OP

Mezzoeuro

Un matrimonio d'interessi

di Oreste Parise

Mezzoeuro Anno XII num. 21 del 24/5/2013


Rende, 23/5/2013


BCC Mediocrati e Banca dello Jonio-Albidona verso la fusione

In una Calabria dove la politica ha perso la testa con la lap dance, c'è chi pensa a rafforzare il sistema delle banche locali con una sinergia operativa, unendo due banche per rilanciare la politica creditizia del territorio. Una scommessa che potrebbe aiutare a costruire un futuro diverso.

Chi ricorda più la Banca del Mezzogiorno? In fila per una raccomandata sono distratto da un libricino ingiallito da tempo, un volantino pubblicitario distribuito in milioni di copie (e io pago … diceva Totò), che magnifica tutte le mirabolanti imprese che possiamo inventarci con l'aiuto di questo fantasma.

“Diretto', ma c'è ancora questa banca?”

“Ma certo, basta andare in una agenzia principale, chiedere in giro e trovate senz'altro qualche impiegato che vi saprà dare maggiori informazioni. Non ricordate? È la banca del genio?”

Ma forse bisognerebbe dire la banca del buco, su cui la banda che ci siamo lasciati alle spalle aveva puntato per il nostro futuro. Con i soldi pubblici, ovviamente. E non sono rimaste rimaste neanche le ceneri, sparse al vento.

Ecco quello della Banca del Mezzogiorno è una delle tante brillanti idee che hanno reso il Mezzogiorno un deserto industriale, finanziario, bancario, assicurativo e così via. Tra poco con l'assurdità di fare pagare una patrimoniale persino sugli edifici dei paesi in via di spopolamento, verranno rasi al suolo. Almeno risparmieremo sulle indennità di sindaci e giunte.

Per un idea che ha lasciato solo cenere, finalmente una buona notizia in campo bancario. La BCC Mediocrati e la Banca dello Jonio-Albidona hanno deciso di sposarsi. Domani, domenica 26 maggio, il matrimonio verrà celebrato solennemente alla presenza dei 5.500 soci che costituiscono la base sociale del nuovo istituto. Non ci saranno proprio tutti alla grande kermesse, ma di sicuro vi sarà una folta rappresentanza che viene chiamata a decidere su una operazione che tenta di anticipare le soluzioni, evitando il trauma di un intervento esterno.

Evocare in questa sede lo spettro della Vigilanza è certamente fuori luogo, perché nel giorno delle nozze non si parla di disgrazie, perché porta iella. Non vi è in questo momento alcuna ombra sul futuro delle due banche, che nelle ultime visite dell'organo di controllo si sono dimostrate tetragone e pronte a sostenere l'urto della crisi, gli ultimi conati (si spera) di una congiuntura che sta debilitando l'intera economia calabrese.

L'idea della fusione non è nuova e in tutti questi anni è stata sperimentata numerose volte dalla BCC calabresi, tanto che gli stessi sposi attuali nascano da operazioni simili fatte nel passato. Di assolutamente nuovo c'è che questo avvenga in un momento di così grave difficoltà congiunturale, con una azione pro-attiva tendente a rafforzare le due banche prima che esse possano entrare in una soglia di attenzione. Un secondo motivo è quella di recuperare una capacità operativa con il rafforzamento patrimoniale, che per effetto del controllo prudenziale introdotto con il sistema Basilea, è essenziale per il rilancio del credito sul territorio.

Bisogna riconoscere il grande senso di responsabilità, e lo spirito di servizio che ha animato chi volontariamente ha deciso di diventare preda per realizzare un progetto più consono alle esigenze del territorio. Un riconoscimento dovuto all'Avv. Michele Aurelio, presidente della banca incorporata e della Federazione calabrese delle BCC, il quale rinuncia alla carica e sacrifica il nome della banca, ma ottiene in cambio la costituzione di un istituto che è maggiormente in grado di rispondere alle sollecitazioni del territorio e venire incontro alle esigenze di investimento dell'asfittico sistema produttivo.

