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Mezzoeuro

Solo le BCC possono dare un aiuto concreto alle imprese

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 17 del 27/4/2013


Rende, 25/4/2013


La grave crisi del credito

L'ennesimo commissariamento di una BCC ha posto in chiara luce la necessità di un intervento sistemico del credito locale, poiché senza un sostegno finanziario alle imprese, non sarà possibile uscire dal tunnel di una congiuntura sfavorevole.

Quattordici banche, 84 sportelli, più di 20.000 soci e quasi 600 dipendenti. È questa la fotografia del sistema calabrese del credito cooperativo, pericolosamente in bilico verso il temuto e iellato numero tredici per il commissariamento avvenuto qualche settimana fa della BCC dei Due Mari. Vi è ancora qualche altra con in conti in bilico tra le restanti. Una situazione che impone una riflessione profonda e forse un ripensamento dell'intera organizzazione regionale.

Uno “stress test” sul campo che ha già provocato una piccola rivoluzione. In pochi anni sono sparite cinque BCC (San Vincenzo La Costa, Spezzano Albanese, Cosenza, Sersale e Tarsia) e altre rischiano di entrare nel vortice della crisi.

Particolare importanza assume a questo riguardo una attenta analisi dei bilanci del 2012, uno dei più disastrosi per il prolungamento della crisi che sta mettendo in serio pericolo l'equilibrio dell'intero sistema economico calabrese. Non è sufficiente limitarsi a considerare il solo dato di sintesi costituito dall'utile di esercizio, poiché è capitato più di una volta che la crisi ha colpito istituti in “buona salute”. Il baco si nasconde, infatti, nella qualità degli aggregati di bilancio, in particolare il portafoglio crediti.

Nel caso delle banche cooperative, infatti, non vi sono operazioni speculative, contratti finanziari sofisticati che nascondono rischi, investimenti in titoli tossici che mettono in forse l'equilibrio di bilancio. Il pericolo è legato molto strettamente all'andamento dell'economia, alla condizione di salute delle famiglie e delle imprese del territorio, cui sono destinati i crediti concessi dagli istituti. La qualità del portafoglio è essenzialmente il risultato di due elementi: il sistema di valutazione e lo stato di salute dell'economia. Tutte le relazioni ispettive della Banca d'Italia mettono in luce il carattere familistico-clientelare della gestione delle banche che sono state commissariate. Vi è una stretta correlazione tra la qualità del management e la qualità del portafoglio crediti, che poi costituisce la componente di gran lunga più importante del bilancio di una BCC.

Sembra di poter concludere che in campo bancario “piccolo è bello”, perché vi è uno stretto legame con l'economia reale, “piccolissimo è rischioso”, perché quel legame impedisce alla banca una gestione sana e indipendente.

Questa conclusione di buon senso era stata implicitamente espressa qualche anno fa da Nicola Paldino, uno dei più attivi e apprezzati esponenti del mondo delle BCC calabresi, e presidente della BCC Mediocrati. In quella occasione egli dichiarava che bisognava ridurle a quattro per rafforzarle patrimonialmente e darle una dimensione tale da consentire un management altamente professionalizzato e indipendente dagli influssi localistici, di natura familistico-clientelari. Nel frattempo, però, le crisi che si sono prodotte sul territorio si sono affrontate in maniera individuale, senza un piano razionale di intervento. Per alcune si è adottata la fusione con altra consorella, per altre l'intervento della Banca Sviluppo e la BCC di Cosenza è stata divisa in due tronconi. Si deve ricordare, tuttavia, che la ristrutturazione è stata effettuata all'interno del sistema cooperativo senza alcun aggravio sul bilancio pubblico. Questo è certamente un elemento di cruciale importanza per valutare il processo di ristrutturazione del credito cooperativo. Le banche sono state accusate di aver sprecato risorse, e, come nel caso del Monpaschi di aver posto a carico dei contribuenti il risultato disastroso delle loro gestioni fallimentari. Si può discutere se questo sia vero per le grandi banche, che hanno beneficiato di interventi sotto forma di prestiti, ma non è certamente vero nel caso delle BCC.

Tuttavia, è lecito supporre che dopo questo periodo così convulso che ha portato al commissariamento di un così elevato numero di banche in Calabria, ha provocato un'opera di pulizia di bilanci in tutto il sistema del credito cooperativo in Calabria, con una maggiore attenzione alle tecniche di valutazione del merito creditizio. Un inversione della congiuntura determinerebbe sicuramente un significativo miglioramento della condizione patrimoniale e reddituale delle BCC.

Il commissariamento della BCC dei Due Mari, che tra quelle finora entrate in crisi è la più grande, impone una riflessione, poiché non si può continuare ad ignorare che vi sia la necessità di un intervento sistemico. La stessa banca ha goduto di un intervento da parte del Fondo di Garanzia per dieci milioni di euro, due dei quali sono stati sperperati per finanziare l'operazione di tutoraggio da parte della BCC di Sesto San Giovanni che non ha prodotto alcun risultato.

