Ora la difesa del suolo appartiene ai comuni

di Giovanni Perri, Presidente Federazione Ordini Agronomi e Forestale della Calabria (Mezzoeuro n. 13 del 2 Aprile 2005)

L'attività agro-forestale, accanto alla funzione produttiva fondamentale, ne svolge numerose altre ad essa strettamente collegata o connessa e previene gli smottamenti, le frane ed in genere del trasporto del materiale terroso da monte verso valle. 

Le principali attività agroforestali riguardano anche la protezione del territorio con particolare riferimento agli insediamenti della popolazione nell'eventualità di eventi alluvionali ed il rischio non infrequente di frane in caso di eccessiva piovosità.

 L'azione dell'uomo è importante per la protezione delle zone territorialmente fragili ubicate in collina e montagna, come pure la pulizia preventiva degli alvei dei corsi d'acqua; il monitoraggio delle aree boscate e del sottobosco per evitare gli incendi che ogni anno flagellano l'Italia, la manutenzione delle opere strutturali ed infrastrutturali, dei muri di sostegno, soprattutto quelli a secco ed in genere il territorio agro-forestale. 

Le zone fragili e molto sensibili agli eventi atmosferici come quelle di Cerzeto, necessitano di monitoraggio continuo del territorio con una attenta politica di pianificazione urbanistica e di uso del suolo, finalizzata a non trascurare gli interventi sistematori quali la pulizia preventiva dei corsi d 'acqua, il sottobosco, le strade minori, le piste carrabili e forestali, la pulizia dei muri di sostegno, soprattutto quelli a secco e nelle aree instabili e ad elevato rischio idrogeologico.

Sono interventi che debbono essere attuati in sinergia con gli interventi di compatibilità ambientale e con la legge urbanistica regionale numero 19/02, meglio conosciuta come "governo ed uso del territorio", che affida un ruolo importante ai Comuni per quanto attiene il compito di individuare e programmare; gli interventi di utilizzo, difesa del suolo ed assetto del territorio. 

Nella elaborazione dei nuovi strumenti urbanistici e più specificatamente dei Piani strutturali comunali, infatti, dovranno essere indicati gli obiettivi strategici e la realizzazione degli interventi di qualità sul territorio, mediante l'attivazione di politiche di sviluppo sostenibile ed il rispetto rigoroso delle norme urbanistiche di utilizzo del suolo mirate alla valorizzazione delle risorse naturalistiche ed ambientali, con particolare riferimento alla bio-diversità, alla flora, alla fauna ed allo spazio rurale. 

In tale contesto molto interessanti sono gli aspetti attinenti la programmazione degli interventi sull'impatto del territorio, soprattutto per quello agro-forestale e la relazione agro-pedologica ed all'uso del suolo, unitamente agli interventi ambientali e di valorizzazione riguardanti il restauro degli edifici rurali storici sorti nel secolo scorso ed antecedenti al 1942. 

Si deve dunque operare anche in sinergia con quanto prevede la legge in materia di autorizzazioni ambientali ed i piani paesaggistici. Il codice dei beni culturali e ambientali, infatti, reca nuove disposizioni per definire gli ambiti operativi per definire gli assetti della pianificazione regionale, provinciale e comunale.

Le nuove norme e disposizioni di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale, che prevedono sinergie operative tra i piani regolatori ed i piani paesaggistici, sono contenute nel decreto legislativo 42/2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 45 del 24.02.2004.

I principali obiettivi del nuovo codice riguardano la individuazione delle linee fondamentali dell'assetto del territorio per la tutela del paesaggio ai fini programmatori generali e la necessità di raccordo tra gli strumenti urbanistici comunali e piani paesaggistici, pena la decadenza di eventuali pareri autorizzativi in contrasto con essi.

In tale contesto, le funzioni di tutela saranno esercitate in linea generale dal Ministero dei Beni Culturali ed ambientali, mentre le Regioni, le Province ed i Comuni attueranno particolari forme di collaborazione e cooperazione per quanto riguarda la tutela del paesaggio, con finalità di indirizzo pianificatorio.

Il codice dei beni culturali ed ambientali prevede, infatti, per la realizzazione di interventi edilizi in zona protetta, l'autorizzazione della soprintendenza ed il conseguimento del titolo edilizio, pena l'annullamento della precedente autorizzazione e la demolizione dell'opera realizzata in difformità del piano paesaggistico.

In conclusione si può affermare che per la realizzazione di qualsiasi intervento in zona sottoposta a tutela per la difesa del suolo ed assetto del territorio, per la valorizzazione del paesaggio e dell'ambientale, si dovrà operare con una visione generale per l'utilizzo razionale di tutte le risorse territoriali per favorire davvero la crescita, l'economia e lo sviluppo programmato del territorio nella sua globalità, diversamente i movimenti franosi di Cavallerizzo di Cerzeto di qualche settimana fa che hanno cancellato, in poche ore, anni di duro e paziente lavoro, di sacrifici sopportati dalle circa cento famiglie che vi abitavano e che sono state costrette ad abbandonare tutto per trovare alloggio altrove, potranno ancora ripetersi ed a danno delle popolazioni. 