Il punto di forza principale del nuovo istituto è costituito da un management che ha saputo collocarsi al di sopra della spinta localistica e muoversi in una logica di gestione caratterizzata da professionalità e competenza, sfuggendo ai richiami clientelari ed all'influenza perniciosa di una politica petulante che richiede un sacrificio di ragionevolezza in cambio di una sostegno confuso e velleitario. In campo bancario la classe politica calabrese ha mostrato un pauroso deficit di analisi e proposta. Senza una sana politica non si riescono a ottenere dei risultati significativi, ma il grido “sussurrato” dagli operatori del settore è che qualsiasi loro intervento si tradurrebbe in una forte spinta clientelare.

Il richiamo allo spirito cardoniano richiamato nel comunicato ufficiale con il quale si convoca l'Assemblea per l'approvazione del bilancio e della fusione tra i due istituti, è colloca nella linea di Papa Francesco, che è intervenuto autorevolmente sulla questione delle banche affermando che "... se calano gli investimenti nelle banche questo è considerata una tragedia, ma se la gente muore di fame non succede niente".

Nella semplicità del messaggio è implicita la condanna delle banche di affari dedite ad attività speculative, lontane dall'economia reale che sono le sole beneficiarie degli interventi della BCE o della Federal Reserve. La condanna del Papa è per una politica che si preoccupa di tutelare la speculazione e non trova soluzione per le piccole imprese che vengono condannate a morire per mancanza di un sostegno nel momento di una grave crisi di mercato.

Mantenendo inalterato il sistema con una legislazione unica tra gli istituti locali e i grandi chaebol finanziari che hanno una natura essenzialmente speculativa, la liquidità sarà destinata al sostegno della operazioni borsistiche che si alimentano delle crisi ricorrenti e programmate degli stati considerati più deboli.

La risposta a livello locale, pur se necessaria e lungimirante, non è da sola sufficiente ad arginare l'ondata speculativa di operatori che dispongono di risorse pressoché illimitate per i loro lucrosi affari speculativi. La separazione tra gli istituti finanziari e le banche commerciali che operano a sostegno dell'economia reale è una grande battaglia politica che meriterebbe di essere urgentemente inclusa nell'agenda politica del governo.

In questo momento vi è sul tappeto a Cosenza il problema della BCC dei Due Mari, che dopo l'inutile tentativo di tutoraggio tentato dalla Banca di Sesto San Giovanni che ha inghiottito un ricco boccone gentilmente offerto dal Fondo di Garanzia, rischia una fine ingloriosa, con morti e feriti lasciati sul terreno. Le prime vittime saranno ancora una volta i soci che vedranno evaporare il loro investimento senza neanche avere la possibilità di esprimersi, senza sottoporre loro la possibilità di un rilancio del loro investimento per salvare il loro ruolo, la funzione della banca e difendere un istituto che ha un impatto positivo sul territorio.

La fusione dei due istituti che verrà celebrata domani, offre l'opportunità di immaginare una soluzione anche per l'istituto in sofferenza, incorporandolo in questo nuovo contenitore. Una operazione che sarebbe possibile con un triplice intervento: una operazione di capitale con l'aumento delle quote di ciascun socio (della nuova Mediocrati e della BCC dei Due Mari) di mille euro per quota posseduta, la emissione di un prestito subordinato per un ammontare congruo (40-50 milioni di euro), un intervento del Fondo di Garanzia per raggiungere il target operativo determinato dalla Vigilanza.

Una operazione di questo genere otterrebbe un triplice risultato. In primo luogo si creerebbe un istituto locale che per dimensioni, capacità operative e disponibilità di un manager adeguato, potrebbe giocare un ruolo significativo sul territorio, di porsi come un serio interlocutore per il sistema produttivo che oggi come non mai ha bisogno di punti di riferimento per potersi rilanciare.

In secondo luogo si eviterebbero soluzioni pasticciate come quelle messe in atto per l'ex BCC di San Vincenzo La Costa finita nel calderone della Banca Sviluppo, una entità senza anima, senza omogeneità territoriale e coerenza gestionale, o la BCC di Cosenza maciullata per due hamburger.

