None Mezzoeuro numero 48 del 29/11/2003

Cos'è un bait?

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di Oreste Parise

(Pubblicato su Mezzoeuro Anno I num 16 del 22/06/2002)

Rende, 20 giugno 2002

Che cosa è un "bait"? È una truffa che di solito si organizza con una società commerciale creata ad hoc utilizzata per acquistare merce che non verrà mai pagata e rivenderla a prezzi stracciati. Quando tutto è finito, la società viene posta in liquidazione, lasciando dietro di sé una scia di assegni ed altri titoli protestati, per non parlare delle ricevute bancarie o delle fatture da saldare. I creditori si ritrovano con un pugno di mosche, poiché società e soci non hanno ovviamente alcun patrimonio.

Il termine deriva dall'inglese "bite", morso. A partire dal 1600 si è utilizzato nel senso del morso del pesce che attratto dall'esca resta infilzato all'amo ed in senso figurato, assume quindi il significato di truffa commerciale. 

Chissà come e perché il termine, desueto nei Paesi anglosassoni in questa accezione, è entrato nell'uso comune della criminalità economica in Calabria. Dovrò chiedere al mio dotto amico prof. John Trumper di scrivere un saggio storico linguistico per ricostruirne il percorso fino a noi. 

È certo tuttavia che il fenomeno si è ben radicato nella nostra regione ed assume il ruolo di un vero e proprio sport per una classe di pseudo-imprenditori e commercianti che ne hanno seriamente compromesso l'immagine nel resto d'Italia.

Se si va alla pagina www.kwaziende.kataweb.it si trova una ricerca di Michele Coccoli dello studio Dun & Bradstreet: "One Europe: scenari economici ed abitudini di pagamento", che ha il patrocinio scientifico della Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi e della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e la partecipazione dell'Associazione italiana per il factoring e l'Associazione credit managers Italia. In breve si tratta di un piccolo ma documentato saggio sul credito commerciale, quello che le aziende fornitrici concedono direttamente alle acquirenti, e sui tentativi di uniformare i sistemi di pagamento ed i comportamenti commerciali in tutta Europa.

Non è solo l'adozione di una moneta unica a creare unico mercato europeo, ma questo ha inevitabilmente accelerato il processo di convergenza della regolamentazione di mercato in tutti i Paesi dell'unione monetaria. Ma non basteranno le grida di manzoniana memoria né la paura delle sanzioni, poiché saranno i concreti comportamenti degli operatori a fare la differenza. La tendenza è quella di una depenalizzazione dei reati economici: non è più reato l'emissione di assegni a vuoto, il diritto penale societario è stato ampiamente mitigato e gli strumenti moderni di pagamento sono snelli e privi di sanzioni. La conseguenza è "semplicemente" quella dell'espulsione dalla società civile, dal rifiuto a contrattare con i soggetti poco raccomandabili. Le banche dati sempre più diffuse e capillari danno informazioni su qualsiasi aspetto della vita personale e commerciale di ognuno di noi, descrivono con grande precisioni abitudini e comportamenti.

Lo spauracchio del protesto ha perso mordente ed efficacia. Si legge nel saggio citato che: "La conoscenza del numero e dell'ammontare dei protesti in Italia riveste un'importanza sempre più ridotta nella determinazione dell'affidabilità di un'azienda". Dal 1992 il numero dei protesti si è più che dimezzato, soprattutto al Nord e sta diventando un fenomeno residuale.

È importante sottolineare che una tendenza del sistema economico è la riduzione del ruolo delle banche nel finanziamento delle aziende, la cosiddetta "debancarizzazione" e l'importanza sempre maggiore che assumono il finanziamento diretto con il credito commerciale. Lasciamo da parte la Borsa, perché interessa le grandi imprese e che nel Sud assume il ruolo di prenditore di fondi, ma alcuna azienda riesce a trovare finanziamenti attraverso di essa.

Il finanziamento diretto sta assumendo un'importanza sempre maggiore, con un costante incremento nel corso degli ultimi anni e ormai questo costituisce un fattore determinante di crescita per le aziende. Per il Meridione questo è un fattore critico, poiché le loro forniture dipendono per la maggior parte da aziende settentrionali, che si pongono non solo come fornitrici ma anche come giudici, spesso severi anche in maniera eccessiva. 

Il credito commerciale è soggetto ad un circolo vizioso: le condizioni contrattuali e le dilazioni concesse dipendono dal profilo di rischiosità dell'azienda, che a sua volta viene valutata sulla base delle condizioni pattuite e delle dilazioni accordate. Se sei una buona aziende ti accordo condizioni di favore, ma solo se hai condizioni di favore da parte degli altri fornitori sei una buona azienda.

È molto importante, di conseguenza, osservare il concreto comportamento degli operatori nel rispetto dei termini pattuiti. 

Analizzando le varie aree, si trova che i termini di pagamento sono molto lunghi, con una significativa presenza di pagamenti a 60 e 90 giorni, mentre nell'Italia meridionale ed insulare, non si superano i 30 giorni ed è molto diffuso il pagamento in contanti. "La più probabile causa di questa situazione è la difficoltà di ricevere credito commerciale da parte delle aziende di queste zone". Non vi è bisogno di alcun commento, salvo mettere in evidenza che questo è il risultato di una sistematica disattenzione nel rispetto dei termini pattuiti: "bite" e ritardi nei pagamenti sono talmente diffusi da aver marchiato il nome meridionale. 

Nella società delle immagini e dell'apparenza, questo è un peccato che non viene perdonato e dalle conseguenze incalcolabili. La scelta di Timisoara per il Triveneto per "delocalizzare" le aziende non è determinata solo dalla comparazione dei costi, ma dalla scarsa affidabilità commerciale dell'intero sistema economico meridionale. 

Gli anziani amavano ricordare che nella nostra realtà rurale, i contratti si concludevano oralmente e venivano sanciti con una stretta di mano. Questo era certo l'effetto dell'analfabetismo generalizzato che non consentiva l'uso di documenti scritti, ma aveva determinato una centralità all'impegno ed al rispetto dei termini pattuiti.

Di questa tradizione non resta molto, quasi il 60% dei pagamenti avvengono in Calabria in ritardo, contro una percentuale di circa il 30% nel Nord-Ovest e del 25% nel Nord-Est. Il divario tra le due Italia non potrebbe essere più netto. 

L'impossibilità di far ricorso al credito commerciale per le imprese meridionali costituisce un handicap molto maggiore del credito bancario, che benché a condizioni più onerose, continua ad essere erogato. Il rimedio sarebbe talmente semplice da risultare praticamente irrealizzabile: una crescita generalizzata della moralità commerciale, che migliora non solo la qualità della nostra vita, ma potrebbe dare un grande respiro alle imprese.

Nel resto d'Italia si nota un netto miglioramento della correttezza di comportamento con un sensibile aumento della percentuale di pagamenti regolari, associazioni di categoria e Camere di Commercio dovrebbero impegnarsi in una campagna di sensibilizzazione per le proprie associate.

Credo sia opportuno un "behaviour warning". Si è fatto cenno alla nuova disciplina degli assegni che prevede l'iscrizione dei protesti in un archivio che costituisce una sorte di "morte civile bancaria", poiché implica la chiusura di tutti i rapporti bancari nella penisola. Attenzione, gli assegni che arrivano fuori termine per il protesto e non vengono pagati per mancanza di disponibilità sono comunque considerati impagati e provocano l'iscrizione nell'archivio. Insomma, si evita il protesto che conta poco, ma si viene in ogni caso espulsi dal sistema bancario.


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