una profonda modifica costituzionale. Personalmente non avrei avuto alcuna difficoltà a trovarmi un comodo scranno parlamentare, sarebbe stato sufficiente accettare la proposta del Cavaliere di non presentare le liste dei Riformisti. Non ho accettato perché le idee, le grandi battaglie democratiche, non hanno prezzo e non si possono certo barattare con una proposta di sopravvivenza personale. E poi, mi permetta di dire che preferisco non essere oltremodo complice di un sistema che ha portato l’Italia ad essere il fanalino di coda in tutte le classifiche europee ed internazionali. Preferisco condurre una battaglia, che so essere allo stato minoritaria e difficile, quella per una grande riforma dello Stato, che solo una Assemblea costituente eletta dai cittadini può portare a compimento.

Questa politica non ha saputo rinnovarsi e perirà. Serve però aprire un altro ciclo una nuova fase. Ma serve un nuovo sistema non maquillage.

Stefania CraxiChiama in causa la Costituzione…

La nostra Costituzione è nata in un momento particolare, quando il Paese era sotto le macerie della seconda guerra mondiale e reduce da una guerra civile interna. Questo sforzo, che si sintetizzò nell’Assemblea costituente, ha prodotto un dettato costituzionale i cui meccanismi di governo e di legiferazione erano tesi ad impedire l’avvento di una nuova dittatura. Il tempo e gli eventi hanno consegnato alla storia quel periodo della prima fase repubblicana. Serve aprire subito una nuova fase. I nuovi processi in atto nella società richiedono meccanismi di governo che consentono di affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Abbiamo bisogno di uno stato leggero ed efficiente guidato da istituzioni che abbiano i poteri necessari per dare rinnovato slancio al Paese.

È necessario riformare anche il titolo I della nostra Carta, considerata un modello a livello mondiale?

I primi dodici articoli sono immodificabili e non solo per una questione di rottura costituzionale quanto per l’alto valore morale e civile che esprimono. Sotto il profilo dei diritti vanno integrati e regolati i cosiddetti diritti di seconda generazione ed applicati, attraverso la predisposizione di leggi attuative alcuni del tutto disattesi, tra cui il 49. Va poi inserita la predisposizione alla formazione di uno spazio giuridico europeo dove seppur lentamente si sta generando un formidabile corpus giuridico che costituisce il baluardo della nostra civiltà comune. Ma la parte maggiore riguarda l’assetto ed il funzionamento istituzionale. Lo Stato ha bisogno di una profonda rivisitazione con il riordinamento amministrativo e una radicale modifica degli organi costituzionali. In sostanza, i valori non cambiano, ma i tempi si e con sempre maggiore velocità.

Il riformismo ha nel cardine della sua cultura proprio la capacità di adattare i valori e le idealità ai processi della realtà.

Vogliamo delineare i tratti essenziali di questo nuovo Stato?

L'introduzione del presidenzialismo, l'abolizione del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari, la creazione di cinque macro-regioni con l'abolizione di quelle a statuto speciale, l'abolizione di tutti gli enti intermedi come province, comunità montane o simili, l'accentramento dei poteri allo Stato per le funzioni fondamentali (giustizia, istruzione, sanità, sicurezza) e accorpamento delle funzioni dei comuni. Bisogna ridurre tutto al semplice schema Stato-Macroregioni-Comuni con un protagonismo diretto di quest’ultimi che rappresentano il territorio, le sue esigenze e la palestra democratica ideale dove si può e si deve formare una nuova classe politica e governante. Su questo i Presidenti di Regione non hanno rappresentato un buon esempio…

Come ottenere un simile risultato, con quali alleati?

Questa è una battaglia campale per il Paese che nessuna forza politica, allo stato, ha pienamente sposato. Noi abbiamo una sensibilità maggiore che deriva da una cultura, quella riformista, avamposto di tutte le battaglia di progresso e civiltà compiute in questo Paese. I nostri alleati sono tutti coloro che come noi pensano che senza una rivoluzione istituzionale che significa rivoluzione civile e morale, il Paese non riuscirà a risollevarsi per riprendere il cammino dello sviluppo e della crescita. Lo snellimento dello Stato produrrebbe un taglio enorme della spesa pubblica, liberando risorse per finanziare gli investimenti di cui il Paese ha urgente bisogno. Altro che Imu ed innalzamento dell’Iva! Serve abbattere la burocrazia imperante e perditempo.

Stefania CraxiNon le sembra velleitario pensare di poter attuare una rivoluzione senza l'apporto e il contributo delle grandi forze politiche?

Le grandi forze, in quanto tali, hanno responsabilità grandi sullo sfascio del Paese. Io voglio parlare ai cittadini, non all’appartato politico, sapendo che le questioni poste sono per loro stessa natura delicate ed articolate.

Dal cono d’ombra in cui siamo si può uscire solo con una forte presa d’atto collettiva, con l’assunzione di grandi responsabilità, con quell’ottimismo della ragione ed il pessimismo della volontà che rappresenta il miglior invito ed il più calzante per la situazione italica. Servono speranze e progetti che lascino intravedere una luce in fondo al tunnel.

Quale coalizioni tra quelle più papabili può realizzare, anche in parte, questi percorsi virtuosi ed obbligati da Lei annunciati?

Solo i sinceri riformisti possono farlo in un contesto politico che non li emargini e li ghettizzi, non li porti a dividersi in mille rivoli ed ad essere ininfluenti.

Non sarà certo Bersani ad eliminare le Province ed a ridurre la burocrazia. La sua coalizione è la ricerca continua di un compromesso tra culture politiche contrapposte, la peggiore tradizione del cattocomunismo di matrice Berlingueriana e Dossettiana. Il riformismo lì è stato cancellato e saltato a piè pari. Non sarà Berlusconi poi a garantire una posizione di forza nei consessi internazionale, per trattare posizioni di vantaggio e primarie per l’Italia poiché la sua figura è indebolita da vent’anni di occasioni mancate. Il blocco del centrodestra ha spostato il baricentro leghista, proprio del becero populismo e delle frange più malpanciste della destra italiana.. Ma non si può fare neanche affidamento sulla spocchia dottorale del Professore, che ha tra i principali alleati i difensori dello statalismo e della burocrazia parassitaria. Il terzo polo ha connotati ancora indefiniti, con un leader che dietro una figura autorevole ed accattivante nasconde una natura di boiardo di Stato.

Tra Ingroia che propone l’abolizione di due gradi di giudizio, teorizzando l’infallibilità della magistratura dopo quella divina, e gli show di Grillo il paese rischia quindi di schiantarsi. Vogliamo affidarci a un comico? Oggi non c'è molta voglia di ridere, perché la situazione è davvero drammatica….


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