OP

Mezzoeuro

Le borse festeggiano, la Calabria soffre

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 18 del 4/5/2013


Rende, 3/5/2013


Emergbria r al giorno in Cina ..."

Se ne accorgeranno mai le famiglie e le imprese? Stiamo parlando del taglio del tasso di rifinanziamento operato dalla Bce, ridotto allo 0,50% con una riduzione dello 0,25%. Uhau! Una pacchia, quasi conviene indebitarsi per qualche conveniente operazione di investimento. In tempo di crisi vi sono tanti buoni affari in giro. Basta avere la liquidità. Hic est busillis!

Nessuna famiglia e nessuna impresa ha mai visto tassi del genere, perché quello operato dalle banche nei loro confronti è uno scorticamento dal vivo, perché nessuno finora è riuscito a ottenere un tasso di interesse di quel genere. Si parla di venti volte tanto, a dir poco, e le cose non sono certo destinate migliorare.

La Bce è la banca delle banche e il suo compito non è certo quello dell’intermediazione finanziaria. Deve regolare la liquidità del sistema e si preoccupa di mantenerne il livello presso il sistema creditizio, che a sua volta deve destinarlo al mercato. Mitico il mercato, perché è tutto e il contrario di tutto. La Borsa di Tokyo e Forcella, il paradiso fiscale delle isole Cayman e Trastevere, i junk bonds della Lehman and Brothers (o i suoi fantasmi sopravvissuti al fallimento) e i Programmi di microcredito della Bcc Mediocrati. I primi si accorgono subito della manovra Bce e la speculazione galoppa. Ai secondi non gli basta il cannocchiale di Galilei per vederne gli effetti, perché è obsoleto. Nel frattempo sono costretti ad arrangiarsi con l’usura, che compare luccicante in ogni angolo di strada. Compro “oro, argento e mirra” si legge dappertutto. Un ritorno al mitico Klondike, dove si portano le fedi nuziali e il braccialetto della prima comunione per poter mettere a tavolo la minestra. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Un pater noster che non è più una preghiera, ma un grido di dolore reale, un’angustia che interesse un numero crescente di famiglie.

È facile ed inutile prendersela con Draghi. Maruzzu, da governatore-buon-paterfamiliasfa quel che può, che gli compete secondo i trattati, ma certamente è insufficiente rispetto ai drammatici problemi vissuti dall’economia reale. Il primo effetto sarà quello di alimentare la speculazione finanziaria, poiché i grandi operatori potranno disporre di maggiore liquidità a condizioni più favorevoli, come messo subito in rilievo dal tasso di cambio euro/dollaro che ha visto il dollaro perdere valore, e le imprese euro perdere competitività internazionale. Questo perché non vi è alcun meccanismo che indirizzi la riduzione del costo del denaro verso il sistema produttivo.

Quello che si percepisce dal basso è che tutti gli sforzi siano indirizzati a mantenere in vita un sistema piramidale, che garantisce immense ricchezze a pochi e incommensurabili povertà a tanti. Perché il dramma non è zero virgola venticinque per cento in più, ma la totale assenza di credito. La crisi ha drammaticamente inaridito le sorgenti finanziarie e il sistema è a secco. Si sente il bisogno di tanti micro interventi che ridiano fiato all’economia reale, che spingano le famiglie a spendere e le imprese a investire, a ricercare le opportunità produttive in grado di assicurare profitti ed occupazione.

Gli interventi della Bce non possono andare a vantaggio degli speculatori, ma devono essere indirizzati verso le aziende, solo così si producono effetti reali e non si alimenta la bolla finanziaria che ci ha portato fin qui.

Le banche devono diventare di dimensioni controllabili dal parte dell’Istituto di Vigilanza, inibite ad operare in borsa salvo per operazioni di finanziamento con emissioni azionarie e obbligazionarie e ritornare a dedicarsi alla intermediazione finanziaria. È necessario l’approvazione a livello europeo di un qualcosa di molto simile allo Sherman Antitrust act della fine dell’Ottocento e al Glass-Steagall act, approvato negli Stati Uniti negli anni trenta del secolo scorso per combattere la speculazione finanziaria, che è la vera causa della crisi oggi come allora. Non si può combattere il cancro con l’aspirina.

L’europeismo sbandierato nel discorso di insediamento da parte del neo eletto Presidente del Consiglio dovrebbe immediatamente tradursi nella richiesta di un governo europeo che riassuma il controllo dell’economia, togliendola dalla morsa della speculazione e il lancio di un nuovo Piano Marshall per l’Europa, da finanziare con megaemissioni di eurobond da parte del sistema bancario europeo. Viviamo un momento di grande trasformazioni in settori chiavi dell’economia: i trasporti, l’energia, la ricerca, l’equilibrio ecologico richiedono enormi investimenti che possono produrre ricadute positive in termini di occupazione, ma anche di profitto.

Sono stati gli enormi investimenti ferroviari e nelle infrastrutture come il canale di Suez ad aver provocato il boom economico degli inizi del Novecento. Sono stati gli investimenti nella ricostruzione postbellica ad aver innestato una crescita durata mezzo secolo. È assurdo considerare indebitamento uno operazione per finanziare gli investimenti necessari a liberare l’Europa dalla dipendenza del petrolio, o per il risanamento dell’Ilva di Taranto.

Per uscire dalla crisi bisogna avere il coraggio di trasformare il Mezzogiorno in un immenso cantiere per realizzare le trasformazioni necessarie a costruire un futuro per i propri figli, oggi costretti all’ennesimo esodo biblico. Il Mezzogiorno costituisce l’unica opportunità per uscire dalla crisi, perché qui vi sono le condizioni ambientali e personali per effettuare grandi operazioni di investimento.

Le manovre della Banca Europea non lasciano alcuna traccia nel Mezzogiorno. Intanto perché nel Mezzogiorno non esiste alcuna Borsa, ma soprattutto nessuna società quotata, per cui le operazioni finanziarie operano un costante drenaggio di liquidità. In secondo luogo non vi sono più banche o istituti finanziari meridionali per cui nessun soggetto meridionale ne può usufruire dei vantaggi connessi alla manovra.

Le sole banche aventi la testa nel Mezzogiorno sono le Bcc alle quali è, fortunatamente, inibito qualsiasi gioco di speculazione finanziaria dentro e fuori la borsa. Queste sono le sole realtà bancarie che meritano attenzione e vanno strenuamente difese contro il rischio di sparizione. Un rischio molto concreto, considerato che più di un terzo di quelle operanti in Calabria sono già state commissariate e altre rischiano la stessa fine, con una grave perdita di autonomia e capacità operativa che si ripercuota sull’intero sistema economico della regione.


Articolo in pdf


Inizio pagina


C O P Y R I G H T

You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the ©opyright rules included at my home page, citing the author's name and that the text is taken from the site www.oresteparise.it.

Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli secondo le @ondizioni elencate nella home page, citando il nome dell'autore e mettendo in evidenza che che il testo riprodotto è tratto da http://www.oresteparise.it/.