La frana di Dipignano

La causa? L'acqua non canalizzata

di Beniamino Falvo, (Mezzoeuro n. 13 del 2 Aprile 2005)

Le recenti e frequenti piogge hanno provocato una serie di smottamenti, frane e crolli soprattutto in alcune zone della provincia di Cosenza. Su tutti il centro abitato di Cavallerizzo ma anche Acri, Altomonte e Dipignano. Con il geologo Beniamino Falvo, che questa zona la conosce molto bene, affrontiamo l'emergenza di quest'ultima area che, stranamente, non è stata trattata a dovere. Eppure il crollo di un costone di roccia in località Santa Maria ha causato la chiusura al traffico della strada provinciale Dipignano-Paterno ed il parziale crollo di un'abitazione fortunatamente disabitata. 

Qual'è la situazione dal punto di vista geologico? 

Sono zone che abitualmente frequento e quindi di mia conoscenza. L'area trovasi immediatamente a monte della strada provinciale Dipignano-Paterno ed è costituita da un ammasso roccioso di tipo granitico ricoperto da una coltre di alterazione. Nel complesso ha buone caratteristiche di stabilità.

Come è possibile allora che si sia verificato un intenso movimento franoso? 

Sull'area era presente un vecchio insediamento edilizio costituito da abitazioni rurali risalenti all'ottocento. Non si sono verificate nel corso di oltre due secoli cedimenti nelle strutture e dissesti nel terreno. Pochi anni fa un intervento di ristrutturazione edilizia, condotto con molta accuratezza, ha in parte inglobato le vecchie strutture nella nuova costruzione e altre sono state abbattute per creare nuovi spazi ad una solo unità abitativa. Tutto ciò si può verificare attraverso il progetto di ristrutturazione approvato dalla commissione Edilizia comunale nel 1998 a firma di Walter Gaudio e con il supporto dello studio geologico della dottoressa Raffaella Girali. 

L'area, quindi, dai tecnici incaricati del progetto, è stata considerata valida per la costruzione? 

Si, in quanto nella relazione geologica si afferma che nell'area non sono presenti fattori di rischio geologico. 

È stato allora sufficiente un periodo piovoso come quello attuale per innescare il fenomeno franoso? 

No, in quanto tale periodo piovoso rappresenta, una condizione normale. Un movimento franoso, così rapido, generalmente non si innesca per motivi naturali (eccetto che per fenomeni sismici) ma per cause antropiche. Nel caso specifico il motivo responsabile del dissesto è da ricercare nel disordine della circolazione idrica tanto è vero che il dissesto non si è verificato lungo la linea dello sviluppo del versante, cioè verso Est, ma lateralmente, verso Sud. Le cause del disordine idrico sono in gran parte da addebitare al cattivo funzionamento dell'acquedotto comunale con fuoriuscita di acqua attraverso un pozzetto della rete idrica posto proprio attiguo alla costruzione. L'acqua in pressione ha determinato, nel tempo, una plasticizzazione delle terre con dilavamento del materiale, svuotamento della zona ove era ubicata la costruzione, cedimento della stessa con abbassamento. della struttura di alcuni metri rispetto al piano campagna e successiva spinta dei terreni a valle con ribaltamento dei muri di sostegno della strada provinciale. A conferma di quanto detto i proprietari del fabbricato dissestato hanno, nel passato, più volte denunciato tale situazione anche in termini legali. L'Italgas, che gestisce il servizio acquedottistico per conto del comune, è stato costretto ad effettuare, in favore dei proprietari, un risarcimento per i danni provocati. Ad aggravare la situazione si è notato anche una canalizzazione delle acque che provengono dalla montagna, che alla fine, attraverso una conduttura cementizia aperta, si versano liberamente nel terreno privato.

Quali i rimedi? 

Ripristino dell'equilibrio geomorfologico con terrazzamento dei terreni, muri di contenimento lungo la strada provinciale, canalizzazione di tutte le acque. Tali opere non devono però rimanere isolate, ma richiedono un'attenta manutenzione onde evitare il verificarsi di altre precarie situazioni che poi fa comodo addebitare ai fenomeni naturali. 

R.S.


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