In terzo luogo si darebbe un ruolo attivo al territorio, attraverso le migliaia di soci che hanno creduto nel “loro” istituto e vi hanno investito un capitale di speranze, prima che una quota dei propri sudati risparmi.

La semplicità è soltanto apparente perché vi sono molti ostacoli che rendono molto difficile la percorrenza di una strada del genere. Il primo ostacolo è la Banca d'Italia, che si troverebbe una soluzione mai tentata in precedenza in Calabria con l'incognita che qualche tassello del mosaico possa non trovare la giusta collocazione. In secondo luogo, non è scontata l'adesione massiccia dei soci chiamati a uno sforzo finanziario in un momento di grave difficoltà, in cui la maggioranza delle famiglie devono stringere la cinghia per arrivare a fine mese. L'assenza di un qualsiasi meccanismo che favorisca il trasferimento delle quote, le rende dei prestiti irredimibili, una sorta di investimento perpetuo senza possibilità di smobilitarlo in caso di necessità.

In terzo luogo bisognerebbe comunque attendere l'esito della “due diligence” per verificare la fattibilità tecnica della fusione, sottoporre ad una attenta analisi la composizione del portafoglio crediti per scongiurare che vi siano scheletri nei faldoni e quantificare l'entità dell'investimento necessario.

L'intervento dello stesso Fondo di Garanzia non può considerarsi scontato, poiché già ha manifestato in più occasioni lo sforzo che ha dovuto sostenere per le BCC calabresi. Anche se bisogna ricordare sempre che quando poi è intervenuta nel Nord, è bastato un sol intervento per superare la somma di quelli operati nella regione.


ASSEMBLEA 2013 DELLA BCC MEDIOCRATI

I soci della BCC Mediocrati si riuniranno domenica 26 maggio 2013 presso il Centro Malizia Distribuzione - Contrada Pantoni (svincolo A3) - Montalto Uffugo, per svolgere l’Assemblea ordinaria e straordinaria dell’Istituto.

I lavori saranno aperti dal presidente del CdA, Nicola Paldino, alle ore 9,00 in seduta ordinaria per poi proseguire con la seduta straordinaria.

All’ordine del giorno, oltre all’approvazione del bilancio 2012 con gli adempimenti connessi, è prevista la fusione per incorporazione della BCC Banca dello Jonio-Albidona-Credito Cooperativo.

Il progetto, già approvato dai CdA delle due banche, risponde ad esigenze di programmazione di sistema in un ambito operativo sempre più complesso.

“Le Banche di Credito Cooperativo - dice il presidente della BCC Mediocrati, Nicola Paldino - pur proseguendo nella loro missione di servizio ai territori di propria competenza sono chiamate a rispondere alle normative comunitarie come tutti gli altri istituti. Attualmente, nonostante il lavoro di Federcasse e dell’EACB (European Association of Co-operative Banks), la grande maggioranza della legislazione in discussione in sede UE è orientata ad accomunare le piccole banche locali ai giganti di dimensioni ultranazionali. In quest’ottica di pianificazione strategica, dunque, il piano di fusione sarà sottoposto all’approvazione dei soci nel corso dell’Assemblea straordinaria”.

Il progetto prevede che la nuova banca mantenga il nome di “Credito Cooperativo Mediocrati”, con sede in Via Alfieri a Rende, aggregando all’attuale zona di competenza tutta la fascia dell’Alto Jonio cosentino, fino a sconfinare nel comune di Nova Siri (provincia di Matera) dove è ubicato uno dei quattro sportelli della BCC Banca dello Jonio.

Il nuovo istituto potrà contare su 21 filiali e una base sociale costituita da oltre 5.500 soci, il cui apporto cooperativo – in pieno stile decardoniano - costituirà la necessaria forza per affrontare la complessità odierna, garantendo, allo stesso tempo, la libera capacità di presidio a vantaggio delle nostre comunità.

In occasione dell’Assemblea, sarà presentato ai soci il Bilancio Sociale e di Missione, che la BCC Mediocrati redige dal 2002. Il valore aggiunto prodotto nel territorio durante il 2012, compreso un utile di € 1.001.968,00, è stato di € 13.337.361,50.

Rende, 20 maggio 2013


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