Anche la presenza della Banca Sviluppo sul territorio non risponde a un criterio razionale. In assenza di altre soluzioni, il suo intervento è stato salvifico poiché ha consentito di salvare l'operatività degli sportelli e i posti di lavoro dei dipendenti. Tuttavia, la sua funzione di discarica indifferenziata del sistema ha prodotto un aggregato di sportelli non hanno alcun collegamento funzionale e territoriale. Risulta, inoltre, difficile immaginare un percorso di ripristino della operatività delle banche soppresse, poiché manca qualsiasi collegamento con il territorio. Allo stato appare quasi impossibile che si possa ricostituire una compagine sociale in grado di rilevare gli sportelli dalla Banca Sviluppo. Sarebbe necessario un capitale eccessivo e una procedura legale non sperimentata in precedenza, come lo scorporo di sportello e la sua acquisizione da parte dei nuovi soci.

È giunto forse il momento di favorire il processo di aggregazione degli istituti per pervenire a un sistema di tre banche operanti nelle antiche province, che per dimensioni e capacità tecniche siano in grado di dare una risposta concreta alle necessità di credito del territorio. In particolare, la parte meridionale della provincia di Reggio Calabria non ha alcuno sportello di banche locale operante su quel territorio: in un riordino complessivo si potrebbero aprire sportelli per eliminare questa anomalia. In una tale ipotesi rientrerebbe anche la soluzione della BCC dei Due Mari e il rafforzamento delle piccole BCC che stanno lentamente scivolando in uno stato di crisi.

Bisogna sottolineare che sono in atto dei movimenti spontanei di aggregazione, poiché l'esigenza di un rafforzamento patrimoniale e gestionale è largamente avvertito nel sistema e trova un consenso alquanto vasto. Nè si può nascondere che via siano altrettanto forti resistenze per la paura di perdere l'autonomia e l'indipendenza della gestione, ma una energica politica di “moral suasion” da parte della Vigilanza potrebbe indurre a più miti consigli tutti gli interessati.

Un approccio complessivo al momento di crisi delle BCC avrebbe il vantaggio di una valutazione complessiva delle risorse necessarie per stabilizzare il sistema, poiché la frantumazione degli interventi ha fin qui provocato una fibrillazione continua, con l'incapacità di trovare un nuovo equilibrio e concentrare l'attenzione sulle esigenze dell'economia.

In provincia di Cosenza il perno del sistema è sicuramente la BCC Mediocrati che in poco tempo ha metabolizzato l'acquisizione della BCC della Sibaritide di Spezzano Albanese, riuscendo a mantenere in utile il proprio bilancio anche per il 2012 per circa un milione di euro, con una crescita anche del patrimonio di Vigilanza. Un risultato in calo rispetto agli precedenti, ma molto significativo se si considera, oltre che la congiuntura sfavorevole, il notevole sforzo di pulizia del portafoglio crediti cui la banca si è dovuta sottoporre per avere il consenso da parte della Vigilanza di procedere all'acquisizione della consorella in default.

In un comunicato stampa diffuso dalla stessa banca Nicola Paldino ha dichiarato: “La Banca ha metabolizzato gli effetti negativi derivanti dall’acquisizione di una BCC in default. Mentre all’inizio è stato esaltato il ruolo e lo spirito solidaristico che ci anima, in poco più di un anno è emersa in tutta evidenza la qualità della struttura interna del Credito Cooperativo Mediocrati, capace di rendere reale la mutualità di sistema senza concedere nulla che non fosse rigidamente sotto il controllo delle norme e degli standard seguiti dalla Banca”.

Il Mediocrati si è distinta in questi anni per la ricerca di soluzioni innovativa a favore delle imprese calabresi, come l'accesso ai fondi progress del FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti) che ha messo a disposizione delle imprese calabrese 4,5 milioni di euro, l'attuazione di programmi di microprestiti e l'inizio di un programma per l'internazionalizzazione delle imprese.

Insieme a ICCREA BancaImpresa, la banca corporate del Movimento del Credito Cooperativo, intende introdurre anche in Calabria strumenti quali attività di consulenza, leasing, assicurazione del rischio, finanziamenti assistiti da garanzia SACE, per accompagnare le imprese nei loro processi di sviluppo internazionale.

L’occasione sarà utile per aprire gli orizzonti alle opportunità da cogliere e per approfondire la conoscenza di strumenti tecnici come i crediti documentari, smobilizzo di lettere di credito, garanzie internazionali, costi di un progetto di internazionalizzazione,

“Come sempre pensiamo che i numeri debbano essere al servizio delle attività bancarie mutualistiche del nostro istituto – afferma Nicola Paldino nello stesso comunicato – perciò rendiconteremo le performance economiche con il bilancio civilistico e le azioni sociali mutualistiche con il bilancio sociale e di missione”.

Le altre due banche che appaiono le naturali candidate al ruolo di coagulo e di leadership dei rispettivi territori sono la BCC Centro Calabria per l'ex provincia di Catanzaro e la BCC di Cittanova per il territorio reggino. Entrambe hanno la capacità patrimoniale e il management tecnico in grado di governare il processo di riordino del sistema.

Ça va sans dire, che per poter attuare un piano del genere occorrerebbe una iniezione patrimoniale da parte del Fondo di Garanzia dell'ICCREA, ma sarebbe una operazione molto meno costoso della somma di tante piccole crisi presenti e future, e porterebbe a un rafforzamento complessivo del sistema del credito cooperativo in Calabria, che potrebbe avere un ruolo decisivo nel superamento di questa interminabile crisi.


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