Nel casi come quello di Cerzeto vanno eliminate le cause che hanno innescato e favorito il movimento franoso e sconvolto gli equilibri idrogeologici ed ambientali del territorio, per cui occorre intervenire prontamente con imponenti interventi sistematori idraulico-agrario ed idraulico-forestale per attenuare e ridurre i fenomeni erosivi superficiali al fine di evitare ulteriori fenomeni di sprofondamento dei terreni e lo slittamento sugli strati sottostanti, essenzialmente costituiti da materiale argilloso impregnato di acqua. 

Nel passato, infatti, sono mancati interventi di natura agronomica per quanto attiene la copertura vegetazionale e la sistemazione agraria ed idraulica delle pendici collinari, che di certo avrebbero limitato i danni causati dall'erosione e prevenuto la catastrofe ed il dissesto idrogeologico che ha sconvolto l'area di Cavallerizzo e dintorni, fino ad interessare anche aree limitrofe ai Comuni di San Martino di Finita e Mongrassano.

Cosa fare? Occorre in primis programmare interventi di bonifica e di risanamento ambientale per prevenire altre calamità, con una visione improntata all'ordinarietà e non più assillati dalle emergenze che portano spesso solo a soluzioni improvvisate di corto respiro.

La gestione del territorio va attuata dando priorità assoluta alla sistemazione dei terreni ed alla regimazione delle acque piovane ed irrigatorie, per una razionale conservazione del suolo, soprattutto nelle zone collinari e montane molto sensibili e fragili all'aggressività climatica come Cerzeto. È essenziale prevedere la copertura del manto vegetazionale, anche con prati e pascoli permanenti, essenze arbustive tipiche della macchia mediterranea ed altre specie erbacee ed arboree che si sono da tempo insediate sul territorio.

Negli ultimi anni la evoluzione tecnica rapida e senza controllo, unita ai mutamenti economici e sociali ed al massiccio intervento pubblico hanno finito con lo stravolgere le modalità di utilizzo del territorio, spesso trascurando le buone regole agronomiche di massima sicurezza per quanto attiene la conservazione del suolo. 

Il Piano per l' assetto idrogeologico della Regione Calabria si proponeva e si propone tutt'ora l'obiettivo di superare le emergenze attraverso la prevenzione di frane, alluvioni ed erosioni costiere e l'utilizzo programmato del territorio.

Gli agronomi e forestali della Calabria hanno dato un forte contributo per affrontare e risolvere il problema della erosione dei suoli e della prevenzione delle franosità superficiali studiando e valutando le caratteristiche del suoli, quali la tessitura, la struttura, la permeabilità, la percentuale di sostanza organica ed infine l'aggressività climatica. 

Gli agronomi sono convinti che le pratiche agricole razionali riducono notevolmente l'erosione ed impediscono in maniera naturale ed efficace il dissesto e l'impoverimento dei territori. 

Per frenare ed invertire questa tendenza, l'Unione Europea ha predisposto specifici regolamenti, come il set-side, tesi a favorire la riforestazione e la politica delle aree protette con l'obiettivo di aumentare la copertura del manto vegetale a beneficio della salvaguardia e della sicurezza fisica ed ambientale del territorio. 

Tutto ciò con la finalità di incoraggiare gli operatori agricoli e forestali a muoversi sotto l'ottica della politica della qualità ambientale con interventi mirati e razionali, in particolare nelle aree a forte pendenza per ridurre i fenomeni erosivi e di franosità delle pendici terrose, soprattutto nei periodi a maggiore intensità piovosa, come i mesi di gennaio e di febbraio di quest'anno. 

Il manto vegetale delle superfici boscate, prative e pascolati ne riduce notevolmente le portate e la velocità dei deflussi idrici superficiali, svolgendo un'azione di forte contrasto rispetto alla erosione dei suoli, soprattutto in quelli sciolti, sabbiosi e carenti di copertura vegetale soggetti a movimenti franosi di una certa intensità e gravità.

Inoltre il fogliame e la biomassa depositati al suolo contribuiscono a rallentare la velocità di caduta delle gocce di acqua e quindi il trasporto di materiale terroso da monte verso valle. 

Altro fattore di freno all'azione di trasporto delle acque piovane viene svolto dalla lettiera costituita dai residui della vegetazione accumulata sul suolo negli anni precedenti. Positiva è l'azione svolta dalle radici delle piante; importante la correlazione fra ruscellamento, trasporto solido e precipitazioni piovose. 

Le tragedie di Cerzeto, di Crotone nel 1996 e di Soverato nel 2002 dimostrano ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, che servono validi progetti per la prevenzione delle frane e l'erosione dei suoli, con l'impiego innovativo di tecnologie di consolidamento delle pendici collinari e montane, di consolidamento e protezione delle opere infrastrutturali e dei centri abitati, unitamente ad altri interventi per il risanamento dei siti inquinati e della fitodepurazione per il recupero ambientale e la rinaturalizzazione dei luoghi. 

Non è superfluo ribadire che ormai sia giunto il tempo di prevedere ed attuare interventi prioritari in grado di prevenire le frane e l'erosione dei suoli, ricorrendo rigorosamente all'impiego di tutte quelle esperienze professionali che vanno dalla botanica all'agronomia, dalla geologia all'ingegneria, per programmare e realizzare una serie di interventi sul territorio, dando assoluta priorità alla sistemazione dei terreni ed alla regimazione delle acque superficiali e meteoriche, per procedere successivamente alla progettazione integrata o interdisciplinare secondo le ben note e rigide regole della conservazione del suolo e dell'assetto del territorio.


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