INDICE

CANTO PRIMO

Care memorie! Oh! quanto al cor si desta
Viva l’idea de’ miei perduti giorni! ...
Logro dagli anni, ed altro ed altro or fatto
Da quel che io m’era, al fin ritorno. Al seno
L’alito della vita mi ritenne
Una sola speranza, un sol desio,
Il figlio ... Ah! s’Ei pur vive, queste luci
Straniere al pianto per molti anni e molti
Di miseria d'affanni e di torture,
Gustaranno sul fin quanto sia dolce
Lagrimar per contento. Ecco lontano
Io raffiguro il mio podèr, la torre
I colli verdeggianti aprichi, a cui
Nel piè lambendo dolcemente il lembo
Con varî freschi e tortuosi rivi
A soave susurro lentamente
Il ruscello si aggira, e poi trappassa
Mormorante a portar le gelid’onde
All’Esare copioso. Molte notti
E giorni perigliosi ho sperso in fratte
Agguatato attendendo, o seguitando
A tratto a tratto fra cespugli e vepri,
Con cani ansanti, o lepre, o volpe, o cervo
O tra i rottami di scheggiate rupi,
E crepacci di pietre e grandi frane,
Qui gl’istrici feroci dalle acute
Volanti piume; qui al Farneto, al vasto
Nido dell’assasin, non che del fiero
Vorace ingordo lupo ... Oh! Quel gigante
Rovere, che levava di prospetto
Alle Pianette la chiomata cresta
Amplo fronzuta, a mille greggi ombrella
Opportuna all’orezzo del meriggio
Ei più non è. Chi sa quante già pregne
Di foco, successive, vorticose
Tempeste fulminaro il largo fronte
Dell’alto, grosso, e forte stelo: roso
Il consumaro al fin, da più non dirsi
Qui fur le sue radici: Ma per tutto
Le varietà, la mutazion ch’è impressa,
Supera forse il pensar nostro! negre
Cagioni a lutto, e pianto sempiterno!
Il Faggio del bersaglio anche io riveggio
Dal grosso, largo, bianco e frollo tronco
Quà e là rotto da palle. Il sasso immane
Supposto a’ salti di precoce ardita
Irrequieta giuventude. Oh! quali
Rimembra amici, e cari, e fidi. E forse
Or freddo loto, o cener muto, il crudo
Estremo arcan varcaro della Tomba.
Ecco il laghetto, ove guizzanti come
Giovani pesci, degli estivi giorni
Illudevam la intolleranda, ardente
Canicola, che tutte ne infocava
Le membra accese omai di giovanile
Foco di amore, o di entusiasmo forte
Di Patria libertade; ne scioglieva
Il tepido sudor, cui nulla cura
L’esercizio ginnastico assegnava.
Il piano veggo all’arenoso margo
Del fiume, ove movendo in belle righe
Emule fitte, i nerboruti e snelli
Volanti piedi, rapidi, agognando
Ansanti, disiosi, colle mani
Innanti sporte, chi primier potesse
Toccar l’antenna affissa al suolo: carca
Di premio, e meta al corso. E appresso braccia
Lottanti, forti, ripetean le scen
D’Alcide e Anteo, o le gustate in prischi
Felici tempi alle pianure amene
Dell’Olimpia, o Mitilene, o della ricca
Augusta Roma, altrice di guerrieri
In sua superbia anch’Ella imitatrice
Del magico poter che domo fea
Il bollente desio dell’inquieta
Gioventù. Sacro ora é al aratro, e tutto
Squarciato, e fesso in mille solchi; e zolle
Migliaja, e mille, in cui stoppie aduste
Delle fave ricolte e del divelto
Inubertoso lino, han fatto negre
Le prominenze lievi: e più non evvi
Lo smalto che de’ fior la varia e vaga
Famiglia (che dal suol non molto leva
Corimbo e stelo) di color che inebbria
Il cor, la mente, il verde ne gremia.
Tutto é deserto e muto! ... Eppure ispira
Per sola ricordanza un tal nel petto
Lieto diffuso amabile contento
Che il cor ne ammalia, e lo costringe a trarre
Melaconici affabili sospiri
Come all’egro cui lungo periglioso
Malor, serpendo nervi, fibbre ed ossa
Con venefico umor, corrose, scarne
Lasciandogli le membra, e d’ogni forza
D’ogni poter emunte, grato, accetto
Anelato ritorna il primo raggio
Di sanità l’ore primiere. Tale
Or io mi sento alle contrade indigene
Appressato con vita, benché fiacca
E corrosa dagli anni! ... Cosa mai
Avverto ignota all’anima? ... Par venga
A ferirmi l’orecchio un suon gradito
Da quella rupe, ov’io cantava un giorno
D’amor, di sdegno, o indifferenti lai
All’aere commendava, sol contento
Che l’eco lunge lunge ripeteva
L’estremo accento di mia voce. Grato
Oh! come questo canto si diffonde!
Come penetra caro in questo orecchio
Della natia canzon l’armonioso
Accento prolungato! Oh! troppo ha possa
Maliante per me. L’udiam; se in seno
E al mondo bella come pria la vita.


Continua - Kënga e parë

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